LE FIGURE PIÙ IMPORTANTI DELL'ESERCITO ITALIANO DURANTE
LA GRANDE GUERRA
VITTORIO EMANUELE
Vittorio Emanuele III (Napoli 1869 - Alessandria d'Egitto 1947) fu Re d'Italia dal 1900 al 1946. Salito al trono dopo l'uccisione del padre, Umberto I, dimostrò inizialmente un interesse attivo all'interno della politica italiana. Nonostante il Regno fosse legato all'Austria-Ungheria e alla Germania dal patto di Triplice Alleanza, egli preferì riavvicinarsi alla Francia e all'Impero russo.
Così, quando nel 1914 le varie Potenze europee si dichiararono guerra, fu dapprima un sostenitore della neutralità per poi divenire un moderato interventista nella primavera del 1915 accettando gli impegni contenuti nel Patto di Londra.
Durante la Grande Guerra spostò la sua residenza da Roma a Torreano di Martignacco, un piccolo paese alla periferia di Udine.
Stabilì il suo quartier generale presso Villa Linussia (oggi chiamata Villa Italia) ed ospitò delegazioni politiche e militari sia italiane che estere. Venne soprannominato "Re Soldato" per la sua costante presenza nelle immediate retrovie durante le operazioni di guerra.
Seguì in prima persona l' azione guidata da Pietro Badoglio sul Monte Sabotino (Sesta battaglia dell'Isonzo) e soggiornò per un periodo a Monteaperta, sede di un importante ospedale militare nelle Prealpi Giulie.
Dopo la Ritirata di Caporetto, spinto anche dalle pressioni degli alleati francesi ed inglesi, rimosse dal ruolo di Capo di Stato Maggiore il generale Luigi Cadorna e conferì l'incarico a Armando Diaz.
EMANUELE FILIBERTO DUCA D'AOSTA
Emanuele Filiberto Duca d'Aosta (Genova 1869 - Torino 1931) fu un generale italiano durante la Grande Guerra. Cugino di Vittorio Emanuele III, entrò a far parte dell'esercito nel 1905.
La sua carriera fu brillante e dieci anni più tardi, quando venne ufficializzata la guerra contro l'Austria-Ungheria, Emanuele Filiberto fu nominato comandante della Terza Armata nel settore del Basso Isonzo.
Il Duca d'Aosta stabilì la sua sede presso Villa Attems-Bresciani di Cervignano del Friuli e guidò gli assalti dei suoi uomini in tutte le undici battaglie dell'Isonzo.
Durante la Sesta
Battaglia contribuì, con la conquista
del Monte San Michele, all'entrata
dell'esercito italiano a Gorizia mentre non riuscì mai a superare le
linee difensive austro-ungariche poste sul Monte
Ermada.
Con la Ritirata di
Caporetto fu costretto a retrocedere nonostante la sua Armata non fosse stata coinvolta nei
combattimenti. Si dispose lungo il Basso
Piave e dopo la Battaglia
Finale riconquistò il terreno perduto l'anno precedente. Non essendo mai stato sconfitto sul
campo, Emanuele Filiberto venne ribattezzato "Il
Duca Invitto".
Al termine della Grande Guerra si avvicinò al regime fascista e ricevette nel 1926 la nomina a Maresciallo
d'Italia. Cinque anni più tardi morì a Torino.
Per sua volontà, il corpo venne traslato nel Sacrario di Redipuglia all'interno di un gigantesco sarcofago.
Non lontano da questo grandioso monumento funebre si trovano i musei all'aperto del Carso isontino in cui è possibile riscoprire i luoghi dove la Terza Armata si è resa protagonista tra il 1915 ed il 1917.
ARMANDO DIAZ
Armando Diaz (Mercato San Severino 1861 - Roma 1928) fu un generale italiano, nominato l'8 novembre 1917 Capo di Stato Maggiore dell'Esercito italiano durante la Grande Guerra.
Fu avviato alla carriera militare sin dall'adolescenza entrando a far parte dello Stato Maggiore già dal 1895 come segretario del Capo di allora, il generale Pollio. Partecipò alla guerra italo-turca nel 1911 e venne confermato segretario anche nel 1914 quando Luigi Cadorna prese il posto di Pollio.
Chiese ed ottenne di partecipare attivamente alle operazioni belliche guidando inizialmente una divisione della Terza Armata e poi il XXIII Corpo d'Armata sul Carso.
In questa fase non si distinse granché dal punto di vista militare ma, al contrario di molti ufficiali, dimostrò di essere un ufficiale dal temperamento umano.
Questa caratteristica si rivelò fondamentale quando Vittorio Emanuele III, incalzato dagli Alleati dell'Intesa dopo la Ritirata di Caporetto, sostituì Cadorna proprio con Armando Diaz.
Egli fu in grado di ridare fiducia ai soldati dell'esercito italiano, scioccati per l'arretramento
fino al Piave, e di creare una maggiore coordinazione tra tutti i reparti e il governo di Roma.
Nonostante abbia avuto parecchie incertezze nello sferrare l'attacco
finale, Diaz riuscì a portare a termine la Grande
Guerra con una vittoria.
Dopo questo evento divenne un eroe nazionale tanto che ancora oggi strade e piazze di molte città italiane
portano il suo nome. Su richiesta di Vittorio Emanuele III accettò l'incarico di Ministro
della Guerra nel primo governo Mussolini (1922-1924) per ritirarsi poi a vita privata con la
nomina di Maresciallo
d'Italia, carica militare creata durante il Fascismo.
PIETRO BADOGLIO
Pietro Badoglio (Grazzano Badoglio 1871 - 1956) fu un generale italiano durante la Grande Guerra. Sin da giovane intraprese la carriera militare ed ottenne notevoli risultati durante la guerra in Libia del 1911-1912 tanto da essere nominato maggiore per meriti di guerra. Allo scoppio della Grande Guerra gli fu assegnato il comando della 4° Divisione della Seconda Armata nella zona del Monte Sabotino, a nord-est di Gorizia.
Divenne uno dei protagonisti della Sesta battaglia dell'Isonzo quando guidò un fulmineo attacco contro le
postazioni austro-ungariche, creando così le premesse per la successiva entrata dell'esercito italiano nella città isontina. La sua popolarità accrebbe
e venne promosso dapprima maggiore generale e successivamente tenente generale.
Il 24
ottobre 1917 si trovò a capo del XXVII
Corpo d'Armata, disposto sulla linea dell'Isonzo nella zona di Tolmino. L'offensiva austro-germanica lo investì in pieno dando così origine
alla disfatta di Caporetto. Ciononostante la sua carriera proseguì e, dopo
la destituzione di Cadorna da Capo di Stato Maggiore, fu nominato vice-Capo assieme
al generale Gaetano
Giardino.
Terminata la Grande Guerra raggiunse i vertici dell'esercito italiano e con l'avvento del Fascismo iniziò una
carriera politica notevole che lo portò alla nomina di Primo Ministro dopo la caduta di Mussolini (25 luglio 1943).
Pietro Badoglio fu una delle personalità militari più famose della prima metà del '900. Sulla sua carriera
però esistono ancora oggi delle ombre per quanto è successo a Caporetto.
