ORDINE DI BATTAGLIA DEL REGIO ESERCITO

AL 24 MAGGIO 1915

L'ossatura generale dell'Esercito, prevista sin dal 1873 in 1ª, 2ª e 3ª linea, ebbe pratica attuazione, nel 1910, con la costituzione dei nuclei di Milizia mobile (2ª linea) per ciascun Deposito di reggimento di fanteria, cavalleria, artiglieria da campagna e battaglione alpino.


La costituzione di tali nuclei avvenne per fasi successive, sì che, alla vigilia del primo conflitto mondiale, l'Esercito Italiano disponeva già di un cospicuo numero di unità di seconda linea e precisamente:

  • 52 reggimenti di fanteria
  • 11 battaglioni bersaglieri
  • 38 compagnie alpine
  • 23 squadroni di cavalleria
  • 13 reggimenti artiglieria da campagna


I 52 reggimenti di fanteria, numerati dal 111° al 162°, costituirono le seguenti 26 Brigate.


LE FIGURE PIÙ IMPORTANTI DELL'ESERCITO ITALIANO DURANTE

LA GRANDE GUERRA


VITTORIO EMANUELE 

Vittorio Emanuele III (Napoli 1869 - Alessandria d'Egitto 1947) fu Re d'Italia dal 1900 al 1946. Salito al trono dopo l'uccisione del padre, Umberto I, dimostrò inizialmente un interesse attivo all'interno della politica italiana. Nonostante il Regno fosse legato all'Austria-Ungheria e alla Germania dal patto di Triplice Alleanza, egli preferì riavvicinarsi alla Francia e all'Impero russo.

Così, quando nel 1914 le varie Potenze europee si dichiararono guerra, fu dapprima un sostenitore della neutralità per poi divenire un moderato interventista nella primavera del 1915 accettando gli impegni contenuti nel Patto di Londra

Durante la Grande Guerra spostò la sua residenza da Roma a Torreano di Martignacco, un piccolo paese alla periferia di Udine.

Stabilì il suo quartier generale presso Villa Linussia (oggi chiamata Villa Italia) ed ospitò delegazioni politiche e militari sia italiane che estere. Venne soprannominato "Re Soldato" per la sua costante presenza nelle immediate retrovie durante le operazioni di guerra.

Seguì in prima persona l' azione guidata da Pietro Badoglio sul Monte Sabotino (Sesta battaglia dell'Isonzo) e soggiornò per un periodo a Monteaperta, sede di un importante ospedale militare nelle Prealpi Giulie.

Dopo la Ritirata di Caporetto, spinto anche dalle pressioni degli alleati francesi ed inglesi, rimosse dal ruolo di Capo di Stato Maggiore il generale Luigi Cadorna e conferì l'incarico a Armando Diaz


EMANUELE FILIBERTO DUCA D'AOSTA 

Emanuele Filiberto Duca d'Aosta (Genova 1869 - Torino 1931) fu un generale italiano durante la Grande Guerra. Cugino di Vittorio Emanuele III, entrò a far parte dell'esercito nel 1905.

La sua carriera fu brillante e dieci anni più tardi, quando venne ufficializzata la guerra contro l'Austria-Ungheria, Emanuele Filiberto fu nominato comandante della Terza Armata nel settore del Basso Isonzo.

Il Duca d'Aosta stabilì la sua sede presso Villa Attems-Bresciani di Cervignano del Friuli e guidò gli assalti dei suoi uomini in tutte le undici battaglie dell'Isonzo.

Durante la Sesta Battaglia contribuì, con la conquista del Monte San Michele, all'entrata dell'esercito italiano a Gorizia mentre non riuscì mai a superare le linee difensive austro-ungariche poste sul Monte Ermada
Con la Ritirata di Caporetto fu costretto a retrocedere nonostante la sua Armata non fosse stata coinvolta nei combattimenti. Si dispose lungo il Basso Piave e dopo la Battaglia Finale riconquistò il terreno perduto l'anno precedente. Non essendo mai stato sconfitto sul campo, Emanuele Filiberto venne ribattezzato "Il Duca Invitto".

Al termine della Grande Guerra si avvicinò al regime fascista e ricevette nel 1926 la nomina a Maresciallo d'Italia. Cinque anni più tardi morì a Torino.

Per sua volontà, il corpo venne traslato nel Sacrario di Redipuglia all'interno di un gigantesco sarcofago.

Non lontano da questo grandioso monumento funebre si trovano i musei all'aperto del Carso isontino in cui è possibile riscoprire i luoghi dove la Terza Armata si è resa protagonista tra il 1915 ed il 1917. 


