3 NOVEMBRE 2023

105° DELLO SBARCO DEI BERSAGLIERI A TRIESTE


Anche quest’anno, nonostante gli impedimenti della pandemia in atto, la consolidata tradizione dei bersaglieri triestini è stata rispettata.

In accordo con le autorità cittadine e la condivisione e partecipazione di altre realtà locali, siamo riusciti ad organizza alcuni momenti celebrativi per ricordare l’arrivo dei Bersaglieri a Trieste sbarcati il 3 novembre 1918.

Al mattino, presso la Casa del Combattente, coadiuvati dalle ragazze e dai ragazzi del Corpo Pompieri Volontari di Trieste, abbiamo steso il Tricolore sulla torre dell’edificio sede di tutte le Associazioni Combattentistiche e d’Arma della città mentre, nel pomeriggio, presso la Scala Reale, davanti al Monumento al Bersagliere e alle “mule” triestine, si è svolta la consueta cerimonia della resa degli onori ai Caduti per l’italianità di Trieste con la deposizione di una  corona.


l menù per il pranzo del 3 novembre 2023 Ristorante 
Caprese Trieste  
Piazza della Borsa, 15-15/B Trieste 
 consiste in:
- antipasto
- primo (carne o pesce)
- secondo (carne o pesce)
- dolce o frutta
- acqua
- 1/4 vino
Costo a persona: 25,00€

ALLERTA METEO  : ULTIMI PROVVEDIMENTI ADOTTATI
1. A causa dell’allerta regionale n. 29, stiamo valutando, insieme al Comune di Trieste e al Comando Militare Esercito, se annullare o meno le celebrazioni del 3 novembre 2023;
2. Il Presidente Iacca e i Bersaglieri provenienti dalle Provincie di Gorizia e Udine non parteciperanno alle celebrazioni del 3 novembre 2023;
3. In caso di annullamento, tempo permettendo, la sola deposizione della corona verrà effettuata tra sabato e domenica da una delegazione del Consiglio Direttivo.

GRANDE GUERRA

A TRIESTE SBARCANO I BERSAGLIERI  

 È la mattina della festa di Tutti i Santi quando il 39° battaglione dell’11°Reggimento Bersaglieri inizia la marcia verso Treviso per poter arrivare allo scalo marittimo di Venezia. Bisognava fare molta attenzione, in mare c’erano molte mine: alla sera del 2 novembre 1918 vennero imbarcati, ma il segreto della destinazione cedeva e si confermava che la rotta fosse proprio Trieste.

Con il 10° battaglione del 7° reggimento della seconda brigata bersaglieri, la sera del 3 novembre 1918, i bersaglieri del 39° battaglione, alla vigilia dell’Armistizio di Villa Giusti, prendono ufficialmente possesso della città di Trieste.

Il reggimento di formazione si dirige verso la caserma Oberdan.

Sulle note della “ragazza di Trieste” la città era libera tra la folle festante e la Fanfara in testa.

Nella piazza “Unità d’Italia” con tutti gli altri reparti, i carabinieri e i marinai, i bersaglieri iniziano la rivista generale.

Lucilla Luzzato, Maria Schiller, Nerina Slataper, Bianca Stuparich, le signore del “quartetto del fiore” avevano cucito e ricamato in quei tre anni di guerra un tricolore che venne donato proprio ai bersaglieri.

Alle 18.39 del 3 novembre senza discutere gli Austriaci firmano la resa che andrà a valere dalle 15 del 4 novembre.

Un tempo necessario per comunicare ai sottoposti la notizia e le disposizioni.

Uno squillo di tromba segna la fine ufficiale del conflitto.

Soldati che salgono sul tetto dei vagoni dei treni in partenza, molti muoiono soffocati in galleria o decapitati.

Per essere più veloci abbandonano gli armamenti pur di raggiungere la nuova patria. Molti prigionieri italiani lasciano gli ex campi di prigionia ed altri prendono d’assalto la popolazione alla frontiera per rubare cibo e animali soprattutto.

Numerose le risse con i carabinieri costretti a calmare la folla dei vinti.

Quando fu firmato l’armistizio di Villa Giusti, su 360.000 soldati catturati dalle truppe italiane tra tedeschi, austriaci, ucraini, romeni, polacchi, slovacchi e cechi, circa settemila italiani indossavano l’uniforme austriaca.