La Commissione d'Inchiesta sancì che "Caporetto era stato il prodotto tanto di alcune responsabilità individuali al massimo grado militare (Cadorna, Capello ecc.) quanto di un "crollo morale" delle truppe." (Nicola Labanca, "Caporetto - Storia di una disfatta", Giunti, Firenze, 1997, pp. 93-94). Eppure Badoglio, che ai tempi era un alto ufficiale impegnato proprio tra Tolmino e Caporetto, fu l'unico ad essere escluso dalla "Relazione" della Commissione. Ancora oggi la storiografia indaga su questo fatto.
FRANCESCO BARACCA
CARLO PETITTI DI RORETO
Carlo Petitti di Roreto (Torino 1862 - 1933) fu un generale italiano durante la Grande Guerra e primo governatore di Trieste.
Membro di una famiglia nobile piemontese, venne avviato agli studi militari sin da ragazzo. Partecipò con il grado di colonnello alla guerra di Libia e nel 1912, in seguito ad una vittoria, ottenne la nomina a Cavaliere dell'Ordine Militare di Savoia.
Allo scoppio della Grande Guerra guidò la Brigata Parmalungo il fronte dolomitico.
Partecipò agli scontri nella zona del Passo San Pellegrino e del Col di Lanaprima di essere promosso a maggiore generale ed essere trasferito a capo della 35° Divisione sull'Altopiano di Asiago durante i giorni della Strafexpedition.
In questa occasione dimostrò una notevole intelligenza militare tanto da meritare un riconoscimento anche dall'esercito francese.
Pochi mesi dopo la sua divisione venne inviata in Macedonia come richiesto dagli accordi con gli alleati della Triplice Intesa.
Petitti perciò guidò 40mila uomini sul fronte sud-orientale ed inflisse diverse sconfitte alle armate
bulgaro-tedesche entrando, nel novembre del 1916, nella città di Monastir (l'odierna
Bitola).
Nel maggio 1917 venne richiamato sul Carso e
partecipò alle ultime tre battaglie
dell'Isonzo, guadagnandosi una Medaglia d'Argento al Valor Militare per aver aver cercato di rallentare
le truppe austro-germaniche dopo la Ritirata di
Caporetto.
Nel giugno 1918 (Battaglia
del Solstizio) guidò il XXIII Corpo d'Armata e al termine del conflitto fu nominato governatore di
Trieste.
Ancora oggi sono celebri le immagini di Petitti di Roreto mentre sbarca dalla nave
Audace sul molo
di fronte all'odierna Piazza Unità , sancendo così ufficialmente il passaggio della città
giuliana al Regno d'Italia (3
novembre 1918).
Ecco alcuni personaggi italiani che hanno giocato un ruolo significativo nella Prima Guerra Mondiale:
Questi sono solo alcuni dei tanti personaggi italiani che hanno combattuto e influenzato gli eventi della Prima Guerra Mondiale.
La loro dedizione e il loro coraggio hanno lasciato un'impronta indelebile nella storia.
LUOGHI DELLE BATTAGLIE PRIMA GUERRA MONDIALE
La prima guerra mondiale è stata una delle guerre più cruente che l'umanità possa ricordare e da quando il 23 maggio 1915 l'Italia dichiarò guerra all'Austria-Ungheria, si venne a creare il cosiddetto fronte italo-austriaco che copriva ben 600 kilometri dall'Ortles all'Adriatico.
Ben due terzi di questo fronte era dislocato proprio nell'estremo nord-est del Friuli, tra Italia, Austria e Slovenia, arrivando fino al Carso nei pressi di Monfalcone.
Furono circa 5 milioni gli italiani che combatterono questa guerra, definita di posizione, vivendo a stretto contatto con altri soldati all'interno delle famigerate trincee che furono le tristi
protagoniste di quegli anni. Luoghi dove i soldati dovettero soffrire per mesi e anni le paure di una morte mai certa ma sempre in agguato in cui le condizioni di vita erano al limite della
sopportazione umana: cadaveri, topi ed epidemie erano i “compagni” quotidiani di questi uomini, tormentati anche dalle condizioni climatiche impietose soprattutto d'inverno.
Ma cos'erano queste trincee e cosa significava viverci dentro con la consapevolezza che prima o poi sarebbe arrivato un assalto nemico, un attacco di artiglieria o dei temuti gas venefici ?
Uno dei modi per farsi un'idea di cosa volesse dire vivere in quelle condizioni è andare direttamente nei luoghi delle grandi battaglie e
vedere con i propri occhi quanto è rimasto conservato di quel periodo esplorando fortificazioni, chiese, cimiteri e trincee che nonostante il trascorrere del tempo sono rimaste praticamente
intatte fino ad oggi a testimonianza di un conflitto che ci avrebbe segnato per sempre fino allo scoppio della seconda guerra mondiale.
Un percorso quindi che segue grossomodo il fiume Isonzo, mostrando tutti i luoghi dove italiani e austriaci si fronteggiarono in prima linea anche a poche decine di metri di distanza gli uni
dagli altri all'interno delle proprie trincee.
Da Plezzo, famosa per il barbaro uso dei gas tossici da parte degli Imperi Centrali a Caporetto, passando per il Monte Nero (Krn), la catena del Kolovrat e proseguendo verso sud tra Tolmino e
Gorizia arrivando fino alle zone carsiche di Monfalcone, si può scoprire un mondo denso di storia dove audaci assalti e cruenti scontri culminarono con la famosa rotta di Caporetto a pochissimi
kilomentri dall'attuale confine italiano.
