LA VITTORIA
Nella primavera del 1918 gli imperi centrali fecero un ultimo, disperato tentativo di rovesciare il destino della guerra.
In Francia l'esercito tedesco riusci a raggiungere nuovamente la Marna, ma furono respinti definitivamente dalle truppe francesi e americane oltre che da cannoni, carri armati, aerei.
L'esercito Italiano respinse gli attacchi austriaci e ottenne la vittoria decisiva a Vittorio Veneto.
Proseguirono verso Trento e Trieste dove entrarono il 3 novembre.
Il 4 Novembre fu firmato l'armistizio con l'Austria.
L'11 Novembre la Germania chiese la pace.
L'imperatore tedesco e quello austriaco furono costretti ad abdicare da violente rivolte popolari.
TRAGICO BILANCIO
Caduti italiani: 600.000, caduti francesi: 1.400.000, caduti tedeschi: 1.800.000, caduti austro-ungarici: 1.300.000, russi 1.600.000.
Comunque la maggior parte dei caduti sono tra i combattenti: la seconda guerra mondiale sarà invece caratterizzata dall'enorme numero di vittime civili.
Inoltre la fine della Grande Guerra lascia irrisolti gravissimi problemi che saranno alla radice della Seconda Guerra Mondiale.
Armando Diaz (Mercato San Severino 1861 - Roma 1928) fu un generale italiano, nominato l'8 novembre 1917 Capo di Stato Maggiore dell'Esercito italiano durante la Grande Guerra.
Fu avviato alla carriera militare sin dall'adolescenza entrando a far parte dello Stato Maggiore già dal 1895 come segretario del Capo di allora, il generale Pollio.
Partecipò alla guerra italo-turca nel 1911 e venne confermato segretario anche nel 1914 quando Luigi Cadorna prese il posto di Pollio.
Chiese ed ottenne di partecipare
attivamente alle operazioni belliche guidando inizialmente una divisione
della Terza Armata e poi il XXIII
Corpo d'Armata sul Carso.
In questa fase non si distinse
granché dal punto di vista militare ma, al contrario di molti ufficiali, dimostrò di essere un ufficiale dal temperamento umano.
Questa caratteristica si rivelò fondamentale quando Vittorio Emanuele III, incalzato dagli Alleati dell'Intesa dopo la disfatta di Caporetto, sostituì Cadorna proprio con Armando Diaz.
Egli fu in grado di ridare fiducia ai soldati dell'esercito italiano, scioccati per l'arretramento fino al Piave, e di creare una maggiore coordinazione tra tutti i reparti e il governo di Roma.
Nonostante abbia avuto parecchie
incertezze nello sferrare l'attacco finale,
Diaz riuscì a portare a termine la Grande
Guerra con
una vittoria.
Dopo questo evento divenne un
eroe nazionale tanto che ancora oggi strade e piazze di molte città italiane portano il suo nome.
Su richiesta di Vittorio Emanuele III accettò l'incarico di Ministro della Guerra nel primo governo Mussolini (1922-1924) per ritirarsi poi a vita privata con la nomina di Maresciallo d'Italia, carica militare creata durante il Fascismo.
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Bollettino della Vittoria (il telegramma del Comando Supremo, firmato Diaz, che annuncia la sconfitta dell'esercito austroungarico alla fine della I Guerra Mondiale). Ce n'è una
copia in numerose località (vedine altro
esempio oppure un altro ancora) e il fatto
curioso è che non tutte queste copie sono perfettamente identiche: bisognerebbe fare un'edizione critica dei diversi "Bollettini della Vittoria" sparsi per l'Italia!
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PER IL CENTENARIO DEL REGNO D’ITALIA
Italiani!
Oggi celebriamo l’evento più splendente della nostra storia: dopo secolari divisioni e tante aspre vicende, divenimmo una Nazione sola.
A che vale il tentativo di qualificare centenario dell’Unità quello che è il centenario del Regno?
Non soffermiamoci su questa vana polemica.
Nel 1861 Regno e Unità erano già una cosa sola.
Tutti sentirono che con la proclamazione del Regno, Venezia, Roma - e poi Trieste e Trento
- erano virtualmente già nostre.
L’epica impresa poté grado a grado raggiungere l’altissimo fine, perché il Re Vittorio Emanuele II, con a fianco Camillo di Cavour, aveva assunto con mano ferma la direzione e la responsabilità del moto nazionale, coraggiosamente superando difficoltà di ogni genere.
Attorno ad essi sorsero da ogni terra d’Italia, magnifico prodigio, falangi di patrioti, sempre tutti presenti nei nostri grati cuori.
L’apostolato di Mazzini e l’eroismo di Garibaldi integrarono l’opera meravigliosa, risultato di forze confluenti e contrastanti, fuse nella sintesi costruttiva della Monarchia nazionale.
Discordie e rancori di partiti furono arsi dal sentimento religioso della Patria: così come sorse il Regno d’Italia.
Il culto costante delle supreme idealità, alle quali gli Italiani si ispirarono in quegli anni eccelsi del proprio destino, deve ritemprare gli animi, liberandoli dai dubbi e dai timori di questi tempi difficili.
