CUCCO DI PLAVA (KUK NAD PALJEVIM) SLOVENIA


Monte Cucco - Kuk (Slovenia), Quota 611 - Storia e Memoria di Bologna

Monte Santo (Slovenia) - Storia e Memoria di Bologna



A nord-est di Gorizia inizia l’Altopiano della Bainsizza (in sloveno Banjška planota), il più occidentale degli altipiani dinarici, calcareo, ricoperto da fitti boschi, oggi si trova nella Repubblica di Slovenia.

Il suo margine orientale, a picco sopra la Valle dell’Isonzo, è formato da una catena di montagne:

  • il Monte Cucco di Plava (Kuk nad Paljevim),
  • il Monte Vòdice (Vodice),
  • il Monte Santo (Skalnica)
  •  il Monte San Gabriele (Škabrijel).

 

Queste alture furono testimoni di spaventosi scontri tra l’esercito italiano e quello austro-ungarico, durante la Prima Guerra Mondiale, sul fronte isontino.

Oggi, grazie al lavoro di archeologia bellica della Fondazione slovena “Pot Miru” (Sentieri della Pace),

sono state ripristinate alcune caverne/gallerie e trincee sul monte Vodice.

Il monte Monte Cucco di Plava (Kuk nad Paljevim) è uno dei tre bastioni che compongono la dorsale a picco sull'Isonzo, seguendo il corso del fiume, dirimpetto al Sabotino, a nord di Gorizia.

Questa dorsale diparte, con andamento nord-ovest sud-est, dalla cima del monte Santo, subito a settentrione di Gorizia, toccando poi la cima del monte Vodice, del Kuk, degradando poi verso l'ansa del fiume con quota 383.
Questi monti costituirono per due anni di guerra una posizione invalicabile per le truppe italiane annidate ed aggrappate con le unghie e coi denti alla piccola testa di ponte di Plava, un fazzoletto di terreno al di là dell'Isonzo occupato con un'operazione rischiosa e ardita nei primi giorni dei combattimenti.
Gli attacchi al Kuk cominciarono verso fine luglio 1915 quando i reparti italiani dislocati nella testa di ponte, costretti e vivere e combattere in uno spazio angusto dominato dagli dall'alto austriaci, bloccati alle spalle dal corso del fiume, cercarono di aggredire le alture prospicienti, iniziando la risalita verso il Kuk (spesso italianizzato in Cucco), la cima più vicina alle posizioni occupate dal Regio Esercito.
Gli attacchi italiani si concentrarono verso i due piccoli villaggi di Zagora e Zagomila, a mezza costa del Kuk, trasformati in veri e propri fortini dagli austriaci.

A presidio di questi due villaggi, per mesi, gli austriaci dislocarono uno dei migliori reggimenti del loro esercito, gli Hoch und Deutschmeister di Vienna che sbarrarono il passo agli italiani in maniera efficace.

Nei due anni che intercorsero fra i primi attacchi al Kuk e la conquista della vetta, in questo settore del fronte anche solo la mera permanenza dei soldati in queste posizioni era estremamente penosa e ritmata da continui ed infruttuosi assalti.
Il Kuk fu il primo dei tre bastioni della dorsale a cadere in mani italiane durante la decima battaglia dell'Isonzo nel maggio 1917.

A conquistare la cima, quota 611, furono i fanti della brigata Firenze (127° e 128° reggimento fanteria), veterana della testa di ponte di Plava.
Una volta in mani italiane, il Kuk e il Vodice vennero profondamente trasformati: nelle viscere dei due monti vennero scavate lunghe gallerie di ricovero per le truppe e per le artiglierie.

La conquista del Kuk, della sella fra il Kuk e il Vodice (quota 524) e del Vodice (quote 592, 652 e 651), furono propedeutiche alla conquista dell'altopiano della Bainsizza, obiettivo primario dell'undicesima battaglia dell'Isonzo, nell'intenzione di ricadere sul fianco sinistro delle truppe austriache saldamente trincerate sul Carso attraverso il vallone di Chiapovano, importantissima arteria per i rifornimenti dei reparti imperiali.