Divisioni | Brigate | Reggimenti fanteria | Reggimenti artiglieria |
---|---|---|---|
16ª Divisione Fanteria |
Brigata Friuli Brigata Cremona |
87º Reggimento
fanteria e 88º Reggimento
fanteria 21º Reggimento fanteria e 22º Reggimento fanteria |
32º reggimento artiglieria |
29ª Divisione Fanteria |
Brigata Perugia Brigata Lazio |
129º Reggimento
fanteria e 130º Reggimento
fanteria 131º Reggimento fanteria e 132º Reggimento fanteria |
37º reggimento artiglieria |
Truppe suppletive | 23º Reggimento Cavalleria "Umberto" | 7º reggimento artiglieria |
Divisioni | Brigate | Reggimenti fanteria | Reggimenti artiglieria |
---|---|---|---|
25ª Divisione Fanteria |
Brigata Macerata Brigata Sassari |
121º Reggimento
fanteria e 122º Reggimento
fanteria 151º Reggimento fanteria e 152º Reggimento fanteria |
46º reggimento artiglieria |
30ª Divisione Fanteria |
Brigata Piacenza Brigata Alessandria |
111º Reggimento
fanteria e 112º Reggimento
fanteria 155º Reggimento fanteria e 156º Reggimento fanteria |
39º reggimento artiglieria |
31ª Divisione Fanteria |
Brigata Chieti Brigata Barletta |
123º Reggimento
fanteria e 124º Reggimento
fanteria 137º Reggimento fanteria e 138º Reggimento fanteria |
43º reggimento artiglieria |
Truppe suppletive | 49/50/51 Raggruppamento Battaglioni Bersaglieri autonomi |
25º reggimento
artiglieria 44º reggimento artiglieria |
Divisioni | Brigate | Reggimenti fanteria | Reggimenti artiglieria |
---|---|---|---|
26ª Divisione Fanteria |
Brigata
Caltanissetta Brigata Catania |
147º Reggimento
fanteria e 148º Reggimento
fanteria 145º Reggimento fanteria e 146º Reggimento fanteria |
49º reggimento artiglieria |
27ª Divisione Fanteria |
Brigata Campania Brigata Benevento |
135º Reggimento
fanteria e 136º Reggimento
fanteria 133º Reggimento fanteria e 134º Reggimento fanteria |
38º reggimento artiglieria |
28ª Divisione Fanteria |
Brigata Bari Brigata Catanzaro |
139º Reggimento
fanteria e 140º Reggimento
fanteria 141º Reggimento fanteria e 142º Reggimento fanteria |
45º reggimento artiglieria |
Truppe suppletive | 56º Battaglione Bersaglieri | 47º reggimento artiglieria |
Divisioni | Brigate | Reggimenti fanteria | Reggimenti artiglieria |
---|---|---|---|
3ª Divisione Cavalleria |
V Brigata
Cavalleria 12-24 VI Brigata Cavalleria 3-8 |
Artiglieria Ha° | |
4ª Divisione Cavalleria |
VII Brigata
Cavalleria 1-26 VIII Brigata Cavalleria 19-28 |
Artiglieria Ha° | |
Brigata Padova Brigata "Trapani" |
117º Reggimento
fanteria e 118º Reggimento
fanteria 149º Reggimento fanteria e 150º Reggimento fanteria |
||
Reggimento Carabinieri |
Zona d'operazioni: Stelvio, Garda, Croda Grande.
Divisioni | Brigate | Reggimenti fanteria | Reggimenti artiglieria |
---|---|---|---|
15ª Divisione Fanteria |
Brigata Abruzzi Brigata Venezia |
57º Reggimento
fanteria e 58º Reggimento
fanteria 83º Reggimento fanteria e 84º Reggimento fanteria |
19º reggimento artiglieria |
9ª Divisione Fanteria |
Brigata Roma Brigata Puglie |
79º Reggimento
fanteria e 80º Reggimento
fanteria 71º Reggimento fanteria e 72º Reggimento fanteria |
29º reggimento artiglieria |
34ª Divisione Fanteria |
Brigata Treviso Brigata Ivrea |
115º Reggimento
fanteria e 116º Reggimento
fanteria[1] 161º Reggimento fanteria e 162º Reggimento fanteria |
41º reggimento artiglieria |
Truppe suppletive |
2º Reggimento
bersaglieri 4º Reggimento bersaglieri 8º Reggimento bersaglieri 22º Reggimento Cavalleggeri "Catania" (2º Squadrone) 41º Reggimento artiglieria (mortai da montagna) 42º Reggimento artiglieria (mortai da montagna) 48º Reggimento artiglieria (mortai da montagna) VI Battaglione Guardia di Finanza |
5º reggimento artiglieria |
Zona d'operazioni: Alpi Giulie - Carso
Zona di operazioni: Carso, Trieste.
Divisioni | Brigate | Reggimenti fanteria | Reggimenti artiglieria |
---|---|---|---|
11ª Divisione Fanteria |
Brigata Pistoia Brigata Re |
35º Reggimento
fanteria e 36º Reggimento
fanteria 1º Reggimento fanteria e 2º Reggimento fanteria |
14º reggimento artiglieria |
12ª Divisione Fanteria |
Brigata Pavia Brigata Casale |
27º Reggimento
fanteria e 28º Reggimento
fanteria 11º Reggimento fanteria e 12º Reggimento fanteria |
30º reggimento artiglieria |
1ª Divisione Cavalleria |
I Brigata
cavalleria 13-20 II Brigata cavalleria 4-5 |
Artiglieria HA (a cavallo) | |
Truppe suppletive |
VIII Raggruppamento
Bersaglieri ciclisti XI Raggruppamento Bersaglieri ciclisti VI Raggruppamento Bersaglieri ciclisti XII Raggruppamento Bersaglieri ciclisti 94º Reggimento Fanteria Battaglione Guardia di Finanza |
Divisioni | Brigate | Reggimenti fanteria | Reggimenti artiglieria |
---|---|---|---|
13ª Divisione Fanteria |
Brigata Granatieri Brigata Messina |
93º Reggimento fanteria e 94º Reggimento fanteria |
31º reggimento artiglieria |
14ª Divisione Fanteria |
Brigata Acqui Brigata Pinerolo |
17º Reggimento
fanteria e 18º Reggimento
fanteria 13º Reggimento fanteria e 14º Reggimento fanteria |
18º reggimento artiglieria |
Truppe suppletive | 2º reggimento artiglieria |
Divisioni | Brigate | Reggimenti fanteria | Reggimenti artiglieria |
---|---|---|---|
21ª Divisione Fanteria |
Brigata Pisa Brigata Regina |
29º Reggimento
fanteria e 30º Reggimento
fanteria 9º Reggimento fanteria e 10º Reggimento fanteria |
35º reggimento artiglieria |
22ª Divisione Fanteria |
Brigata Ferrara Brigata Brescia |
47º Reggimento
fanteria e 48º Reggimento
fanteria 19º Reggimento fanteria e 20º Reggimento fanteria |
15º reggimento artiglieria |
2ª Divisione Cavalleria |
III Brigata
Cavalleria 7-10 IV Brigata Cavalleria 7-10 |
Artiglieria Ha | |
Truppe suppletive |
VII Raggruppamento Bersaglieri
ciclisti III Raggruppamento Bersaglieri ciclisti Reggimento Guardia di Finanza |
9º reggimento artiglieria |
Zona d'operazioni: Croda Grande - Cadore - Carnia occidentale
Divisioni | Brigate | Reggimenti fanteria | Reggimenti artiglieria |
---|---|---|---|
17ª Divisione Fanteria |
Brigata Torino Brigata Reggio |
81º Reggimento
fanteria e 82º Reggimento
fanteria 45º Reggimento fanteria e 46º Reggimento fanteria |
13º reggimento artiglieria |
18ª Divisione Fanteria |
Brigata Alpi Brigata Calabria |
51º Reggimento
fanteria e 52º Reggimento
fanteria 59º Reggimento fanteria e 60º Reggimento fanteria |
33º Reggimento artiglieria |
Truppe suppletive |
3º Reggimento
Bersaglieri 9º Reggimento Lancieri "Firenze" XVI Guardia di Finanza Alpini |
1º reggimento artiglieria |
Divisioni | Brigate | Reggimenti fanteria | Reggimenti artiglieria |
---|---|---|---|
23ª Divisione Fanteria |
Brigata Aosta Brigata Verona |
5º Reggimento
fanteria e 6º Reggimento
fanteria 85º Reggimento fanteria e 86º Reggimento fanteria |
22º reggimento artiglieria |
Truppe suppletive |
1 reggimento di Milizia Territoriale 16º Reggimento bersaglieri 19º Reggimento bersaglieri 1º Gruppo Alpini 2º Gruppo Alpini 8º Reggimento Alpini |
2º Reggimento artiglieria pesante campale (Gruppi V-VI) |
Divisioni | Brigate | Reggimenti fanteria | Reggimenti artiglieria |
---|---|---|---|
24ª Divisione Fanteria |
Brigata Napoli Brigata Piemonte |
75º Reggimento
fanteria e 76º Reggimento
fanteria 3º Reggimento fanteria e 4º Reggimento fanteria |
36º reggimento artiglieria |
ARMA DI ARTIGLIERIA
Il 15 giugno si celebra la festa dell’Arma di Artiglieria a ricordo dell’intelligente e coraggiosa azione dell’Artiglieria italiana in occasione della 2ª battaglia del Piave, chiamata successivamente battaglia del Solstizio dal poeta Gabriele d’Annunzio.
