CASERMA MAMELI - MILANO
l 3° Reggimento bersaglieri è un'unità dell' Esercito italiano di stanza a Teulada.
È l'Unità delle Forze Armate più decorata d'Italia e il reggimento bersaglieri più decorato per "qualità"].
Il suo motto è «Maiora viribus audere» (Osare più delle proprie forze).
Descrizione generale | |
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Attiva |
31 dicembre 1861 - 1943 1946 - 1975 1991 - oggi |
Nazione |
Regno d'Italia Italia |
Servizio |
Regio Esercito Esercito Italiano |
Tipo | Bersaglieri |
Ruolo | fanteria meccanizzata |
Dimensione | reggimento |
Motto |
Maiora viribus audere
"osare più delle proprie forze" |
Colori | cremisi |
L'unità il 1º gennaio 1871 assume anche fisionomia operativa ed è formata dai battaglioni XVIII, XX, XXV e XXXVIII e dal 1º ottobre 1910 dispone anche del III battaglione ciclisti, nelle cui file prestò servizio il bersagliere romano Enrico Toti.
Nel luglio 1924 tutto il reggimento viene trasformato in unità ciclisti rimanendo tale sino al 1936.
L'ordinamento del 1926 ne prevedeva la formazione su comando, XVIII e XX battaglione ai quali nel 1935 si è unito anche il XXV.
Il 23 marzo 1935 è mobilitato per partecipare alle operazioni in Africa Orientale, in quella che passerà alla storia come guerra d'Etiopia, a tal scopo viene riformato su 4 battaglioni tutti appiedati: il XVIII, XX, XXV e il LXXXIII complementi.
Il 3º giunge in Africa nel maggio 1935 e viene incorporato nella divisione Sabaudia.
I bersaglieri parteciparono all'avanzata prendendo parte a entrambe le battaglie di Tembien.
La prima battaglia del Tembien venne combattuta tra il 21 e il 24 gennaio 1936 e vede impegnate le truppe del generale Badoglio che difendono il fianco dello schieramento italiano e sconfiggono due armate abissine guidate dai ras Cassa e Sejum. La seconda battaglia del Tembien viene combattuta tra il 27 e il 29 febbraio 1936 in cui i resti delle due armate abissine sono completamente distrutte dagli italiani che riconquistano la vetta dell'Amba Alagi.
Al passo di Falagà il reggimento viene riordinato diventando il 3º Reggimento Leggero per andare a far parte della colonna Starace che avrebbe marciato su Gondar.
Nel 1939, il XX battaglione partecipa allo sbarco in Albania dove rimase per tre mesi.
Nel maggio 1942, il reggimento, con gli altri reparti della 3ª Divisione Celere, peetra profondamente nello schieramento avversario occupando il 19 luglio Millerovo, centro del bacino minerario di Bocovo Antrazit e raggiungendo il 29 luglio, dopo una marcia di oltre 450 chilometri, la riva destra del Don, nell'ansa di Serafimovič, con l'obiettivo di recidere una consistente testa di ponte russa.
Il 30 luglio, il XX Bettaglione occupa Serafimovic, dopo un attacco notturno a sorpresa, mentre il XVIII Battaglione occupa Belajewski e il XXV Battaglione occupa Bobrowski.[5] Nel corso dei combattimento il Comandante del Reggimento, colonnello Aminto Caretto, cadde colpito a morte e venne decorato di Medaglia d'Oro al Valor Militare.[4]
Il 30 agosto malgrando fosse ridotto a un quarto degli effettivi il reggimento, coperto dal fuoco degli artiglieri del 120º Reggimento artiglieria difese le posizioni di Jagodnij arginando e respingendo l'offensiva russa.[5]
Dopo essere stato schierato il 17 novembre sul Don, nella zona di Meskow, il 19 dicembre, il reggimento affronta la sua ultima battaglia e ridotto all'osso, riesce a sfondare lasciando sul terreno centinaia di bersaglieri caduti, per affrontare la strada del ripiegamento di fronte a una schiacciante superiorità avversaria.