ARMANDO DIAZ 

Armando Diaz (Mercato San Severino 1861 - Roma 1928) fu un generale italiano, nominato l'8 novembre 1917 Capo di Stato Maggiore dell'Esercito italiano durante la Grande Guerra.

Fu avviato alla carriera militare sin dall'adolescenza entrando a far parte dello Stato Maggiore già dal 1895 come segretario del Capo di allora, il generale Pollio. Partecipò alla guerra italo-turca nel 1911 e venne confermato segretario anche nel 1914 quando Luigi Cadorna prese il posto di Pollio.

Chiese ed ottenne di partecipare attivamente alle operazioni belliche guidando inizialmente una divisione della Terza Armata e poi il XXIII Corpo d'Armata sul Carso.

In questa fase non si distinse granché dal punto di vista militare ma, al contrario di molti ufficiali, dimostrò di essere un ufficiale dal temperamento umano.

Questa caratteristica si rivelò fondamentale quando Vittorio Emanuele III, incalzato dagli Alleati dell'Intesa dopo la Ritirata di Caporettosostituì Cadorna proprio con Armando Diaz.

Egli fu in grado di ridare fiducia ai soldati dell'esercito italiano, scioccati per l'arretramento fino al Piave, e di creare una maggiore coordinazione tra tutti i reparti e il governo di Roma. Nonostante abbia avuto parecchie incertezze nello sferrare l'attacco finale, Diaz riuscì a portare a termine la Grande Guerra con una vittoria.

Dopo questo evento divenne un eroe nazionale tanto che ancora oggi strade e piazze di molte città italiane portano il suo nome. Su richiesta di Vittorio Emanuele III accettò l'incarico di Ministro della Guerra nel primo governo Mussolini (1922-1924) per ritirarsi poi a vita privata con la nomina di Maresciallo d'Italia, carica militare creata durante il Fascismo. 


PIETRO BADOGLIO

Pietro Badoglio (Grazzano Badoglio 1871 - 1956) fu un generale italiano durante la Grande Guerra. Sin da giovane intraprese la carriera militare ed ottenne notevoli risultati durante la guerra in Libia del 1911-1912 tanto da essere nominato maggiore per meriti di guerra. Allo scoppio della Grande Guerra gli fu assegnato il comando della 4° Divisione della Seconda Armata nella zona del Monte Sabotino, a nord-est di Gorizia.

Divenne uno dei protagonisti della Sesta battaglia dell'Isonzo quando guidò un fulmineo attacco contro le postazioni austro-ungariche, creando così le premesse per la successiva entrata dell'esercito italiano nella città isontina. La sua popolarità accrebbe e venne promosso dapprima maggiore generale e successivamente tenente generale.

Il 24 ottobre 1917 si trovò a capo del XXVII Corpo d'Armata, disposto sulla linea dell'Isonzo nella zona di Tolmino. L'offensiva austro-germanica lo investì in pieno dando così origine alla disfatta di Caporetto. Ciononostante la sua carriera proseguì e, dopo la destituzione di Cadorna da Capo di Stato Maggiore, fu nominato vice-Capo assieme al generale Gaetano Giardino.

Terminata la Grande Guerra raggiunse i vertici dell'esercito italiano e con l'avvento del Fascismo iniziò una carriera politica notevole che lo portò alla nomina di Primo Ministro dopo la caduta di Mussolini (25 luglio 1943).

Pietro Badoglio fu una delle personalità militari più famose della prima metà del '900. Sulla sua carriera però esistono ancora oggi delle ombre per quanto è successo a Caporetto.

La Commissione d'Inchiesta sancì che "Caporetto era stato il prodotto tanto di alcune responsabilità individuali al massimo grado militare (Cadorna, Capello ecc.) quanto di un "crollo morale" delle truppe." (Nicola Labanca, "Caporetto - Storia di una disfatta", Giunti, Firenze, 1997, pp. 93-94). Eppure Badoglio, che ai tempi era un alto ufficiale impegnato proprio tra Tolmino e Caporetto, fu l'unico ad essere escluso dalla "Relazione" della Commissione. Ancora oggi la storiografia indaga su questo fatto.