Il Diario Storico-Militare del Comando della 6ª Armata così riporta gli avvenimenti all'inizio del 15 giugno 1918:
“In seguito a notizie date da disertori al Comando della 4ª armata e da questa comunicate, si conferma a tutti i comandi dipendenti che alle 3 il nemico inizierà la preparazione di fuoco per l’attacco (ore 2.55).
Alle ore 3 infatti, il nemico inizia il tiro di preparazione sulle nostre linee [...]
Contemporaneamente inizia un tiro a liquidi speciali sulle batterie [...]
In fondo Val Brenta tiro poco intenso sulle prime linee, più esteso e lacrimogeno sulle retrovie. Il nostro tiro di contro preparazione era già stato iniziato in precedenza, con successivi concentramenti, sino dalle ore 23,45.
Ore 6.30: il bombardamento nemico è aumentato d’intensità anche sul fronte di sinistra dell’Armata... I nostri tiri di contro preparazione continuano secondo il piano previsto e gli ordini dati.
Ore 8. L’Artiglieria nemica ha intensificato il fuoco, anche a liquidi. [...]
Alle ore 7.30 è iniziato il fuoco di fucileria su tutta la fronte.
A richiesta della fanteria le artiglierie hanno iniziato il tiro di sbarramento.
In Val brenta l’Artiglieria nemica batte abbastanza intensamente le nostre linee della Grabbella;
le nostre artiglierie rieseguiscono tiri di interdizione e sbarramento”.
Nel corso della Prima Guerra Mondiale erano stati sviluppati nuovi criteri d’azione per l’impiego del fuoco dell’Artiglieria che, implementati nel corso della Battaglia del Solstizio prima in difensiva e successivamente in offensiva, hanno portato alla vittoria.
Un’attenzione particolare merita l’argomento della “contro preparazione” in quanto è una tattica innovati-va per l’impiego delle artiglierie che ha indubbiamente contribuito alla vittoria nella battaglia del Solstizio: “un complesso di tiri preordinati, eseguiti, simultaneamente e con continuità, da tutte le artiglierie di un’Armata, allo scopo di neutralizzare l’Artiglieria dell’avversario e stroncare, sul nascere, l’attacco”.
Essa è frutto di un complesso sviluppo dottrinale che ha collegamenti con tutti gli aspetti ordina mentali, tattici e tecnici.
Nella circolare “Principi di organizzazione e d’impiego dell’Artiglieria in fase difensiva” era stabilito che: “in caso di attacco non di sorpresa del nemico, la contro preparazione si sarebbe dovuta sviluppare attraverso fasi distinte:
la 1ª, consistente in azioni contro le batterie avversarie a cominciare da quelle più moleste, avrebbe avuto luogo durante la preparazione d’Artiglieria d’attacco;
la 2ª, saldandosi alla prece-dente, si sarebbe svolta mediante tiri di interdizione vicina e di sbarramento, nel corso della irruzione delle fanterie nemiche”.
Il presupposto per l’azione difensiva è che “l’attacco nemico deve essere infranto col fuoco (di contro-preparazione e di sbarramento) e col movimento (contrattacchi).”
Grazie alla contro-preparazione (anticipata, preventiva e immediata) prima ed al fuoco di aderenza, al termine della prima giornata il nemico realizza solo alcuni parziali successi, pagati a carissimo prezzo: le perdite nemiche assommano a 60.000 uomini mentre le nostre a 6.000.
Scrive il Maresciallo d'Italia Enrico Caviglia: “Le Divisioni austro-ungariche di seconda linea ebbero l’impressione che la 6ª Armata preparasse un attacco invece che attenderlo”.
Proprio mentre il nemico effettua gli ultimi preparativi e gli ultimi movimenti per perfezionare il dispositivo in attesa dell’ora di inizio, è sorpreso dai nostri tiri e si lascia prendere dal panico.
Alcuni battaglioni subiscono perdite già nelle località di raccolta.
I reparti in sosta sono costretti diradarsi per cercare riparo.
Le retrovie si disordinano e così tutta l’organizzazione offensiva ed i depositi di munizioni e le batte-rie sono colpite prima che inizi la preparazione.
L’attacco austro-ungarico inizia, così, in condizioni decisamente sfavorevoli.
Nel rapporto ufficiale della battaglia preparato dall’ Arciduca Federico d’Asburgo il 26 giugno 1918 è riportato:
“[...] Gran parte delle perdite si ebbero già sulle posizioni di partenza. Il nostro attacco si sfasciò nel fuoco micidiale dell’artiglieria nemica. L’artiglieria italiana non poteva essere scoperta nei boschi, cambiava continuamente posizione e le occupò anche all’ultimo momento.
Sull'altopiano 8 divisioni austro ungariche (6, 52, 38, 16, 42, Edelweiss, 18 e 26) sono state frantumate e le divisioni di rincalzo 74 Honvéd, 5 e 28 subiscono perdite senza nemmeno entrare in linea.
Così all'attaccante non è stato possibile ne ritentare l’azione sui monti, ne arroccare le riserve verso il Piave dove ha riportato successi iniziali”.
A proposito dell’impiego dell’Artiglieria italiana si legge nella pubblicazione “Esperienze ricavate dalla battaglia del giugno 1918 (agosto 1918)” dell’Imperiale e Regio Comando Supremo austro-ungarico: “[...]
L’intervento dell’Artiglieria italiana era diretto principalmente, nel tempo che precedette l’attacco, alle vie di comunicazione, ai nodi stradali, alle biforcazioni.
Questa attività con scopi ben determinati e coscienti, ostacolò in notevole misura i nostri preparativi. Nel corso dell’azione il suo fuoco fu poi infles-sibile[...]”.
Il 16 giugno, l’esercito austro-ungarico sul fronte montano passa sulla difensiva e tenta nuovi attacchi sul Piave.
Per la sera del 17, ogni pressione sul Grappa cessa, gli attacchi sul Montello sono contenuti ed il fronte sul Piave è saldamente in mano ai nostri reparti.
L’iniziativa passa, pertanto, completamente in mano italiana.
Ciò permette al Comando Supremo italia-no, che dispone ancora di tutte le riserve, di passare, il giorno 19, alla controffensiva.
Nei giorni successivi, infatti, la potenza di fuoco delle artiglierie e lo spirito di sacrificio della fanteria italiana provocano il definitivo collasso dell’esercito austriaco, che nella notte del 23 inizia la ritirata oltre il Piave.