Alle ore 12 del 4 novembre 1918, Diaz rilascia il bollettino di guerra n.1268. la Germania cede l’11 novembre. La Grande Guerra era davvero finita.

Per il Centenario della Redenzione di Trieste per celebrare lo sbarco dei Bersaglieri, nella giornata odierna la città ha vissuto la corsa dei bersaglieri come una corsa verso la libertà, conquistata proprio cent’anni fa. Trieste era l’ultima tappa da conquistare per conquistare l’unità nazionale.


A TRIESTE CON L',AUDACE"

 

Caro Stefani, tu mi chiedi un articolo di ricordi sullo « Sbarco a Trieste ii per la rivista dei Volontari Giuliani.

Per quanto la grande giornata sia rimasta scolpita nella mia memoria, indimenticabile, e rimanga, senza dubbio, la più emozionante giornata della mia vita, non trovo di meglio che mandarti le pagine di diario che scrissi la notte del 3 novembre 1918, in una stanza dell'albergo « Excelsior  ribattezzato quella sera stessa << Albergo Savoia n, sulla scorta degli appunti presi durante la giornata.

Qualunque cosa io pensassi di scrivere oggi, non avrebbe la freschezza e la spontaneità di queste pagine. Sono cronache giornalistiche scritte col cuore in tumulto, -senza alcuna pretesa letteraria. Io credo che esse valgano a rappresentare l'avvenimento meglio di qualsiasi rifacimento odierno, in cui fatalmente la letteratura finirebbe col soverchiare l'immediatezza delle impressioni.

Venezia, 3 Novembre 1918. Tutto quello che abbiamo sofferto non è stato sofferto invano ! Il sogno più caro di ogni cuore di italiano si avvera.

Fra poche ore sbarcheremo a Truete. Saliamo a bordo del cacciatorpediniere ce Audace JJ col cuore in tumulto per la commozione. Sono le 10.20. Alla Veneta, Marina, lungo tutta la riva, alle finestre, sui ponti dei vapori e dalle gondole il popolo di Venezia si affolla a sai u tare i primi italiani che vanno a Trieste. Ovunque sventolio di fazzoletti, grida di gioia e lacrime di commozione.

Si comincia a piangere di commozione ! 'l'urta la giornata di oggi non è stata che un delirio un entusiasmo ed un pianto di gioia. Alle 10.30 si parte.

La fanfara di bordo squilla la ]\farcia Reale. Un poderoso grido di cc Viva il Re ll echeggia per tutta la Marina. Siamo a bordo col Governatore Italiano _di Trieste, il generale Petitti di Roreto che va a prendere possesso della, città in nome del Governo Italiano. E' il magnifico generale che ha portato alla gloria le truppe italiane sugli altipiani del Carso e in Macedonia. Comandava fino a ieri il 23° Corpo d'Armata, che fu il primo a riscattare dall'invasione lembi di terra italiana nella controffensiva di Gìugno, fra la Piave Vecchia e la Piave Nuova. Fu ferito al!,1 conquista di Monastir.

Con A TRIESTE CON L ' (( A UDACll )) 25 lui sono Camillo Ara che rientra a Trieste dopo aver nobilmente servito la causa .d'ell'ltalia durante tutta la guerra presso il nostro Comando Supr emo, il dottor Timeus di Pola e il dottor Jacchia che p venuto ieri da Trieste a chiedere a nome della popolazione che la città sia ricongiunta alla Madre Patria. Sull'« Audace>) viaggiano con noi lo Stato Maggiore del generale Petitti ed una compagnia di Carabinieri.

Una squadriglia partita stamani porta le truppe di sbarco.

Sono i bersaglieri di una gloriosa brigata al comando del generale Coralli, cinque volte ferito e promosso per merito di Guerra. Il mare è calmo ; una sottile nebbia. offusca il cielo.

Con che fervore invochiamo il sole a illuminar e questa grande giornata! Filiamo rapidamente : l'« Audace >> è pilotato da un ufficiale di Zar a costretto a servire durante la guerra nella marina austriaca, Guido Tedaldi.

E ' venuto anche egli ieri da Trieste insieme con un suo valoroso compagno, il tenente Andrea Mussani di Lussinpiccolo. Portano entrambi ancora la divisa austriaca che non hanno avuto tempo di mutare con quella italiana.