Rientrato in Italia dal fronte russo verso la fine di marzo del 1943 il reggimento viene dislocato per riordinarsi in Emilia dove verrà sciolto a seguito della proclamazione dell'armistizio dell'8 settembre.
A seguito delle vicende che seguirono l'armistizio e allo scioglimento del reggimento, elementi dei vari battaglioni bersaglieri parteciparono alla guerra di liberazione a fianco degli Alleati, combattendo a Montelungo e Monte Marrone.
Con i resti di questi reparti, il 1º ottobre 1944, viene costituito il Battaglione “Goito” che inquadrato prima nel Corpo Italiano di Liberazione e poi nel Gruppo di Combattimento "Legnano" si distinse sul fronte di Bologna e a Poggio Scanno.
Altri volontari al comando del tenente colonnello Alfredo Tarsia ricostituirono il 3º Reggimento all'interno delle forze armate della RSI.
Le Compagnie Bersaglieri erano armate con fucile Carcano Mod. 91 e ogni Squadra Bersaglieri aveva 1 fucile mitragliatore Breda Mod. 30 calibro 6,5 mm.
Il 1º ottobre 1955 il Reggimento viene trasferito a Novara presso la Caserma Passalacqua.
Nel 1963 il XVIII Battaglione rientrò a Milano nella Caserma Mameli e quando nello stesso anno, secondo quanto previsto dalle normative NATO, la Divisione venne articolata sulla 1ª Brigata Meccanizzata, la IIª Brigata Corazzata, la IIIª Brigata Corazzata e su una Brigata di Artiglieria, il 3º Reggimento bersaglieri ha costituito il nerbo della 1ª Brigata Meccanizzata e articolato su due battaglioni bersaglieri equipaggiati entrambi con APC M113, cedendo un battaglione al 31º Reggimento Carri dal quale riceve in cambio il IV Battaglione Carri, equipaggiato con carri armati medi M47 Patton e una Compagnia Controcarri equipaggiata con pezzi da 106 mm, mentre il XVIII battaglione bersaglieri, equipaggiato con APC M113, venne inquadrato nel 31º Reggimento carri della IIIª Brigata corazzata "Centauro".
Nel 1967 anche il Comando di Reggimento viene trasferito a Milano, viene sciolta la Brigata Sperimentale e con il ritorno alla precedente organizzazione divisionale, il 3º Reggimento bersaglieri venne articolato su due battaglioni bersaglieri (X e XVIII) equipaggiati entrambi con APC M113, sul IV battaglione carri, equipaggiato con carri armati medi M47 e una Compagnia con cannoni da 106 mm e Compagnia Comando Reggimentale.
Con la profonda ristrutturazione dell'esercito italiano del 1975, che aboliva il livello reggimentale,
il 3º Reggimento bersaglieri venne sciolto il 20 ottobre 1975, il suo comando si trasforma in Comando della 3ª Brigata meccanizzata "Goito", e bandiera di guerra e tradizioni ereditate dal XVIII battaglione con il nome di 18º battaglione bersaglieri "Poggio Scanno", stanziato a Milano, nella caserma "Goffredo Mameli",
insieme al 10º battaglione bersaglieri "Bezzecca", stanziato a Solbiate Olona, presso la caserma "Ugo Mara",
e al 6º battaglione bersaglieri "Palestro", stanziato a Torino, inquadrati nella 3ª Brigata meccanizzata “Goito” costituitasi in seguito alla riorganizzazione della Divisione "Centauro" che, con la ristrutturazione dell'Esercito Italiano aveva cambiato ancora fisionomia organica e articolata nella 3ª Brigata meccanizzata “Goito”, nella Brigata meccanizzata "Legnano" e nella 31ª Brigata corazzata “Curtatone”.
