OSLAVIA  (GORIZIA)


Oslavia (Oslavie in friulanoOslavje in sloveno) è situato tra gli abitati di Piuma e Oslavia un quartiere della città di Gorizia di 641 abitanti.

Si trova al di là dell'Isonzo, a circa due chilometri dal Centro, sulle propaggini orientali del Collio, sulla strada per San Floriano del Collio.

Il microclima, caratterizzato da notevole ventilazione ed escursione termica, consente la coltivazione della vite, favorita anche dal particolare tipo di terreno (detto ponca), composto da stratificazioni arenacee e marnose di origine eocenica.

L'economia è basata sulla viticoltura.

Una nuova copertura per il Sacrario di Oslavia | Centenario Prima ...

Sacrario militare di Oslavia, un viaggio nei luoghi del ricordo



La conquista di Oslavia

 

Cesare Unti racconta combattimentiferitimorticattura di prigionierimalattie a Oslavia, quota 188 (GO) il 20 novembre 1915

 

Il granatiere Cesare Unti ha appena partecipato alla Terza battaglia dell’Isonzo, ha accusato un attacco di gastroenterite ma si è ripreso in poco tempo.

Torna in prima linea e partecipa a un’azione centrale della Quarta battaglia dell’Isonzo, la conquista di quota 188 di Oslavia.

Nel suo racconto non c’è traccia dei toni eroici che si ritrovano nel bollettino di guerra numero 181 del 23 novembre 1915, nel quale il generale Cadorna descrive l’impresa della brigata Granatieri: "Ulteriori notizie intorno ai combattimenti dei giorni 20 e 21 per la conquista delle alture a nord-est di Oslavia, ne mettono in rilievo l'importanza e il fierissimo accanimento.

Con le truppe della quarta divisione gareggiò la brigata Granatieri di Sardegna in slancio e valore nell'assalire e in tenace resistenza nel contrastare i violenti, incessanti ritorni offensivi dell'avversario. Ieri su questo tratto della fronte non si ebbero altri sensibili contrattacchi nemici.

La giornata passò così in relativa calma e le nostre truppe poterono saldamente rafforzare le posizioni conquistate. Sulla collina del Calvario, ad occidente di Gorizia, fu proseguito il nostro attacco.

Raggiungemmo la cresta che poi mantenemmo sotto l'infuriare del fuoco violento delle artiglierie nemiche.

Sul Carso, respinte nella notte deboli irruzioni dell'avversario, al mattino l'azione venne ovunque ripresa con vigore. Fu espugnato un forte trinceramento presso la chiesa di S. Martino del Carso".

Quando fui ristabilito mi rimandarono in linea colla mia Compagnia, e così per mia sfortuna feci attempo, per fare l’avanzata alla quota 188 Oslavia ove la mia compagnia Comandata da Tenente Consorti rimaneva parte prigioniera e tanti feriti e morti e per me fu la meglio che rimasi sano e salvo, e fra i prigionieri rimaneva pure il Comandante stesso, e in questa azzione perdevo un altro affezionato amico (Pampaloni Lofredo) e in questa nuova posizione eravamo privi di trincee e ricoveri e in questo maledetto mese, come o già detto piove sempre e noi bisognò ricevere addosso tutta questa manna che veniva dal cielo, il 1 di Dicembre sempre dell ostesso anno venne l’ordine di recarsi a riposo tanto desiderato, l’anotte sempre del 1 si partì, e sempre a Piedi dopo una marcia di tanti e tanti chilometri mezzi rovinati si arivò al Paesetto di S. Giovanni Manzario, e costì ci accampammo sotto freddo gielido che faceva per 20 giorni si dovette stare per la quarantena, dato i casi di colera che aveva colpito la nostra Brigata.

L'Ossario di Oslavia è stato costruito nel 1938 in corrispondenza della Quota 153 del Monte Calvario su progetto dell'architetto romano Ghino Venturi.
Il complesso era stato voluto dal regime fascista per raccogliere le spoglie dei soldati caduti nelle diverse battaglie della Grande Guerra combattute nella zona di Gorizia e Tolmino (oggi in Slovenia).