Hanno messo le stellette al bavero ed una coccarda tricolore sul berretto. Del resto - dice Tedaldi . - è giusto che la divisa austriaca si riabiliti guidando gli italiani a Trieste.

All'altezza di Caorle incontriamo un vapore di marinai nostri. Costeggiamo fino al Tagliamento .

La rotta è difficile : le mine voganti rappresentano ancora un pericolo.

Ne avvistiamo qualcuna che si cerca ùi fa.r e esplodere a colpi di mitragliatrice. Dragamine cingono come in una rete l'« Audace>) e la sua squadriglia. IdrovolaJ> ti ed aeroplani volano su noi, abbassandosi a salutarci.

Sono le ali tricolori che ci scortano a Trieste.

I eri hanno rcato alla fedelissima aspettante l'annuncio del nostro arrivo. Alle tre siamo all' altezza di Grado. Qui incontriamo il convoglio dei bersaglieri che si accoda a noi.

Rivediamo il campanile di Grado nella caligine.

Una nuova commozione ci prende. Le terre che ave- , amo già redente e che un'atroce sventura ci ritolse or è un anno, riappaiono ai nostri occhi.

Nostalgia, stupore, gioia, ricordi lieti e tristi, fremiti e sospiri, ci turbinano nell'anima.

Ecco il Carso lontanissimo. I nostri morti che dormono . laggiù sono vendicati.

Essi non sono morti invano. « Alza Bandiera ! J), ordina il comandante; ed il piccolo pavese viene issato fra gli squilli di tromba. Siamo in vista della terra ; si vede l'Herrnada, la formidabile fortezza che sbarrava dal Carso la via di Trieste durante le ba ttaglie dell'Isonzo.

Quello che era, un vulca• no, tutto fiamme e scoppi, è oggi una placida collina che sfuma azztuTina nel cielo opaco. 24 ERMANNO AMICUCCI Alle 4 siamo in vista, di Mira.mare.

Le bianche torri si disegnano sul verde amplissimo parco specchiantesi nel!e acque chiare e tranquille.

Saliamo a prua. Il momento solenne è vicino. I binocoli si puntano su trieste che comincia ad apparire.

Le lacrime ci riempiono di nuovo gli occhi.

Mai abbiamo pianto tanto come in questa giornata di gioia suprema.

La città si avvicina .

Nel meraviglioso golfo sotto la corona di colline, Trieste si stende bianca, ed affascina i nostri sguardi come la più preziosa delle gemme. La torre di S. Giusto spicca tra, i bianchi edifici. Un formicolio nero ingombra le rive ed i moli.

All'apparizione di Trieste l'avvocato Ara piangendo prende le mani del generale Petitti e le bacia. 'trieste, 3 novembre. Entrando in porto uno spettacolo superiore ad ogni immaginazione ci colpisce. La folla immensa, innumerevole, si assiepa sulle banchine, sui muraglioni, sui tetti, sulle finestre. La grande macchia oscura è :;tinteggiata da migliaia e migliaia di bandiere e di fazzoletti che sventolano. Quando l' «Audace» si approssima, la folla ondeggia, corre verso i moli, scoppia in applausi clamorosi, in grida altissime, E' tutta Trieste palpitante , fiammeggiante di bandirete , che saluta la madre riacquistata . Una parola sola esce dalle migliaia cli petti « ITALIA > .

Alcune barche si accostano al nostro cacciatorpediniere. Sono cittadini anelanti di essere i primi ad' incontrare gli italiani.

Hanno preso le poche imbarcazioni che si trovano nel porto ed incrociano a parecchie ore aspettando.

Le barche sono imbandierate di tricolori.

Alle 4.20 siamo all'approdo. Il delirio del popolo è indescrivibile. La folla è trattenuta a grande stento da cordoni della guardia nazionale.Sono ex prigionieri italiani, militari triestini, ancora in divisa a austriaca, cittadini con un pastrano ed una coccarda al cappello che hanno costituito questo corpo provvisorio per mantenere l'ordine pubblico.

Un granatiere italia no agita una grande bandiera. Centinaia di altri vessilli tricolori sovrastano la folla. Un plotone cli soldati ceco-slovacchi, con bandiera bianca e rossa, è schierato da un lato sull'attenti.

