MONFALCONE MANIFESTAZIONI COMMEMORATIVE

77° ANNIVERSARIO DELLA LIBERAZIONE 

DEL 25 APRILE 2022


Il comune di Monfalcone ha inviato Il Presidente Bersaglieri Ten.Bers. Massimo Manzin della Sezione Bersaglieri M.O. "Luigi Sbaiz"

di Monfalcone alle manifestazioni commemorative  del 77° ANNIVERSARIO DELLA LIBERAZIONE 

si è svolta lunedì 25 aprile 2022 come da programma.

 

0re : 9.00

- Posa corona in Piazza Unità d’Italia alla lapide dedicata ai 236 Caduti di Monfalcone

 

Ore 9.30

- Raduno di tutti gli invitati nel Piazzale Aldo Moro:

autorità, rappresentanti politici e sindacali, amministratori,

rappresentanti di Associazioni Combattentistiche, d’Arma, Partigiani e cittadinanza.

 

- Formazione corteo e deposizione corone alle lapidi che

ricordano i Caduti della Resistenza di San Polo e Aris, con interventi commemorativi.

 

- Conclusione della cerimonia al Cimitero di via XXIV

Maggio con la deposizione di corone al Monumento Ossario dedicato ai Caduti Partigiani.

 

- Saluti del rappresentante dell’Unuci e della Comunità Slovena.

 

- Interventi commemorativi:

 

Rappresentante ANPI

Rappresentante Amministrazione Comunale

 

Il Sindaco : Anna Maria Cisint

Il Presidente di Assoarma : Giovanni de Manzini


 INCONTRO DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA CON GLI ESPONENTI DELLE ASSOCIAZIONI COMBATTENTISTICHE E D’ARMA.


Signor Presidente,
le Associazioni d’Arma desiderano esprimerle, per il mio tramite, i sensi della loro gratitudine per essere state qui convocate in questa solenne circostanza.

L’evento che siamo qui riuniti a celebrare ha un profondo significato nel ricordo del contributo di valore e di sangue dei nostri 85mila soldati caduti a Cefalonia, a Porta San Paolo, a Montelungo, sul fiume Senio e nei campi di prigionia.

La conclusione della guerra in Italia  al di là dei contrasti che la precedettero e in parte la seguirono  ha portato al ritorno della democrazia, alla libertà ed al rispetto della persona umana secondo i canoni indicati dalla nostra Costituzione.

Questi principi ci consentono oggi di vivere in un contesto di civiltà di cui vogliamo essere sentitamente orgogliosi.

Principi che, per decenni, ci siamo addestrati e preparati a difendere, nel quadro di una grande alleanza, in vista della minaccia che avrebbe potuto incombere sui nostri confini.

Poi la caduta del “muro” aveva aperto prospettive per una pace duratura e per un sereno avvenire.

La nostra postura difensiva, le nostre esercitazioni e le nostre preoccupazioni sembravano così solo un vago ricordo del passato, un elaborato ipotetico che aveva perso ormai significato.

Siamo stati quindi indotti a ridimensionare le Forze Armate e ad indirizzarne l’impiego per fini essenzialmente umanitari e di peace keeping.

Il 25 aprile è divenuto così una festa generalmente riconosciuta da tutti gli Italiani per i grandi risultati che, dopo le tante pene del secolo breve, avevamo finalmente conseguito.

La festa di un mondo libero che, con il simbolico avvento della primavera, avevamo raggiunto e conquistato.

Una festa che doveva essere arricchita, quest’anno, dal piacere di trovarci finalmente di nuovo riuniti dopo le costrizioni della pandemia.

Purtroppo non è stato così e il tragico bagliore degli incendi, delle distruzioni e dei bombardamenti contro la popolazione civile è tornato ad illuminare la scena europea, non così lontano dalla nostra terra per non esserne coinvolti direttamente.

Ci siamo sentiti sorpresi e sgomenti perché assaliti da un senso di incredulità, quasi di disperazione.

L’orrore di un’aggressione che ha violato i confini di un paese libero ha richiamato alla nostra memoria i drammi del passato.

Drammi che quelli della mia età ricordano di avere vissuto in prima persona e che credevamo finiti per sempre.

È per questo che sentiamo il dovere, signor Presidente, di esprimere la nostra più profonda riprovazione per quanto è avvenuto, con la più calorosa solidarietà per il paese vittima di questo sopruso.

E alcune componenti dei nostri Sodalizi sono generosamente accorse, sia pure nella dimensione limitata delle rispettive possibilità, per dare sostegno morale e assistenza fisica a chi ne aveva tristemente bisogno.

Solidarietà di cui siamo intimamente convinti al di là di qualsiasi ambiguità nell’enunciazione di artificiose complessità.

Al di là di chi auspica di fatto l’umiliante rinuncia di un popolo al proprio onore violando così, in nome di un inaccettabile pacifismo di maniera, quegli stessi principi di dignità e di amor patrio che hanno fatto, nei secoli, la storia dalle Termopili a Masada, da Camerone a Stalingrado e nelle martoriate città Ucraine.

Non sappiamo quanto a lungo il conflitto si protrarrà e quale ne sarà l’esito.

Ma, comunque si svolga questo contrasto così sproporzionato fra una grande potenza ed uno stato certamente assai più debole ci sostiene un atto di fede.

Nel medio-lungo termine non potrà mancare un risultato, fortemente voluto da tutto un popolo, che assicurerà ancora una volta il prevalere della giustizia, dell’indipendenza e della libertà sulla violenza e sull’oppressione.

L’assoluta superiorità dei valori morali che ne sono espressione è infatti un faro di civiltà insopprimibile come la storia ci ha sempre insegnato.

Quanto avviene in questo momento in Ucraina ci suggerisce infine alcune considerazioni, anche se non così rilevanti come la guerra in atto.

È tuttavia necessario formularle ai fini dell’equilibrio nell’ambito dei nostri Sodalizi.

Mi riferisco alla ritirata che coinvolse i nostri soldati in terra di Russia e subito dopo proprio in Ucraina, tra la fine del ’42 e i primi del ’43 con il dramma che ne conseguì e che tutti ricordiamo con emozione.

In proposito, Signor Presidente, sento il dovere di riportarle un appello accorato delle Associazioni d’Arma.

Il valore del soldato italiano ed il sacrificio dei tanti caduti nell’adempimento del dovere meritano di essere infatti parimenti riconosciuti a tutti i combattenti, siano essi di pianura o di montagna, del nord o del sud.

Questo per smentire recenti discriminazioni che offendono il senso più profondo dei nostri sentimenti, con uno spirito di solidarietà e di amor patrio che deve farci sentire tutti uniti soprattutto nel momento drammatico che stiamo vivendo.