FRANCESCO BARACCA 

 

Francesco Baracca (Lugo 1888 - Montello 1918) fu un aviatore italiano durante la Grande Guerra. Iscrittosi alla Scuola Militare di Modena, nel 1912 venne inviato in Francia per seguire un corso di aviazione.
Da subito mostrò grandi capacità e divenne uno degli uomini più abili nel pilotare un aereo all'inizio degli anni '10 intuendo immediatamente le grandissime potenzialità che questa macchina poteva dare nelle operazioni belliche.
Quando l'Italia entrò in guerra, Baracca accelerò la sua preparazione su un nuovo tipo di aerei, i Nieuport.
La prima azione venne effettuata il 25 agosto 1915 e il 7 aprile 1916 ottenne la sua prima vittoria, costringendo un aereo di ricognizione austro-ungarico all'atterraggio. Da quel momento il pilota romagnolo iniziò a collezionare numerosi successi che riempirono le pagine di tutti i giornali dell'epoca.
La sua popolarità accrebbe ancora di più quando nella primavera del 1917 venne formata la 91° Squadriglia, composta da quelli che furono definiti gli "Assi".
Molto probabilmente, fu in questo periodo che nacque anche l'idea di scegliere come suo simbolo personale un cavallino rampante di colore nero (in seguito riutilizzato da una nota casa automobilistica italiana).
Intervenne in moltissime battaglie ottenendo 34 vittorie (36 secondo l'esperto di storia dell'aviazione Roberto Gentilli): fu protagonista nei cieli del Carso e delle Prealpi Giulie mentre in seguito sorvolò la zona del Basso e Medio Piave.
Proprio all'apice della sua carriera, durante la Battaglia del Solstizio, venne colpito a morte sulla collina del Montello (19 giugno 1918) e l'uomo si trasformò definitivamente in un mito.

Nel primo anniversario della sua scomparsa venne innalzato sul Montello un Sacello in suo onore. L'affascinante storia dell'aviazione italiana può essere scoperta invece all'interno del Museo dell'Aeronautica Gianni Caproni di Trento.

CARLO PETITTI DI RORETO

Carlo Petitti di Roreto (Torino 1862 - 1933) fu un generale italiano durante la Grande Guerra e primo governatore di Trieste.

Membro di una famiglia nobile piemontese, venne avviato agli studi militari sin da ragazzo. Partecipò con il grado di colonnello alla guerra di Libia e nel 1912, in seguito ad una vittoria, ottenne la nomina a Cavaliere dell'Ordine Militare di Savoia.

Allo scoppio della Grande Guerra guidò la Brigata Parmalungo il fronte dolomitico.

Partecipò agli scontri nella zona del Passo San Pellegrino e del Col di Lanaprima di essere promosso a maggiore generale ed essere trasferito a capo della 35° Divisione sull'Altopiano di Asiago durante i giorni della Strafexpedition.

In questa occasione dimostrò una notevole intelligenza militare tanto da meritare un riconoscimento anche dall'esercito francese.

Pochi mesi dopo la sua divisione venne inviata in Macedonia come richiesto dagli accordi con gli alleati della Triplice Intesa.

Petitti perciò guidò 40mila uomini sul fronte sud-orientale ed inflisse diverse sconfitte alle armate bulgaro-tedesche entrando, nel novembre del 1916, nella città di Monastir (l'odierna Bitola). 
Nel maggio 1917 venne richiamato sul Carso e partecipò alle ultime tre battaglie dell'Isonzo, guadagnandosi una Medaglia d'Argento al Valor Militare per aver aver cercato di rallentare le truppe austro-germaniche dopo la Ritirata di Caporetto.

Nel giugno 1918 (Battaglia del Solstizio) guidò il XXIII Corpo d'Armata e al termine del conflitto fu nominato governatore di Trieste. 
Ancora oggi sono celebri le immagini di Petitti di Roreto mentre sbarca dalla nave Audace sul molo di fronte all'odierna Piazza Unità , sancendo così ufficialmente il passaggio della città giuliana al Regno d'Italia (3 novembre 1918). 


Ecco alcuni personaggi italiani che hanno giocato un ruolo significativo nella Prima Guerra Mondiale:

  1. Francesco Ferdinando: L'assassinio dell'arciduca Francesco Ferdinando d'Austria il 28 giugno 1914 innescò il conflitto, portando alla dichiarazione di guerra da parte di diverse nazioni europee.
  1. Emanuele Filiberto di Savoia-Aosta: Un noto generale italiano che combatté sul fronte italiano durante la Grande Guerra. La sua leadership e il suo coraggio furono essenziali per la difesa del territorio italiano.
  1. Luigi Capello: Un altro generale italiano che si distinse per la sua abilità strategica e il suo impegno nel guidare le truppe italiane contro gli Imperi Centrali.
  1. Riccardo Calcagno: Un comandante militare italiano che partecipò a importanti battaglie, tra cui la Battaglia di Caporetto.
  1. Vittorio Camerana: Un ufficiale generale italiano che contribuì alla difesa delle linee italiane durante la guerra.
  1. Emilio De Bono: Un altro generale italiano che ebbe un ruolo significativo nella strategia militare durante il conflitto.
  1. Guglielmo Pecori Giraldi: Un comandante militare italiano noto per la sua partecipazione alla Battaglia di Vittorio Veneto, che segnò la fine della guerra per l'Italia.