Accanto viene un reparto di truppe jugoslave. Molti ufficiali di marina sono in mezzo al popolo.

Portano quasi tutti sul berretto la coccarda italiana; alcuni quella jugoslava. Non un Cittadino è senza coccarda o senza fascia O senza bandiera ; ognuno si è ornato di tricolore. I nostri cx prigionieri hanno messo in ordine, Come meglio hanno potuto, le loro divise.

I militari A 'TRIESTE   CON ' L' (( AUDCACE)) ; » 25 dell' esercito austriaco hanno strappato dalle ]oro divise tutti i distintivi dell'Impero defunto. I più fortunati che hanno potuto procurarsi le nostre stellette le portano al ba,vero o sul berretto. Mentre l'immensa folla scoppia in ovazioni formidabili, un treno parte fischiando e sbuffando verso Nabresina.

Sono forse gli ultimi tedeschi e magiari che abbandonano la città libera per sempre. II delirio del popolo si ingigantisce quando l'<< Audace ll ormeggia al molo.

 

Tutti vorrebbero precipitarsi incontro al Generale che è ritto a prua.

Si stenta ad impedire che la nave sia invasa. Le donne, che sono nella folla le più numerose e le più frementi, si slanciano innanzi a gettare fiori.

Si getta il cavo per la manovra d'ormeggio eù c,n tenente di vascello in divisa austriaca, che è a terra, lo afferra e Io bacia. Le grida di << Viva l'Italia n sono incessanti.

L'emozione è indicibile e nessuno che non abbia visto può raffigurarsi il grandioso spettacolo. Non meno di 150 mila persone. tutta la popolazione attuale di Trieste, saluta in un'estasi di tenerezza i fratelli italiani.

Il Podestà Valerio sale a bordo dell' Audace.

Il venerando patriota va incontro al Generale Petitti e lo abbraccia e lo bacia. Con le lacrime agli occhi dice: «Ho la gioia ineffabile, la massima gioia che possa essere concessa ad in tiglio cli Trieste, di porgere a voi - Generale - alla gloriosa Armata e all'eroico Esercito, al Vostro Comando, il saluto commosso della città redenta. Trieste, che una fede incrollabile ha sorretto nel lungo martirio, saluta i fratelli che le portano la Madre invocata

. Quale sia l'anima di Trieste in questa storica giornata, l'anima mia che vibra dello stesso amore lo sente, non lo sa esprimere nella sua interezza la mia parola.

Trieste stessa ve lo cliccar. E Trieste lo dice con una delirante ovazione al grido di «Viva l'Italia, Viva l'Esercito Italiano, Viva il R@. Squillano i tre segnali di attenti. Il Generale Petitti scende dalla nave, batte il piede sul suolo e proclama solennemente la presa di possesso di 'l"'trieste con queste parole: ((Jn nome di S. M. il Re d'Italia prendo possesso della città di Trieste.

Le acclamazioni si rinnovano formidabili.

DM molo, in automobili circondate dalla, folla che applaude, grida, piange. in uno sfogo tumultuoso di sentimenti. il Generale Petitti , accompagnato dal suo Stato Maggiore e con una enorme bandiera tricolore si reca col Podestà al Palazzo della luogotenenza.

Dall' Audacei scendono subito dopo i plotoni di carabinieri, fra battimani flogosi.

Traversiamo le folte ali di popolo, seguendo l'.antiatomo~ del Governatore.

E" impossibile incamminare.

Uomini, donne. bambini ci saltano al collo, ci abbracciano, ci baciano, ci prendono le mani, dicono fra i singhiozzi parole d'amore: «Finalmente! Vi abbiamo tanto aspettato. Sono quattro anni che soffriremo ma non 26 IJRMANNO AMICUCC! abbiamo mai dubitato, fratelli! Viva l'Italia! Viva l'Italia».

Gri, diamo con la voce strozzata: «Viva Trieste b).

La folla ripete le sue grida gioiose. Ufficiali e soldati sono quasi soffocati dai dolci amplessi. Una musica intona l'inno di Garibaldò, l'inno di Mameli. la Marcia Reale.

E' il crepuscolo e tutta la città improvvisamente si illumina di luci sfolgoranti.