Nella “Libretta Rossa” l’impiego del fuoco di Artiglieria diventa condizione necessaria per il successo e si esalta la cooperazione con l’Arma base.
“Tranne casi eccezionalissimi la fanteria non può arrivare a sferrare l’assalto se prima l’Artiglieria non abbia spianato la via, spezzando coll'impeto e la massa del suo fuoco, ogni resistenza avversaria nella zona d’irruzione[...]
Occorre, poi, di concentrare sulle artiglierie nemiche e nella zona d’irruzione enormi masse di fuoco, facendovi convergere quello di numerose mitragliatrici e bocche da fuoco d’ogni calibro e portata, anche da posizioni distanti. [...]
Una delle caratteristiche più salienti dell’odierno campo di battaglia è rappresentato dal senso di vuoto che in esso domina: poco si vede, ma si è colpiti, il più delle volte ignorando da quale direzione e distanza il fuoco provenga.
Da qui la necessità di un’-attenta osservazione e di mezzi idonei alla individuazione di bersagli anche lontani [...]”.
A quanto finora riportato, che fa emergere il ruolo risolutivo svolto dall’Artiglieria prima e durante la battaglia, va aggiunto un dove-roso ricordo degli atti di valore di singoli e di intere unità di Artiglieria. Infatti, in base alla tattica della “difesa elastica” ed al fatto che molte batterie e gli osservatori sono schierati all'interno della posizione difensiva, in numerosi episodi di ondeggiamento della linea di combattimento gli artiglieri difendono, anche con la baionetta e addirittura con il piccone, i loro pezzi, al fine di continuare ad assicurare il supporto di fuoco.
Non è un caso se alla fine della guerra il numero dei caduti appartenenti all'artiglieria è secondo solo a quelli della fanteria.
La battaglia, costata agli Austriaci 150.000 uomini e 90.000 agli italiani, si concluderà il 23 luglio 1918 in una grande vittoria in quanto viene migliorata o ristabilita completamente la situazione precedente all'offensiva.
Sarà la prima vittoria conseguita nel 1918 da un esercito dell’Intesa, che prelude alla fine della guerra e al completamento dell’unità nazionale.
Il riconosciuto valore e l’azione determinante delle Unità di artiglieria nella Battaglia del Piave del 15 giugno 1918 valse la concessione della Medaglia d’Oro alla Bandiera dell’Arma con la seguente motivazione:
“Sempre e dovunque con abnegazione prodigò il suo valore, la sua perizia, il suo sangue, agevolando la Fanteria, in meravigliosa gara di eroismi, il travagliato cammino della vittoria per la grandezza della Patria. (1915- 1918)”.
Foto: L’Arco monumentale all’Arma di Artiglieria (noto anche come Arco del Valentino o Arco di Trionfo) è situato a Torino, all’ingresso nord del Parco del Valentino, a pochi metri da Ponte Umberto I.
Il monumento, affidato a Pietro Canonica, fu eretto per celebrare l’Arma di Artiglieria italiana ed inaugurato in occasione dell'anniversario della nota Battaglia del Piave (1918), evento in cui il corpo armato ebbe un ruolo fondamentale per la vittoria.
FANTERIA - 1° E 2° REGGIMENTO BRIGATA RE
Sede dei reggimenti in tempo di pace: 1° a Sacile 2° a Udine
All'inizio delle ostilità la Brigata si trova nei pressi di Udine, inquadrata nella II° divisione. Il 24 maggio essa occupa il monte Quarin, poi il paese di Cormons senza trovare alcuna
resistenza; il 5 giugno prende posizione nel settore del fronte tra Valerisce e Gradiscutta da dove si appresta ad investire il Podgora, uno dei più formidabili pilastri della testa di ponte
austriaca di fronte a Gorizia.
La lotta che la brigata Re sostiene senza interruzione e con alterne vicende, per la conquista delle posizioni nemiche sul Podgora, dura sino a dicembre del 1915, il 1° reggimento sul Grafenberg e quota 157, il 2° frontalmente contro il Podgora e a Peuma.
Sulle alture di Oslavia, il 2° fanteria, operando con la brigata Pavia, respinge, il 20 novembre, un forte attacco avversario. In questi primi mesi di guerra il contributo di sangue offerto dai fanti della brigata Re è elevatissimo: 1626 caduti, di cui 58 ufficiali.
Finalmente ai primi di gennaio del 1916, la Brigata viene inviata a riposo sino alla fine di marzo, quando torna in linea di fronte a Tolmino, alle dipendenze della VII° divisione; in questo settore del fronte essa vi rimane per otto mesi, alternando i suoi reparti in linea e a riposo.
Il 28 novembre la Brigata passa in forza alla 3° Armata del Carso, e si schiera sulla linea Castagnevizza-Hudi Log, rimanendovi sino al 26 marzo 1917. Scesa presso Fogliano a riordinarsi, torna in linea per partecipare alla Decima battaglia dell'Isonzo (12 maggio-8 giugno), nel settore del fronte attorno al monte San Marco.
Il 17 maggio inizia la battaglia, il 2° fanteria attacca alla baionetta le quote 200 nord e sud del monte, trovandosi ben presto sotto un violentissimo fuoco di mitragliatrici posizionate in caverna.
I rinforzi sono fermati sul bordo delle trincee di partenza dal tiro della artiglieria nemica, l'azione viene sospesa. Il 23, 24, 25 maggio si susseguono, ostinati, gli attacchi dei fanti della brigata Re. Finalmente, col concorso del 38° fanteria, le trincee blindate della posizione detta Dosso del Palo, sono conquistate e mantenute, al prezzo di 1150 soldati ed ufficiali fuori combattimento.
Fortemente ridotta negli effettivi, la Re torna a riposo e vi rimane sino al 10 ottobre, quando è richiamata in linea presso Globna, nel II° Corpo d'Armata. Scatenatasi l'offensiva austro tedesca il 25 ottobre (Caporetto, Dodicesima battaglia dell'Isonzo), la Brigata riceve l'ordine di presidiare la terza linea sul Kobilek.
Due battaglioni del 2° fanteria, si sacrificano per permettere alle truppe ripieganti di passare l'Isonzo sul ponte di Plava. Abbandonata la posizione assegnatale, inizia la ritirata verso il Piave, che raggiunge il 6 novembre con circa 3000 effettivi, subito schierati sul Montello.
Durante la prima battaglia d'arresto, concorre a fermare il nemico sul monte Tomba ed il Monfenera, ingaggiando con esso violenti scontri all'arma bianca, il 6 dicembre i resti della brigata Re, sostituiti in linea da reparti della 47° divisione francese, vanno a riposo a Vigodarzere.
Ritornata in linea nel marzo del 1918, partecipa alla Battaglia del Solstizio dalle posizioni del Monfenera, interessate solo da azioni nemiche dimostrative e lancio di proiettili a gas lacrimogeno. Dalle stesse posizioni, il 24 ottobre scatta ad inseguire il nemico che si ritira verso Vittorio Veneto ed oppone una resistenza ancora forte; il 26 ottobre viene conquistata anche l'ultima linea sul Monfenera, a sera due compagnie della Re entrano in Alano, l'indomani i combattimenti si spostano presso Colmirano e la quota 776 di C. Madal; gli austriaci tentano un contrattacco nei giorni 29 e 30, sparando sino all'ultima cartuccia prima di arrendersi. La lotta, accanita e violenta, intrapresa dalla brigata Re dal 24 al 30 ottobre, causa la perdita di quasi 1100 soldati ed ufficiali, per questo motivo il 31 essa è posta a riposo.