Le truppe italiane si fermarono esauste a poca distanza dall'obiettivo.

La grande paura suscitata da questa grande battaglia e dalle pericolose puntate offensive italiane così in profondità nello schieramento austriaco spinsero gli alti comandi a partorire l'idea di una controffensiva per ributtare gli italiani indietro: erano le basi per la futura offensiva di Caporetto.

 

 

REGIO ESERCITO ITALIANO - COMANDO SUPREMO
BOLLETTINO DI GUERRA N. 720 - 17 MAGGIO 1917 - ORE 18:00

Sulla fronte Giulia l'attesa reazione nemica ai felici successi delle nostre armi si manifestò ieri violenta, ma fallì per la tenace resistenza delle nostre truppe.

Nelle vicinanze di Bodrez e sull' altura di Plava (Quota, 383) piccoli attacchi nemici furono facilmente respinti.

Aspra e lunga fu la lotta nella zona fra Monte Cucco e Vodice, ove forti forze nemiche, sostenute dal fuoco di numerose batterie, si lanciarono più volte contro le nostre nuove posizioni.           Furono costantemente ributtate.                                                                                                      L' intero baluardo roccioso di Monte Cucco fra Quota 611 e Quota 524, rimane in nostro saldo possesso.

Compimmo inoltre sensibili progressi verso l'importante e munita altura di Quota 652 del Vodice.

Nella zona ad est di Gorizia contrattacchi nemici, specialmente insistenti sull' altura di Quota 174 e ad oriente del torrente Vertoibizza, si infransero tutti sotto il nostro fuoco.                                   Indi le nostre fanterie passarono alla controffesa e dopo mischia accanita espugnarono una forte altura a sud di Grazigna.

Sul Carso l'avversario, nell' evidente scopo di alleggerire la nostra pressione nella zona di Gorizia, tentò un poderoso sforzo contro le nostre posizioni di Monte Vucognacco e di Monte Faiti nel settore settentrionale dell'Altipiano.

Le successive ondate delle sue fanterie, falciate dai nostri tiri precisi, ripiegarono in scompiglio, dopo aver subito gravissime perdite.
Lungo tutta la fronte da Tolmino al mare, incessanti azioni di artiglierie d' ogni calibro. Quella nemica prosegue con accanimento alla devastazione di Gorizia.

Alcune granate colpirono un nostro ospedaletto in Cervignano, facendo sei vittime fra i ricoverati.
Il numero dei prigionieri presi al nemico nelle giornate, dal 14 al 16 è stato finora accertato in 4021, dei quali 124 ufficiali.
C' impadronimmo d' altri cinque cannoni di piccolo calibro.
Nella passata notte un nostro dirigibile compì un'incursione nella Valle del Frigido.

Col favore delle nuvole gli arditi aeronauti discesero a bassa quota, bombardando e mitragliando accampamenti nemici.

Ritornarono incolumi.

Generale CADORNA

 

 

Il Monte Santo (Sveta Gora) mt. 681 ha una storia più antica. 

Dopo l’apparizione della Madonna sulla sua sommità nell’anno 1539, venne edificata una chiesetta che fu rasa al suolo durante la Grande Guerra 1915-1918 e ricostruita nel 1928.

Dal piazzale del monte Santo si scende per una scalinata al parcheggio e quindi si inizia a seguire la larga strada a fondo naturale che porta alla sella tra le due cime e quindi si prende la stradina centrale che dopo poche decine di metri si lascia per imboccare un sentiero segnalato che senza difficoltà ci conduce sulla cima del Vodice caratterizzata dal momumento al generale Gonzaga. 

Dalla cima si prosegue verso nord per una stradina e in breve si arriva ad uno slargo da dove, proseguendo ancora verso nord in pochissimi minuti si giunge alla cima nord del Vodice mt 651, più alta dell’altra di un metro, anche questa caratterizzata da un monumento con una colonna sormontata da un’aquila. 

Anche qui numerose gallerie di guerra visitabili.

 

 


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