PRIMA GUERRA MONDIALE
LE 12 BATTAGLIE DELL’ISONZO
All'epoca la grande guerra veniva chiamata 'La guerra d'Europa', solo successivamente si affermarono denominazioni quali Grande Guerra (Guerra Granda a livello popolare) e, soprattutto, Prima Guerra Mondiale.
Gli austro-ungarici, tra il 1914 e il 1915 erano impegnati nel fronte Russo.
Sul fronte italiano, fino ad allora con l'Italia 'neutrale', contavano nella cintura delle fortezze attorno a Trento per fermare eventuali avanzate italiane, con un ridottissimo numero di soldati.
Il fronte delle Dolomiti era addirittura praticamente sguarnito, ma ben presto venne attrezzata una linea difensiva arretrata rispetto al confine, contando sulle favorevolissime dorsali montuose
del Lagorai e delle Dolomiti di Sesto.
L'Italia entrò in guerra con baldanza e incoscienza, convinta di una facile vittoria in breve tempo, già pensando all'annessione del Trentino e della Venezia Giulia, nonostante le trattative e
l'offerta austriaca di concedere quei territori in cambio della neutralità italiana.
Le battaglie dell'Isonzo furono una serie di battaglie della prima guerra mondiale combattute lungo la frontiera orientale Italo-Austriaca, nei pressi del fiume Isonzo.
La cronologia delle battaglie è la seguente:
Le dodici battaglie dell’Isonzo Nella storia militare d’Italia l’Isonzo è ricordato soprattutto perché lungo il suo corso, tra il maggio 1915 e l’ottobre 1917, si svolsero le dodici grandi battaglie contro l’esercito austroungarico, nelle quali si compendia gran parte della Prima guerra mondiale sul fronte italiano.
Le prime quattro battaglie si svolsero nel 1915 tra giugno e dicembre ed ebbero carattere di guerra di posizione. Gli obiettivi territoriali raggiunti furono pressoché trascurabili, ma l’Austria fu obbligata a inviare sul fronte italiano forze sempre più numerose.
In particolare, le prime due battaglie costituirono il tentativo di alleggerire la pressione tedesca sul fronte orientale, mentre la terza e la quarta erano volte a diminuire la pressione degli imperi centrali sulla Serbia.
Nel 1916, quando si profilò la minaccia della Strafexpedition sul Trentino, vi fu la quinta battaglia (11-19 marzo), in cui l’offensiva italiana venne respinta.
Quindi il generale Cadorna riprese i preparativi: tra il 27 luglio e il 4 agosto spostò uomini e mezzi dal Trentino sull’Isonzo (300.000 uomini, 57.000 quadrupedi, 9810 carri) e attaccò di sorpresa gli austriaci, le cui forze erano relativamente scarse.
L’attacco del 6-17 agosto (6ª battaglia dell’Isonzo) portò alla conquista di Gorizia.
Venuta meno, anche per troppa lentezza di esecuzione, la rottura del fronte a oriente di Gorizia, la 7ª (14- 16 settembre), l’8ª (9-12 ottobre) e la 9ª (31 ottobre-4 novembre 1916) battaglia rientrarono nello schema degli impegni di logoramento.
Nel 1917 si ebbe la 10ª battaglia dell’Isonzo (12 maggio-7 giugno); l’offensiva italiana fu sferrata sette giorni dopo la fine di quella franco-britannica.
La battaglia superò di gran lunga le nove precedenti, senza conseguire peraltro lo sfondamento.
Si pose mano allora con mezzi ancora maggiori all’11ª battaglia (17 agosto-15 settembre); l’attacco fece realizzare una penetrazione di 10 km nel dispositivo di difesa nemico, ma fece contare numerose perdite tra le truppe italiane.
Alla fine della battaglia gli austriaci disponevano però di sole 24 divisioni, di fronte alle 51 degli italiani.
Fu dunque decisa un’offensiva austro-tedesca volta ad allontanare il pericolo ormai imminente su Trieste, ricacciando gli italiani di là dalla frontiera dell’Isonzo.
La 12a e ultima battaglia dell’Isonzo, meglio nota come battaglia di Caporetto, iniziò il 24 ottobre; dopo un bombardamento di artiglieria durato sei ore, l’attacco austrogermanico penetrò subito in profondità.
Elementi scelti tedeschi travolsero le difese italiane e, rapidamente progredendo per il fondovalle, raggiunsero Caporetto lo stesso giorno.
Il 26 cadde senza resistenza Monte Maggiore, su cui Cadorna contava come cardine di una difesa in seconda linea; già alla sera dello stesso giorno, il grosso dell’esercito italiano era in pericolo, per cui poco dopo la mezzanotte del 27 fu dato l’ordine definitivo di ritirata.