Insieme ai due battaglioni anche la compagnia controcarri, diventata autonoma entrò a far parte della brigata "Goito" con la denominazione di Compagnia controcarri “Goito” e stanziata a Torino, presso la caserma "Cavour".
Tra il 1982 e 1983 alcune Compagnie del XVIII Battaglione “Poggio Scanno” vengono aggregate al II Battaglione Bersaglieri “Governolo” alla missione di Pace in Libano.
Il 14 settembre 1996 in previsione del nuovo modello di difesa la brigata meccanizzata "Legnano" venne sciolta, il 3º Reggimento bersaglieri tornò alle dipendenze della "Centauro" trasformata in meccanizzata.
Nel quadro del processo di riordinamento dell'Esercito Italiano verso il modello professionale e di un processo di riduzione del numero delle Brigate, la "Centauro" venne sciolta nel 2002 e il reggimento è passato alle dipendenze della Brigata corazzata "Ariete".
Ornamenti esteriori
Corona turrita d'oro
lista bifida: d'oro, svolazzante, collocata sotto la punta dello scudo, incurvata con la concavità rivolta verso l'alto, riportante il motto a caratteri capitali di nero: "Maiora viribus audere".
onorificenza: accollata alla punta dello scudo l'insegna dell'Ordine militare d'Italia, pendente al centro del nastro con i colori dello stesso.
Nastri rappresentativi delle ricompense al valore: annodati nella parte centrale non visibile della corona turrita, scendenti svolazzanti in sbarra ed in banda dal punto predetto, passando dietro la parte superiore dello scudo: tre d'azzurro, filettate d'oro (Medaglia d'oro al valor militare); tre d'azzurro con due pali d'argento (Medaglia d'argento al valor militare); tre d'azzurro (Medaglia di bronzo al valor militare); uno d'azzurro con due pali d'argento (Croce di guerra al valor militare).
Fregio e Fiamme del 3º reggimento bersaglieri |
La bandiera di guerra del 3º Reggimento bersaglieri, più decorato tra i reggimenti italiani, è stata insignita, nel corso della sua storia, delle seguenti onorificenze[6]:
Cavaliere dell'Ordine militare di Savoia (ora d'Italia) | |
«Nei duri cimenti della guerra, nella tormentata trincea o nell'aspra battaglia,conobbe ogni limite di sacrificio e di ardimento; audace e tenace, domò infaticabilmente i luoghi e le
fortune, consacrando con sangue fecondo la romana virtù dei figli d'Italia. Guerra italo-austriaca 1915 - 1918
(all'Arma di Fanteria del Regio Esercito e per duplicazione a tutti i Reggimenti combattenti)» |
Medaglia d'oro al valor militare | |
«Con audacia indomabile si affermava su posizioni asprissime, a prezzo di un immane sacrificio di sangue. Con la sua virtù e la sua fede rinnovellò, nel durissimo travaglio, le sue
forze, sì che, nell'ora dell'assalto, schiantò e travolse d'un solo impeto le formidabili difese nemiche. Si oppose con audace azione di retroguardia all'avanzata nemica dell'ottobre
1917 e diede largo tributo di sangue sul Piave, durante la prima resistenza su quel fronte e nella difesa del giugno 1918. Si distinse per slancio ed ardimento nella battaglia di
Vittorio Veneto. Vermegliano, 19-21 luglio 1915; Monte Sei Busi, 28-29 luglio 1915; Quota 85 - Monfalcone, 6 agosto 1916
(al III battaglione ciclisti)» |
Medaglia d'oro al valor militare | |
«Superba unità di guerra, non paga del grande sangue versato e delle eroiche imprese compiute nel precedente cielo operativo, si prodigava ancora con suprema dedizione per il buon
esito in numerosi combattimenti. Balzato per primo dalle posizioni tenacemente difese durante tutto l'inverno, prendeva d'assalto un importante centro ferroviario e creava la premessa