Alle bandiere di guerra dei due reggimenti viene concessa la Medaglia d'Argento al Valor Militare.
FANTERIA - 117° E 118°
REGGIMENTO BRIGATA PADOVA
Il 118° fanteria, assieme al 117°, costituiscono la brigata Padova, formatasi il 1° marzo 1915. Allo scoppio delle ostilità il 118° è alloggiato nei pressi di Chioggia, passando poi, in agosto, alle dipendenze della 25° divisione nel settore del fronte presso il paese di Castelnuovo.
Il 21 ottobre, agli ordini della 16° divisione, il reggimento partecipa agli attacchi delle posizioni nemiche alle quote 85 e 77 a sud del monte Cosich (Monfalcone), subendo la perdita di 700 soldati e 18 ufficiali.
Fino al 31 dicembre è un susseguirsi di attacchi e contrattacchi sulle stesse posizioni.
Mandato nelle retrovie, attende a lavori di sistemazione difensiva sino al marzo del 1916, quando ritorna in prima linea di fronte a San Martino del Carso, dove sostituisce la brigata Sassari.
Nel maggio, il 118° fanteria è in posizione sul Monte Altissimo di Nago (catena del Monte Baldo), contribuendo col 3° battaglione ad operazioni a passo Buole, monte Zugna.
Tutta la Brigata viene poi inviata sull’altipiano d’Asiago dove concorre ad arrestare l’attacco austriaco che si era scatenato già dal 15 maggio e passato alla storia come la Strafexpedition, il 118° viene schierato per la difesa ad oltranza del monte Zovetto.
Cessata la battaglia sugli Altipiani, dopo breve riposo, i reparti sono di nuovo in Carso presso il paese di Vermegliano prima e, dopo la presa di Gorizia, a Case Bonetti, e in questo settore del fronte rimane sino a dicembre del 1916.
Fino a maggio del 1917, la Brigata Padova alterna turni di riposo e prima linea con la brigata Mantova, viene poi utilizzata per gli attacchi alle posizioni nemiche antistanti le quote 238 – 241 - 247 a sostegno della Decima battaglia dell’Isonzo, perdendo 1783 soldati e 74 ufficiali.
La rottura del fronte a Caporetto ed il conseguente ordine di ritirata sorprende il 118° Fanteria sulle stesse posizioni, che vengono abbandonate per raggiungere il 7 novembre il Piave a Fossalta.
Fino ad aprile del 1918, rimane in linea sul Piave, per essere poi inviato sull’Altipiano d’Asiago nel settore di Col d’Echele dove, in giugno, concorre a respingere l’ultima grande offensiva austriaca (battaglia del solstizio).
Il 4 novembre 1918, al momento della entrata in vigore dell’armistizio, il 118° Fanteria inseguiva il nemico in rotta presso il paese di Grantorto e qui i suoi reparti si fermano.
FANTERIA - 127° E 128° REGGIMENTO
BRIGATA FIRENZE
Costituita il 1° marzo 1915 dai depositi del 69° e 70° Fanteria.
Anno 1915
Nel maggio la Brigata si riunisce nel Pordenonese, tra Spilimbergo e Valeriano, agli ordini della 32a divisione; quindi è subìto trasferita sul fronte isontino: il 1° giugno è a Castel Dobra (sl.
Dobrovo), per dislocarsi poi tra Medana e Cerovo. Nei giorni successivi il 127° è assegnato alla 3a divisione, che ha il compito di attaccare il Monte Sabotino; il 128°, contestualmente, è
impegnato sul fronte di Plava (sl. Plave). Dopo un breve spostamento, l'intera Brigata è operativa in questo settore, in attesa di avanzare verso i suoi obbiettivi: il Monte Kuk (it. Monte Cucco)
ed il Monte Kobilek. Sono tentate diverse sortite che però non portano ad alcun risultato, ed alla fine di giugno la Brigata è trasferita nel settore di Paljevo, da dove compie dei colpi di mano
verso lo sperone di Zagora, poco più a sud. Sostituiti in linea alla fine di settembre, gli uomini sono inviati a riposo a Novacuzzo (presso Prepotto).
In vista della III battaglia dell'Isonzo, la "Firenze" torna operativa il 18 ottobre: il 20 il 128° è dislocato nel settore di Plava, mentre il 127°, alle dipendenze della 4a divisione, è
chiamato in azione contro il Monte Sabotino (nel Goriziano): entrambi i reggimenti però non riescono a raggiungere gli obiettivi loro assegnati.
Alla fine del mese la Brigata è di riposo a Zapotok (it. Zapotocco), ma dopo poco il 128° è richiamato in linea, per operare dapprima nel settore compreso tra Ložice ed Anhovo (it. Anicova), e
poi nell'area di Plava. Per tutto novembre il reggimento è impegnato, con la 3a divisione, in azioni volte alla conquista del settore del Monte Kuk, tra Zagora e Zagomila. Frattanto, il comando
di Brigata e reparti del 127° sono chiamati ad operare ad Oslavia fino a che, il 1° dicembre, non vengono mandati a riposo in località Novacuzzo.
Data l'impossibilità di ottenere ulteriori vantaggi territoriali nel settore del Kuk, il 128° si riunisce agli altri reparti e la "Firenze" trascorre così ciò che rimane dell'anno in un periodo
di riordino.
Anno 1916
La Brigata, dopo un periodo di riposo tra Premariacco e Remanzacco, rientra in linea il 16 febbraio nell'ormai consueto settore di Plava, dove staziona sino al settembre. Durante questo periodo,
i suoi reggimenti concorrono ad alcune azioni offensive: nel giugno il 128° passato temporaneamente sotto il comando della 5a divisione, occupa le trincee di Peteano, dove il 29 subisce un
attacco condotto con lancio di gas asfissianti che causa la morte di oltre 190 soldati. Nell'agosto la "Firenze" concorre tramite azioni dimostrative alle operazioni che la III Armata conduce
allo scopo di occupare Gorizia (VI battaglia dell'Isonzo). Il 9 agosto, caduto il campo trincerato del settore Gorizia – Monte Santo (sl. Sveta Gora), la Brigata riceve l'ordine di avanzare verso
il Kuk e la sella del Monte Vodice, ma la saldezza delle difese nemiche non permette di occupare questi obiettivi.
Inviata a riposo all'inizio di settembre, la truppa raggiunge la zona compresa tra Slavče e Krasno; a metà ottobre è quindi nuovamente operativa: fino alla fine dell'anno rimane in linea nel
settore di Plava.