L'Ossario copre un'area triangolare ed è formato da quattro torri, una per ogni vertice della figura più una centrale.
Ognuna di queste custodisce al suo interno i loculi dei caduti identificati, disposti lungo le pareti, per un totale di circa 20 mila nomi, tra cui 138 austro-ungarici.
Gli altri 37 mila corpi senza nome (539 di nazionalità non - italiana) sono invece tumulati in tre grandi ossari posti al centro delle tre torri laterali.
Tutte le torri inoltre sono collegate tra loro tramite dei tunnel sotterranei e possiedono delle cripte.
La più importante è quella centrale, dove si trovano le tombe di tredici uomini decorati con la Medaglia d'Oro al Valore Militare, fra cui il Generale Achille Papa, morto il 5 ottobre 1917, il Generale Ferruccio Trombi, colpito a morte ad Oslavia il 28 novembre 1915 ed il Generale Alceo Catalocchino, ucciso nelle Valli del Natisone il 27 agosto 1917.

Nella torre principale si trova anche una grande croce in marmo scuro mentre all'esterno, vicino al vertice sinistro dell'Ossario, è stata collocata una campana denominata "Chiara" che suona ogni giorno al tramonto in onore dei caduti.
A questo proposito, è possibile assistere alla commemorazione della presa di Gorizia da parte dell'Esercito italiano, manifestazione che si svolge ogni anno l'8 agosto.

File:P39.313-01 Progetto per l'Ossario di Oslavia.jpg - Wikipedia

Sacrario di Oslavia - Guida Gorizia Wiki



OSLAVIA ANNO 1916

 

In una rigida mattina del gennaio 1916, mentre stavamo godendoci un po’ di riposo invernale a Lavariano, a breve distanza da Udine, giunse improvviso un ordine di partenza per Cormons: tali movimenti repentini erano indizio certo di azioni di sorpresa eseguite dal nemico sul nostro fronte.

La notte precedente si era sentito un forte bombardamento sulle linee della 2. Armata, ma nessuna notizia era arrivata fino a noi.

Però le truppe a riposo seguivano con trepidazione gli avvenimenti, e ogni qualvolta sentivano rombar il cannone, si disponevano in cuor loro a partire.

Distribuito il rancio, i vari reparti si incolonnarono e si misero in marcia: gli aiutanti maggiori precedettero in bicicletta con il mandato di trovar il terreno adatto per l’accampamento a Subida, a un chilometro circa da Cormons.

Arrivati sul luogo, trovammo due battaglioni di bersaglieri ciclisti, chiamati anch’essi in rinforzo alle truppe di linea.

L’obelisco eretto sull’altura di Oslavia, da una cartolina d’epoca, Ediz. E. W. e C., Gorizia (archivio Adolfo Zamboni)

Che cosa era successo di grave? Gli austriaci avevano ricacciati i nostri dalle posizioni di Oslavia ed ora su quella collina si svolgeva una lotta accanita. Passammo la notte attendati e il giorno dopo (17 gennaio) raggiungemmo Medana, paesello abitato da pochi slavi.

Alle tre del mattino successivo partii con un muletto per andar a riconoscere le posizioni che doveva occupare nella notte il mio battaglione.

Non avevo e non ho le doti di un buon cavalcatore: per questo mi lasciavo trascinare dal poco docile animale, il quale, come la mula di don Abbondio, si prendeva il gusto matto di camminare sull’orlo della strada che fiancheggia i burroni

. Dopo un paio d’ore di una marcia affannosa, ritenni opportuno scendere dal cocciuto quadrupede e trascinarmelo dietro; giunto a Vallerisce, l’affidai alla custodia di un soldato di sanità e continuai solo e più spedito il mio viaggio.

Da Pri Fabrisu al così detto Anfiteatro di Oslavia, la via era esposta al nemico che dal Sabotino dominava ogni nostra mossa.

Al sorger del sole potei giungere al Vallone della Morte, così chiamato dai nostri soldati per l’incredibile ecatombe di vite umane avvenuta in quella melma infernale.

Conteneva il letto di un torrente che scorreva in periodi di abbondanti piogge, rendendo per tal modo difficile il passaggio alle nostre truppe che restavano isolate e quasi aggrappate alle pendici del colle di Oslavia.