Gli scontri proseguirono poi fino al 12 novembre, spostandosi dalla zona dell’Isonzo a quella del Tagliamento e poi del Piave.
GRANDE GUERRA
PRIMO SBALZO OFFENSIVO E PRIMA BATTAGLIA DELL’ISONZO
Il primo sbalzo offensivo è stato pianificato secondo il concetto operativo che prevedeva un attacco principale sul fronte giulio per superare la linea dell'Isonzo (2ª e 3ª Armata), tendendo a raggiungere la linea della Sava, in direzione di Lubiana, attacchi secondari in Cadore (3ª Armata) e in Carnia (XII Corpo d’armata) i cui obiettivi erano Dobbiaco e l'apertura di uno sbocco che portasse in Carinzia. Sul fronte trentino (1ª Armata) le truppe dovevano tenere un atteggiamento difensivo.
Le truppe italiane, schierate sul fronte isontino, comprendevano 15 divisioni di fanteria, due gruppi alpini e due divisioni di cavalle-ria, raggruppate in due armate: la 2ª Armata (generale Frugoni) schierata da M. Maggiore a Prepotto (sul fiume Judrio) e la 3ª Armata (generale Emanuele Filiberto Duca d'Aosta) schierata da Prepotto fino al mare , con una forza complessiva di 249 battaglioni (più 89 di riserva), 110 squadroni di cavalleria (più 40 di riserva), 242 batterie d'artiglieria (più 74 di riserva). Alle truppe italiane si contrapponevano 79 battaglioni, 11 squadroni di cavalleria, 75 batterie d'artiglieria, al comando del generale Boroevic.
La posizione degli austriaci era estremamente vantaggiosa, perché permetteva loro di sfruttare le difese naturali offerte dalle zone montuose, bastavano poche truppe per difendere lunghi settori della frontiera.
Il 24 maggio, irruppero lungo il confine.
Sul fronte isontino conquistarono Caporetto, la zona tra l'Isonzo e lo Judrio, occuparono Cormons, Cervignano del Friuli e Grado.
Nei primi giorni di giugno, vennero occupate Gradisca e Plava, oltre l'Isonzo. Furono poi occupati Monfalcone e, il 16 giugno 1915, parte del Monte Nero.
Gli italiani ottennero anche Tolmino, le alture nelle vicinanze di Plezzo e il Monte Colo-vrat. Le principali azioni che videro maggiormente impegnate le truppe italiane durante la prima battaglia dell'Isonzo furono contro il campo trincerato di Tolmino (IV Corpo d'Armata, 2ª Armata), contro il campo trincerato di Gorizia, scindibile nell'attacco a Plava e nell'attacco alla linea Sabotino-Oslavia-Podgora (II e VI Corpo d'Armata, 2ª Armata), l'attacco sul Carso (3ª Armata).
Il 22 giugno le truppe italiane conquistarono la dorsale Ursic-Vrata- Kozliak, passarono l’Isonzo, superando la frontiera stabilita con il trattato del 1866, nel settore di Plava, occupando q. 383. Conquistarono q. 98 di Monfalcone ed il Monte Nero dell’Alto Isonzo.
Negli altri settori occuparono Ala, il passo del Tonale, Cortina d’Ampezzo, Fiera di Primiero.
Le perdite furono ingentissime da parte italiana: 7.560 morti, 22070 feriti, 2.950 dispersi.
Il 23 giugno ebbe inizio la prima battaglia dell'Isonzo, la 2ª Armata, puntando su Lubiana, doveva attaccare il bastione montano del Vodil e Monte Nero, capisaldi avanzati della testa di ponte di Tolmino, mentre la 3ª Armata, puntando su Trieste, doveva attaccare le alture del Sabotino e del Podgora, che rap-presentavano le difese avanzate del campo trincerato di Gorizia.
Il complesso di quelle alture costituiva l'appoggio dell'antemurale carsico, il cui primo ostacolo da superare, dal punto di vista tattico, era il Monte San Michele.
Le forze contrapposte erano rappresentate da 252 battaglioni di fanteria, 111 squadroni di cavalleria e 230 batterie italiane e da 109 battaglioni e 14 batteria austriache.
I sanguinosi combattimenti si protrassero per quindici giorni consecutivi.
Nel settore della 2ª Armata il tentativo di conquistare Tolmino fallì completamente, mentre gli unici magri risultati si ottennero sul basso Isonzo, nel settore meridionale della 3ª Armata. Infatti, mentre sul Podgora il nemico resistette efficacemente, più a sud le truppe italiane, passato l'Isonzo, riuscirono a creare delle teste di ponte nella zona di Sagrado, Fogliano, Redipuglia sulla riva sinistra dell'Isonzo.
Nella prima battaglia dell’Isonzo le truppe italiane ebbero 1.916 caduti, 11.4495 feriti e 1.536 dispersi