La celebrazione di quegli Uomini e di quelli gli avvenimenti sarebbe vana retorica se non fosse d’insegnamento e di guida. Anche oggi la Nazione ha bisogno di fede e d’ardimento.
Fede nella libertà, unico presidio contro i pericoli di concezioni totalitarie aperte o nascoste; ardimento nella sua difesa, senza debolezze e senza confusioni.
Progresso sociale e allargamento della base democratica dello stato - che furono ogni ora auspicate dai miei predecessori e da me - sono vane parole senza il presidio della libertà.
Italiani!
Questo è l’impegno e l’obbligo dell’ora solenne che viviamo: solo così la rievocazione centenaria del Regno e dell’Unità ha un significato ed equivale a giuramento di servire, a costo anche della vita, intangibile nei suoi confini, sicura nelle sue libere istituzioni, audace nel perseguire la sua ascesa spirituale e materiale.
Ritornano al nostro spirito, con la certezza e l’entusiasmo di allora, le parole pronunciate dal mio grande Bisavo dopo l’annessione di Roma: “l’Italia è libera ed una, facciamola grande e felice!”.
Cascais, 17 marzo 1961
Umberto
GIORNATA DELL’ ANNIVERSARIO DELL’UNITÀ D’ITALIA
Comunicato del Consiglio dei ministri del 9 marzo 2012
“Il 17 marzo è una data dal forte valore simbolico per l’Italia. È in questa data che centocinquanta anni fa, nel 1861, è stato proclamato il Regno d’Italia. Il 17 marzo rappresenta quindi il punto di arrivo nel percorso dell’unificazione nazionale e, al tempo stesso, il punto di partenza del cammino verso il completamento dell’unificazione del Paese. Per queste ragioni il Consiglio dei Ministri ha istituito, su proposta del Sottosegretario alla comunicazione e all'editoria, la “Giornata dell’Anniversario dell’Unità d’Italia”, da celebrare il 17 marzo di ogni anno.
La nuova solennità civile, che quindi non comporta riduzioni degli orari negli uffici e nelle scuole, rappresenta la sintesi di un anno intenso di celebrazioni ed eventi - quello appena trascorso - durante il quale si è celebrato il Centocinquantesimo Anniversario dell’Unità d’Italia, con una vasta partecipazione della società civile e delle Istituzioni.
Crea, inoltre, un’occasione nuova per tenere viva nella società civile e nelle istituzioni la memoria dell’anniversario.
Durante la “Giornata dell’Anniversario dell’Unità d’Italia” è prevista l’organizzazione di iniziative, su tutto il territorio nazionale e, in particolare, nelle scuole di ogni ordine e grado e nelle città e nei luoghi di preminente rilievo per il processo di unificazione e di costituzione dello Stato italiano.
Le iniziative comprendono giornate di studio, dibattiti e convegni scientifici, ma anche occasioni ricreative finalizzate coinvolgere il maggior numero possibile di cittadini.
Dall'iniziativa non deriveranno nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica”.
COMUNICATO DEL CMI 426/2008 DEL 4 NOVEMBRE 2008
(...) Il CMI rinnova la sua proposta.
Il 17 marzo, giorno della proclamazione dell'Unità d'Italia e del Regno d'Italia nel 1861, non viene più festeggiato, mentre si avvicina il suo 150° anniversario, che cadrà nel 2011.
Da anni il governo ed il parlamento italiani hanno deciso che il 4 novembre, anniversario della vittoria nel 1918 della IV Guerra di Indipendenza e I Guerra Mondiale, deve essere celebrato come il Giorno dell'Unità nazionale e la Festa delle Forze Armate.
Le celebrazioni sono cadenzate da una serie di appuntamenti inderogabili, ai quali partecipano le maggiori cariche dello Stato e delle Forze Armate. Imprescindibile l'omaggio al Milite Ignoto tumulato in Roma presso l'Altare della Patria, così come la cerimonia presso il Sacrario Militare di Redipuglia.
Ma, salvo fortunate coincidenze di calendario settimanale, non è un giorno festivo.
In altri termini, non si tratta di festività nazionale.
Il 25 Aprile, invece, rimane festività nazionale in quanto "Festa della Liberazione", anche se la data non significa nulla, perché nel 1945 i combattimenti continuarono ben oltre quel giorno.
La fine del conflitto in Italia fu determinata dalla Resa di Caserta, che ebbe luogo il 29 aprile 1945 e fissò il cessate il fuoco” per il successivo 2 maggio.
Dal 2005 il 10 febbraio è dedicato al Giorno del Ricordo, cioè alle vittime infoibate. Ma non si tratta di
festività nazionale.
In nome della Storia, dell'Unità e della Pacificazione nazionali, il CMI propone di mantenere la ricorrenza del 25 Aprile, che rappresenta per una parte della popolazione un momento importante della Seconda Guerra Mondiale, così come quelle del 10 febbraio e del 4 novembre, che generalmente cadono in un giorno feriale.
Ma propone anche di rendere festivo, dal 2011, il 17 marzo, che rappresenta il vero momento d’aggregazione della storia patria, perché ricorda il giorno in cui una semplice entità geografica divenne finalmente uno Stato unificato: l’Italia.