Dal Vallone della Morte ai ruderi della triste località erano sparsi i segni più spaventosi della battaglia: soldati uccisi e quasi interamente coperti dal fango o calpestati dai compagni che nella notte eran mossi all’attacco della posizione perduta; miseri resti umani lacerati dai colpi dei grossi calibri; fucili e mitragliatrici abbandonate o perché inservibili o perché chi se ne serviva era caduto sul campo; dovunque munizioni, oggetti di corredo, viveri, grovigli di ferro spinoso, bombe inesplose.

Cimitero militare di Oslavia (generale Papa) Da Sui campi di battaglia del medio e basso Isonzo, Touring Club Italiano, Modiano, Milano, 1928 (archivio Adolfo Zamboni)

 

Lungo un camminamento due pietosi portaferiti giacevano al suolo al lato della barella, colpiti da pallottole di shrapnel, mentre cercavano di salvare un ufficiale ferito che poi trovò con loro la morte. E questo triste spettacolo si offriva allo sguardo dei nuovi accorrenti, i quali, salendo incontro al nemico, pensavano che di lì a poco potevano accrescere con le loro carni a brandelli l’orrore e lo strazio di quella misera scena.

Fanteria all’assalto (archivio www. cimeetrincee.it)

Non esistevano più trincee, sconvolte dalle granate e dallo scoppio degli esplosivi: i soldati, frammisti nei vari reparti e appartenenti a diversi reggimenti, s’erano rannicchiati in piccole tane e giacevan affranti dalla lunga lotta; ogni piccolo movimento era avvertito dall’avversario che dominava dall’alto delle sue formidabili posizioni; l’artiglieria austriaca del Sabotino con fuoco d’infilata distruggeva in pochi minuti le fatiche assidue di scavo dei nostri poveri fanti.

Panorama del Sabotino dai pressi di S. Floriano Da Sui campi di battaglia del medio e basso Isonzo, Touring Club Italiano, Modiano, Milano, 1928 (archivio Adolfo Zamboni)

 

Da parecchi mesi sull’altura di Oslavia durava la carneficina. Spesso i nostri zappatori tracciavano una trincea o un camminamento, ma nell’eseguire il lavoro erano costretti a deviare dal piano stabilito perché le vanghe o i picconi incontravano miserandi resti umani; e quel suolo, ch’era stato già fertile di vigne e di frutteti, ora emanava un nauseabondo odore di carne in sfacelo: Oslavia era tutto un cimitero di ignoti, né la pietà dei compagni poteva manifestarsi verso i caduti, là dove anche il ferito doveva                            

spesso giacere abbandonato in attesa della morte.

Italiani e austriaci dormivano insieme sotto le macerie, talora sepolti dalle granate mentre si contendevano per la centesima volta pochi palmi di terreno intriso di sangue.

COME SI ARRIVA

 

E’ raggiungibile in auto, percorrendo la  SP17 da Gorizia verso il confine sloveno, in treno (stazione ferroviaria di Gorizia, circa 6 km, sulla linea Udine-Trieste), in aereo (aeroporto Ronchi dei Legionari, circa 25 km), e in nave (porto di Trieste, circa 65 km).

ORARI DI APERTURA

 

L'Ossario è aperto i giorni feriali la mattina dalle ore 9 alle 12, 

il pomeriggio dalle 14 alle ore 17; 

i giorni festivi è visitabile dalle 9 alle 13 (dal 1° aprile al 30 settembre).

Resta chiuso nei giorni di domenica e lunedì dal 1° ottobre al 31 marzo.

INFORMAZIONI

Direttore: Ten. Col. Norbert Zorzitto

Via Oslavia I - 34170 Gorizia

Tel: 0481 489042
Tel: 0481 531788
Fax: 0481 488120
Mail: redipuglia@onorcaduti.difesa.it

PER MAGGIORI INFORMAZIONI


Sentieri di Pace - IAT Fogliano Redipuglia
Via III Armata, 37
I-34070 Fogliano Redipuglia (GO)
Tel. +39 0481 489139
Cell. +39 346 1761913
info@prolocofoglianoredipuglia.it


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