Anno 1917
Dall'inizio dell'anno fino al maggio la truppa si alterna con la Brigata "Avellino" nel presidiare le posizioni di Zagora. Dal 12 maggio partecipa alle operazioni della X battaglia dell'Isonzo: i
suoi obbiettivi sono i Monti Kuk e Vodice, che vengono conquistati a costo di sanguinose perdite (oltre 1800 uomini cadono in quest'offensiva). Fino al nostro attacco verso la Bainsizza (17-31
agosto), la truppa presidia le posizioni conquistate; quindi, dal 18 agosto, la Brigata è operativa nell'XI battaglia dell'Isonzo.
Partiti dalla Valle del torrente Rohot, il 23 gli uomini conquistano quota 605 del Monte Kobilek,
mentre il giorno successivo occupano i paesi di Dragovica e Grgarske Ravne, ad ovest dell'Altipiano: qui la Brigata trova una grande quantità di cannoni, mitragliatrici e munizioni. Sempre il 24
agosto la "Firenze" occupa la linea compresa tra quota 800 e Bate (it. Battaglia della Bainsizza). Inviata a riposo tra Dragovica e Grgarske Ravne il 25 agosto, già il 26 gli uomini raggiungono
Podlaka (it. Podlacca), nei pressi di Bate, occupando un'altura. Ad inizio settembre la Brigata è quindi inviata dapprima tra Britof (una località di Lig, it. Liga di Canale) e Descla (sl.
Deskle), poi presso Cà delle Vallade per un periodo di riordino.
Nell'ottobre gli uomini sono trasferiti sopra Cividale del Friuli, per poi rientrare in linea tra Peternel e Clodig.
Al lancio dell'offensiva austro-tedesca, il 24 ottobre, la Brigata oppone una strenua resistenza prima sulla linea che dal Monte Piatto giunge a Passo Zagradan, quindi fra quella che dal Monte la Cima arriva al San Martino.
Tra il 25 e il 26 la "Firenze" è però costretta a ripiegare verso Cividale e Remanzacco.
Il 27 ottobre gli uomini sono sulla riva destra del Torre, mentre il 28 toccano Udine: un lungo movimento di ripiegamento porta infine la truppa il 30 novembre nella zona compresa fra i torrenti Nure e Chero, nel Piacentino, nella zona di Ronco, Godi e Rezzano. Qui la Brigata trascorre un periodo di riordino che dura per tutto dicembre.
Anno 1918
La Brigata è di nuovo operativa nel marzo, allorché rientra in linea nel settore delle Prealpi Giudicarie, presso il Monte Melino. Alla fine di aprile gli uomini sono di riposo vicino Odolo, nel
Bresciano.
Nella seconda metà di giugno la "Firenze" è impegnata, alle dipendenze della 22a divisione, nella «Battaglia del Solstizio»: inviata nel Veneziano, tra Meolo e Vallio, la truppa deve concorrere
alla presa dello Scolo Palumbo (basso Piave). Respinte numerose sortite in quella zona, il 23 giugno i reggimenti toccano il fiume a Zenson, mentre due giorni dopo sono sostituiti in linea ed
inviati a Casale sul Sile, nel Trevigiano.
Tra il giugno e l'inizio di ottobre la "Firenze" è nuovamente impegnata nel settore delle Prealpi Giudicarie, quindi è trasferita in Veneto: il 24 ottobre, all'inizio della nostra ultima
offensiva, i reggimenti sono dislocati sul Monte Grappa.
Il 27, dopo alcuni attacchi andati a buon fine verso la Selletta del Forcelletto ed il «caposaldo 5 bis», gli uomini assumono la difesa del Monte Pertica.
Il giorno successivo la maggior parte dei reparti è inviata a riposo, quindi la Brigata riunita torna operativa il 31: il 128° dà manforte all'azione contro il Monte Prassolan, mentre il 127° è impegnato verso la linea quota 1484 – Col Campigolo – Col dei Prai, occupando quest'ultimo. Il 1° novembre la Brigata raggiunge Monte Fredina e quindi Col di Baio.
La notizia del "cessate il fuoco" raggiunge gli uomini della "Firenze" in Valnuvola (vicino Castello Tesino).
FANTERIA - 15° E 16° REGGIMENTO
BRIGATA SAVONA
Sede dei reggimenti in tempo di pace: 15° - Caserta 16° -
Gaeta
Distretti di reclutamento: Alessandria, Ancona, Caserta, Cremona, Cuneo, Firenze, Gaeta, Girgenti, Milano, Perugia, Sacile, Sassari
Anno 1915
Ultimate le operazioni per la mobilitazione generale, la Brigata si trasferisce il 15 giugno a Campoformido, alle dipendenze della 20° divisione (X° Corpo d’Armata).
Entrata in linea di combattimento il 25 giugno, I° Battaglia dell’Isonzo, occupa col 16° fanteria la chiusa del canale Dottori presso Sagrado, mentre il 15° procede contro le alture di Polazzo sloggiando il nemico dalle sue posizioni che sistema poi a propria difesa.
Nei giorni seguenti la Savona opera attacchi contro le quote 89 e 92 per favorire
le truppe che contemporaneamente assalgono il caposaldo austriaco del monte Sei Busi; tutte queste posizioni vengono mantenute malgrado il nemico si accanisca con continui contrattacchi, la
Brigata perde circa 2000 uomini solo in questi primi giorni di guerra.
Per affermarsi validamente sul Carso, le nostre truppe debbono riprendere gli attacchi a breve scadenza, il 18 luglio viene lanciata la II° Battaglia dell’Isonzo, la Savona riparte dalle alture
di Polazzo per convergere lungo il ciglione carsico contro il Sei Busi.
L’avanzata ha parziale successo e la quota 111 del monte Sei Busi diventa terra di nessuno, battuta da entrambe le artiglierie, la Brigata viene però ritirata dalla linea del fuoco per essere
ricostituita coi nuovi complementi.
In ottobre, III° Battaglia dell’Isonzo, riprende gli attacchi contro le difese nemiche alle spalle del sei Busi, penetrando più volte oltre i reticolati senza però potersi affermare sul terreno
conquistato.
Il 23 novembre la Savona si riunisce a Villa Vicentina da dove parte per l’Albania, schierandosi a sud est di Durazzo.
In febbraio si hanno i primi scontro a fuoco con le truppe turche, da prima si tratta di pattuglie, poi il nemico attacca con forze preponderanti e la Brigata è costretta a ripiegare verso
Durazzo, da questo porto il giorno 26 inizia le operazioni di imbarco per dirigersi su Valona.
Anno 1916
In Albania è ben presto chiaro che il nemico più insidioso si chiama colera o malaria, e gli uomini ne sono colpiti in modo massiccio, tanto da rendere arduo portare avanti azioni con truppe
sufficienti; sino a settembre non vi sono episodi notevoli, poi la Savona passa all’azione contro postazioni nemiche nella gola di Levani a destra del fiume Vojussa.
I battaglioni del 16° raggiungono l’obiettivo, non sono però appoggiati ai fianchi dalle altre colonne che hanno incontrato forte resistenza nella loro avanzata e l’azione sfuma.
Anno 1917
Durante tutto l’anno la Savona rimane in Albania alle dipendenze della 38° divisione. I reparti si alternano tra la linea del fuoco e la retrovia mantenendo un atteggiamento difensivo, perché le
fila della Brigata sono sempre più assottigliate dalle malattie gastrointestinali.