per afferrare alla gola il nemico ripiegante, distruggerlo e conquistare una ricca zona mineraria. Lontana avanguardia delle truppe italiane in Russia con la 3ª Divisione Celere,
slanciatosi con fulminea marcia dal Donez al Don, attaccava e conquistava con dura e sanguinosa lotta una munitissima testa di ponte, sconvolgendo il piano offensivo nemico. Travolto
l'avversario in rovinosa fuga, ne frustrava i successivi suoi ritorni offensivi compiuti con forze sempre rinnovantisi. Chiamato all'arresto di masse nemiche transitate sulla destra
del Don, le ricacciava con impetuoso attacco; quindi, inchiodato al terreno, costituiva insormontabile barriera ai reiterati, sanguinosi, ma vani assalti nemici, spezzandone l'impeto
e facendo brillare di piena, fulgida luce, di fronte agli alleati ed allo stesso nemico, le virtù guerriere delle stirpe italica. Fronte Russo, Rassipnaja, Staz, Fatschewka, Iwanowka,
Serafimowitsch, Broboski, Quota 244,4 Jagodnyi 11 luglio - 1º settembre 1942» — Roma, decreto del Capo provvisorio dello Stato, 31 dicembre 1947 |
Medaglia d'oro al valor militare | |
«Compatta e gagliarda unità di guerra, salda amalgama di energie, di volontà intrepida e di temeraria arditezza fusa nell'abilità manovriera, in
dieci mesi ardua campagna ha dato vivido risalto alle superbe tradizioni, onde sono onusti il suo ceppo ed il suo nome chiamato alla battaglia del Nipro dopo mille chilometri di rudi
marce, imponeva all'avversario la invitta superiorità delle sue baionette, che con travolgente irruenze e lena inesausta, sgominando ripetutamente dense e rabbiose retroguardie
nemiche, faceva balenare prime e vittoriose nel cuore del Donez. Riaffermata in rischiose azioni esplorative la bella audacia dei suoi battaglioni e distintosi pel contributo di
valore nel soccorso a nostra colonna avviluppata, teneva ovunque in scacco l'avversario, strappandogli capisaldi muniti e preziosi punti di appoggio. Incaricato infine della tutela di
un delicato settore difensivo, ancorché ridotto di numero ed esposto ai rigori di un inverno eccezionalmente ostile, reagiva con indomito coraggio e fede suprema all'urto di forze
nemiche dieci volte superiori, arginando, con l'incontrollabile diga dei petti e degli animi, la furia che minacciava di stremarlo e portando i suoi piumetti ad affermarsi in una scia
di sangue oltre le posizioni riconquistate. Fronte Russo. Nipro, Uljanowka, Maximaljanowka, Sofjewka, Stalino, Panteleimonowka, Rassipnaja, Michailowka, Stoshkowo, agosto 1941 -
maggio 1942» — Roma, decreto del Presidente della Repubblica, 30 gennaio 1948 |
Medaglia d'argento al valor militare | |
«Il giorno 23 a Borgo, la notte a Levico, si distinse per coraggio, sangue freddo e disciplina nell'attacco di quelle difficili posizioni, essendo in avanguardia al 28º Reggimento fanteria. Borgo, 25 luglio 1866
(al XXV battaglione)» |
Medaglia d'argento al valor militare | |
«Assaltava con impeto eroico una fortissima posizione carsica, aprendosi il varco nei reticolati a prezzo di purissimo sangue ed in concorso con altri reparti, ne manteneva
l'occupazione in tre giorni di epica lotta, malgrado i violenti bombardamenti ed i ritorni offensivi del nemico. Carso - Quota 144, 14-15-16 settembre 1916
(al III battaglione ciclisti)» |
Medaglia d'argento al valor militare | |
«Raccolse gli uomini onde riassunse le gesta di tutte le fiamme cremisi nella Guerra di Liberazione: cinquantunesimo battaglione del I Raggruppamento motorizzato, che offerse l'eroico