Dopo quattro anni di guerra è la prima sera in cui si a,:,cedono a Trieste i grandi fari elettrici. Le case che sono pavesate di tricolore si infiammano di lampade bianche rosse e verdi.

La luminaria è fantastica. La folla rompe i cordoni e corre in una frenesia di gioa.

Dietro alle automobili del Governatore la manifestazione di giubilo non ha più limite. Dal molo al Palazzo,o della luogotenenza è un mare di teste che si agitano. Un immenso coro di evviva riempie il cielo .

Il Generale Petitti e il Podestà, seguiti dal portabandiera, salgono al Palazzo e si affacciano alla grande loggia donde assistono al più grande spettacolo che Trieste possa offrire : a tutta la città che fa il suo plebiscito per acclamazione.

Il Generale sta qualche minuto a guardare poi con un gesto della mano chiede un po' di silenzio.

Con voce vibrante di commozione ma squillante egli dice : «Cittadini di Trieste, vi ringrazio della entusiasti accoglienza che avete fatto a me ed ai mi~i soldati. Vi porto il saluto dell'Italia, vi porto il saluto dell'Esercito che sacrificò generosamente il suo sangue per realizzare un sogno cli un secolo. Sarà molto facile~ il mio compito fra voi.

Io vi invito a gridare tutti con me : Viva l'Italia ! Viva il nostro Re ! Viva la Casa Savoia ! Viva il prode Esercito Italiano b). Imponenti salve di applausi e di evviva interrompono le parole del Generale. Doro alcuni minuti egli può proseguire così : «Sono sei anni due io sono in guerra ed ho versato anche il mio sangue, e mai ebbi una emozione simile a quella che oggi provo, è la maggiore di tutta la mia vita.

Ma Dio è giusto : egli dà il premio alle cause giuste b).

Quindi nel salone della luogotenenza il Governatore riceve deprime rappresentanze : gli vengono presentati i membri del Comitato di salute pubblica; poi un ex-ufficiale dell'Esercito austriaco profonda un breve discorso in francese in rappresentanza dello Stato cecoslovacco salutando l'Italia che combatte e vinse per la redenzione dei popoli oppressi dall'Austria.

L'avv. Puecher a nome del partito soda.lista e delle classi lavoratrici saluta nel Generale il liberatore dell'odiata tirannia austriaca.

Un jugo~lavo saluta quindi, in croato, l'Esercito italiano. Si beve una coppa di champagne italiana brindando alla. liberazione.

Il Podestà Valerio, rivolge un pensiero di Alla TRIESTE  E CON L' AUDACIA -  27 gratitudine al Re, all'Esercito, al Generale che impersona l'Italia.

L'avv. Rybar, in italiano, saluta il Governatorato a nome pelle Consiglio Nazionale jugoslavo e delle formazioni jugoslave di terra e di mare.

Si domandano da ogni parte notizie della nostra avanzata. Il Generale Petitti annunzia ohe ieri è stata liberata Rovereto e che fra poche ore le truppe italiane saranno a Trento. 

l Tagliamento è passato e si va verso Udine. L'avv. Puecber esclama: «Sono tre anni e mezzo che attendiamo questa giornata, Generale b>. Il' Generale Petitti annunzi~ che egli è stato nominato Governatore non soltanto di Trieste, ma anche di tutta la Venezia Giulia, che s01;10 in viaggio piroscafi carichi di viveri e di indumenti e che stanno per arrivare due battaglioni di bersaglieri ed altri seimila uomini di truppa.

Un rappresentante di Fiume, singhiozzando, reca il saluto della città cbe spera ed attende la liberazione. Il Generale Petitti si r eca quindi al Municipio dove è ricevuto dal Podestà e dai membri della Giunta.Come suo primo atto il Governatore richiama in funzione l'amministrazione municipale che il Governo austriaco sciolse in odio all'Italia il 2.q maggio 1915.

Dopo alcune parole del Podestà il Generale Petitti _dice : «La lotta tenace per la conquista dei vostri ideali, i dolori da voi sofferti, sono oggi ricompensati merce il valore dell'Esercito d'Italia.

Trieste ha raggiunte le sue aspirazioni.