Anno 1918
I primi sei mesi dell’ultimo anno di guerra trascorrono come i precedenti.
In luglio la Brigata prende parte alle operazioni contro le difese nemiche nel tratto Fieri-Berat;
due battaglione del 16° riescono a penetrare nella linea difensiva nemica catturando numerosi prigionieri e facendo grande bottino di guerra.
Alla sua sinistra il 15° si apre la strada di forza, passa la Vojussa e occupa la quota 600, il 9 riprende l’avanzata, attacca il colle dello Sfir tenuto da reparti austriaci e lo conquista.
Il 22 agosto il nemico tenta di riprendersi il terreno perduto con azioni
sostenute dalla artiglieria e numerosi battaglioni di soldati, la resistenza operata dai due reggimenti della Savona permette alle truppe del settore investito dall’attacco di retrocedere con
calma verso le linee arretrate, dove la spinta avversaria è definitivamente arrestata.
Fino alla fine della guerra non si hanno altre azioni di rilievo e la Brigata il 4 novembre si ritrova a Valona per rientrare in Italia.
85° REGGIMENTO FANTERIA
L’85° Reggimento Fanteria si costituisce in Tortona il 1° novembre 1884 e dà vita, con l’86° Reggimento, alla Brigata “Verona”.
Concorre alla prima guerra d’Africa (1887-88) inviando in Eritrea la 4^ Compagnia con la spedizione del Gen. di San Marzano e, sette anni più tardi, concorre alla formazione dei battaglioni di fanteria d'Africa del Corpo di spedizione nella Guerra italo-abissina (1895-96).
Di stanza a Trapani, nel 1908 interviene in soccorso alla popolazione di Messina colpita dal terremoto, meritando una Medaglia d'Argento di Benemerenza.
Inquadrato nella Brigata “Verona” partecipa al 1° conflitto mondiale combattendo alla fronte Giulia e sull'altopiano di Asiago.
Trasferito nel 1937 in Africa Settentrionale, costituisce la Divisione “Sabratha” (60^) in Tripoli con l'86° Fanteria ed il 42° artiglieria, assumendone il nome.
Impegnato da subito nel secondo conflitto mondiale, per effetto delle gravi perdite subite nel gennaio 1941 il Reggimento ridotto ad un battaglione viene sciolto. Resta in vita un Reggimento fanteria “Sabratha” che ingloba i resti dei reggimenti della Divisione. Ricostituito il 4 settembre 1941 in Tripolitania, affronta la battaglia di El Alamein dove viene assorbito dalla Divisione “Trento” (102^) il 25 luglio 1942.
Il 1° ottobre 1975 si costituisce a Montorio Veronese l'85° battaglione meccanizzato “Verona”, che eredita la Bandiera e la tradizione dell'85° Reggimento.
Inquadrato nella Brigata Meccanizzata “Brescia”, ne segue le sorti. Posto in posizione “Quadro” il 30 novembre del 1989, viene sciolto il 30 aprile del 1991.
Ricostituito il 25 settembre del 1991 come 85° Reggimento Fanteria “Verona”, con compiti di addestramento reclute a favore delle Unità di Artiglieria c/a dell'Esercito, dal 1992 assume l'attuale denominazione.
Reggimento dedicato all'addestramento di base dei Volontari di Truppa, si compone di un comando di reggimento, una compagnia di supporto logistico e due battaglioni addestrativi.
Il quadro permanente dell'unità che ha sede in Verona, è alimentato con personale scelto in tutta la Forza Armata.
REGGIMENTO LAGUNARI “SERENISSIMA”
Si costituisce in Venezia Lido il 15 gennaio 1951 il primo nucleo dei futuri Lagunari.
Il 1° luglio 1951 viene posto alle dipendenze del Comando Settore un plotone comando comprendente personale dell'Esercito e della Marina ed ha inizio la graduale costituzione di un battaglione che comprende: compagnia comando, compagnia autoportata, con personale e mezzi dell'Esercito; compagnia anfibia, e reparto lagunare appoggio, con personale e mezzi della Marina.
Il 15 ottobre 1951 il battaglione di fanteria San Marco costituito quasi integralmente con personale della Marina, già alle dipendenze della Divisione di Fanteria “Folgore”, entra a far parte del Settore Forze Lagunari.
Il 1° settembre 1952 viene costituito il Battaglione “Piave” con struttura organica uguale a quella del battaglione “Marghera” ed il 1° gennaio 1954 viene formato il Gruppo Mezzi Navali da Sbarco. Dal 1° luglio 1957 il battaglione “San Marco” è trasformato in Battaglione “Isonzo” con personale, materiali e mezzi dell'Esercito.
Dal 1° settembre 1957, persa ogni componente della Marina, il Settore pur conservando gli stessi compiti operativi, muta organico e prende il nome di Raggruppamento Lagunare che comprende: comando, compagnia comando, compagnia addestramento, compagnia trasmissioni, battaglioni anfibi “Marghera” e “Piave”, battaglione motorizzato “Isonzo”.
Il 1° maggio 1958 viene costituito il reparto Lagunare Appoggio dotato di mezzi corazzati e anfibi. Il Raggruppamento, ricevuta la Bandiera di guerra il 25 ottobre 1959, cambia struttura il 24 maggio 1964 divenendo Reggimento Lagunari “Serenissima” su: comando, compagnia comando, battaglioni “Marghera”, “Piave” e “Isonzo” (ciascuno con VTC M113 e in alternativa un plotone mezzi anfibi e battelli), XXII battaglione CR.
Con i plotoni mezzi anfibi dei battaglioni dislocati nella base di Cà Vio e con il plotone battelli degli stessi battaglioni insieme al plotone natanti dislocati sull'isola di Sant'Andrea si costituisce la Compagnia Trasporti Anfibi
.
Il 1° settembre 1975, a seguito di provvedimenti conseguenti alla ristrutturazione dell'Esercito il battaglione “Marghera” è disciolto, mentre, il 20 ottobre, il Reggimento Lagunari si scioglie per costituire il Comando Truppe Anfibie e contemporaneamente il battaglione “Piave”, assunto l'organico di battaglione meccanizzato, dà vita al 1° Battaglione Lagunari “Serenissima” che eredita la Bandiera di Guerra del Reggimento;
il battaglione “Isonzo” diviene il 41° Battaglione Meccanizzato “Modena” per la neo costituita Brigata meccanizzata “Gorizia” nella quale confluisce anche il XXII Battaglione carri ridenominato 22° Battaglione carri “M.O. Piccinini”.
La compagnia trasporti anfibi si trasforma in Battaglione Mezzi Anfibi “Sile”.
Nell'ambito del più recente riordinamento della Forza Armata, il battaglione perde la propria autonomia il 13 ottobre 1992 ed il giorno successivo è inquadrato nel Reggimento Lagunari “Serenissima”, che si ricostituisce anche con il personale del soppresso Battaglione mezzi Anfibi “Sile”.
A seguito della sospensione della leva, si trasforma in unità completamente “professionalizzata” ed inizia a partecipare a tutte le operazioni oltremare dell’Esercito.
Il 25 giugno si festeggia l’anniversario del riconoscimento della Specialità (1984).
Il patrono è San Marco (25 aprile).