olocausto degli allievi ufficiali di complemento a Monte Lungo; XXIX e XXXIII battaglione e prima compagnia motociclisti del C.I.L. che strenuamente guarnirono monte Marrone e le
Mainarde, che spiccarono su monte Mare con balzo leonino, che combatterono duramente a monte Granale di lesi, che incalzarono saettando il nemico ad Urbino e ad Urbania; battaglione
"Goito" del Gruppo "Legnano", che immolò le avanguardie audacissime su Poggio Scanno prematuramente conquistato. Da Cassino a Bologna, sempre pari alle prestigiose tradizioni del
Corpo, con impeto veemente e con generosa, alata baldanza. Campagna di Liberazione, 6 dicembre 1943 - 30 aprile 1945
(al battaglione "Goito")» |
Medaglia di bronzo al valor militare | |
«Per essersi lodevolmente diportato nella presa di Ancona. Ancona, 26 settembre 1860
(al XXV battaglione)» |
Medaglia di bronzo al valor militare | |
«Perché diede speciali prove di valore e di sagacia militare. Aspromonte, settembre 1862
(al XXV battaglione)» |
Medaglia di bronzo al valor militare | |
«Continuando in terra africana le tradizioni eroiche della Grande Guerra, nelle operazioni per la conquista del Tigrai, dava continua prova di alto sentimento del dovere e di
dedizione alla Patria.
Con azione salda e brillante, con slancio entusiastico, con unanime valore conquistava le alture di Belesat, infrangendo l'accanita resistenza dell'agguerrito avversario e
contribuendo validamente alla conclusione vittoriosa della battaglia dell'Endertà. Belesat, 15 febbraio 1937» |
Medaglia d'argento al valore dell'Esercito | |
«Inquadrato nelle forze del contingente italiano impegnato in Somalia per le operazioni di soccorso e protezione alla popolazione, nonostante le oggettive difficoltà ambientali, si
prodigava con totale dedizione ed elevata professionalità nella delicatissima e pericolosa missione. Operando in condizioni estreme di sicurezza, i suoi uomini hanno sempre confermato
sia in attività di controllo del territorio, sia in azioni di rastrellamento per la ricerca d'armi sia in operazioni anti banditismo e/o scorte a convogli umanitari, elevate capacità
operative, altissimo senso del dovere e coraggio non comune. Coinvolto in conflitti a fuoco, reagiva sempre con efficacia, dimostrando in ogni circostanza la capacità di discriminare
e graduare le reazioni del proprio personale evitando così inutili spargimenti di sangue. La fierezza, l'orgoglio e la certezza di portare vitale soccorso umanitario a una popolazione
disperata e la necessità di ridare ordine a un paese martoriato dalla guerra civile sono state le motivazioni che hanno contraddistinto l'operato.
Chiaro esempio di grande perizia ed estremo valore che hanno concorso a elevare e nobilitare il prestigio dell'Esercito Italiano. Somalia, 9 ottobre 1993 - 22 gennaio 1994» |
Medaglia di bronzo al merito civile | |
«In occasione di una violenta alluvione si prodigava generosamente, con uomini e mezzi, in difficili ed estenuanti interventi di soccorso alle popolazioni colpite, contribuendo
validamente a contenere e ridurre i disastrosi effetti della calamità. Provincia di Vercelli, 2 novembre - 20 dicembre 1968» — Roma, decreto del Presidente della Repubblica 1º dicembre 1970 |
Attestato di pubblica benemerenza | |
«Offriva con uomini e mezzi efficace contributo alle iniziative dirette al contenimento dei disastrosi effetti di dilaganti acque alluvionali. Firenze e provincia, 12 novembre - 7
dicembre 1966
(al XXV battaglione)» |
Medaglia d'oro al valor militare | |