Ora essa è unita indissolubilmente all'Italia (vive acclamazioni). Il Popolo italiano la vuole sotto l'egida sua. Non bo bisogno cli dire quanta parte abbiamo presa ai vostri dolori. Trieste ba sofferto troppo per non meritarsi il nostro amore.

Passati questi momenti di guerra tutte le difficoltà saranno felicemente superate con il concorso di tutti, la Nazione consoliderà l'unità politica ed economica del nostro paese. Ringraziamo il Re, il nostro Re, primo soldato d'Italia, primo cittadino d'Italia, che col suo senno e col suo valore ha contribuito a realizzare il vostro sogno al suo prestigio è stato animazione e forza a superare tutti gli ostacoli ed a compiere ciò che si è fatto.

Saluto il primo Sindaco di Trieste italiana (applausi) e da questo momento dichiaro sciolto il Comitato di salute pubblica e ne assumo i poteri : desidero che la rappresentanza comunale rientri nelle sue funzioni come era prima del 23 maggio 1915.

Avete aspettato, avete sofferto, avete avuto fede; ora i vostri voti sono compiuti. Evviva l'Italia, Evviva» !. I

l Generale domanda di baciare il Sindaco, lo scambio dell'abbraccio suscita commozione- intenta in tutti i presenti. Poi dal poggiolo il Generale rivolge alla folla. queste p,role : c>.

Nessuno aveva voluto mancare all'arrivo. Non sapendo l'ora ognuno aveva pensato di mettersi sulla riva ad aspettare dalla mattina. L'attesa è stata fremente: non si era saputo unila fino are 2, quando era torna tra la torpediniera che aveva portato a Venezia la deputazione di Trieste.

Essa aveva detto: « Undici unità sono par- ;io ERMANNO AMICUCCI tute stamani dal Lido e potranno essere qui fra un'ora o dune.

E l'attesa era durata cosi fino alle 4.30. Nelle conversazioni serali queste ore cli ansia vengono rievocate con gioia.

Poi si parla della tirannide austriaca, delle persecuzioni; della fame sofferta, della mancanza di tutto, dei prezzi favolosi raggiunti dai generi cli prima necessità. La farina costava 24 corone, il pane oltre la razione fino a 10 corone il chilogrammo, il caffè 200 corone, lo zucchero 33 corone, un vestito completo dalle 2000 alle 2400 corone, un paio cli scarpe 200.

Al restaurant dove pranziamo una bistecca costa 24 corone, una insalata 8, una bottiglia cli vino 35. Al caffè ci dànno una tazza di surrogati che non ha nemmeno il color e del caffè e una pastiglia di saccarina piccola come le nostre compresse .di clorato di potassio. Ma tutto quello che Trieste ha sofferto è oggi ùimenticato.

La libertà è finalmente venuta con le armi italiane : ed è venuta proprio il giorno di San Giusto, 3 novembre, il giorno della grande festa triestina ! Domani nella basilica di San Giusto avrà luogo mm cerimonia solenne di ringraziamento cui interverrà il Governatore con i marinai ed i bersaglieri.

Tra la folla, che ci saluta e ci interroga dappertutto, troviamo dei giornalisti triestini. Ci conducono alla redazione del giornale (( La Nazione , un magnifico coraggioso quotidiano che è uscito tre giorni fa, diretto da Silvio Benco e da Giulio Cesari.

E' il nuovo giornale nazionale di Trieste. Allo scoppio della guerra la teppa poliziesca austriaca incendiò il palazzo del  Piccolo.

Passando ne vendifumo le rovine. Durante la guerra è uscito sempre, invece, il « Lavoratore JJ, che oggi porta anche esso il saluto dei lavoratori. Silvio Benco pallido ed emaciato per le atroci sofferenze patite in due anni di internamento a Linz, in un campo di concentrazione, è animato da uno spirito nuovo e da una nuova forza. Mette nel giornale tutta la sua passione. Oggi è raggiante.

Il primo numero del suo giornale è uscito il 1.o novembre con questa presentazione : « E' l'ora più grande e più bella della Storia di Trieste. Il destino si compie. Usciamo dalla redazione del giornale a notte alta.

Le vie sono ancora animate.

Da ogni canto ci giungono gli echi di canzoni italiane, di inni patriottici; di canzonette napoletane, di canti triestini.

La città liberata canta la sua gioia profonda.