Questi sono solo alcuni dei tanti personaggi italiani che hanno combattuto e influenzato gli eventi della Prima Guerra Mondiale.

La loro dedizione e il loro coraggio hanno lasciato un'impronta indelebile nella storia.


LUOGHI DELLE BATTAGLIE PRIMA GUERRA MONDIALE


La prima guerra mondiale è stata una delle guerre più cruente che l'umanità possa ricordare e da quando il 23 maggio 1915 l'Italia dichiarò guerra all'Austria-Ungheria, si venne a creare il cosiddetto fronte italo-austriaco che copriva ben 600 kilometri dall'Ortles all'Adriatico.

Ben due terzi di questo fronte era dislocato proprio nell'estremo nord-est del Friuli, tra Italia, Austria e Slovenia, arrivando fino al Carso nei pressi di Monfalcone.
Furono circa 5 milioni gli italiani che combatterono questa guerra, definita di posizione, vivendo a stretto contatto con altri soldati all'interno delle famigerate trincee che furono le tristi protagoniste di quegli anni. Luoghi dove i soldati dovettero soffrire per mesi e anni le paure di una morte mai certa ma sempre in agguato in cui le condizioni di vita erano al limite della sopportazione umana: cadaveri, topi ed epidemie erano i “compagni” quotidiani di questi uomini, tormentati anche dalle condizioni climatiche impietose soprattutto d'inverno.

Ma cos'erano queste trincee e cosa significava viverci dentro con la consapevolezza che prima o poi sarebbe arrivato un assalto nemico, un attacco di artiglieria o dei temuti gas venefici ?

Uno dei modi per farsi un'idea di cosa volesse dire vivere in quelle condizioni è andare direttamente nei luoghi delle grandi battaglie e vedere con i propri occhi quanto è rimasto conservato di quel periodo esplorando fortificazioni, chiese, cimiteri e trincee che nonostante il trascorrere del tempo sono rimaste praticamente intatte fino ad oggi a testimonianza di un conflitto che ci avrebbe segnato per sempre fino allo scoppio della seconda guerra mondiale. 
Un percorso quindi che segue grossomodo il fiume Isonzo, mostrando tutti i luoghi dove italiani e austriaci si fronteggiarono in prima linea anche a poche decine di metri di distanza gli uni dagli altri all'interno delle proprie trincee.
Da Plezzo, famosa per il barbaro uso dei gas tossici da parte degli Imperi Centrali a Caporetto, passando per il Monte Nero (Krn), la catena del Kolovrat e proseguendo verso sud tra Tolmino e Gorizia arrivando fino alle zone carsiche di Monfalcone, si può scoprire un mondo denso di storia dove audaci assalti e cruenti scontri culminarono con la famosa rotta di Caporetto a pochissimi kilomentri dall'attuale confine italiano.

Comando supremo

VIII Corpo d'Armata (Firenze)

Divisioni Brigate Reggimenti fanteria Reggimenti artiglieria
16ª Divisione Fanteria Brigata Friuli
Brigata Cremona
87º Reggimento fanteria e 88º Reggimento fanteria
21º Reggimento fanteria e 22º Reggimento fanteria
32º reggimento artiglieria
29ª Divisione Fanteria Brigata Perugia
Brigata Lazio
129º Reggimento fanteria e 130º Reggimento fanteria
131º Reggimento fanteria e 132º Reggimento fanteria
37º reggimento artiglieria
Truppe suppletive   23º Reggimento Cavalleria "Umberto" 7º reggimento artiglieria

X Corpo d'Armata (Napoli)[modifica | modifica wikitesto]

Divisioni Brigate Reggimenti fanteria Reggimenti artiglieria
19ª Divisione Fanteria Brigata Bologna
Brigata Siena
39º Reggimento fanteria e 40º Reggimento fanteria
31º Reggimento fanteria e 32º Reggimento fanteria
24º reggimento artiglieria
20ª Divisione Fanteria Brigata Savona
Brigata Cagliari
15º Reggimento fanteria e 16º Reggimento fanteria
63º Reggimento fanteria e 64º Reggimento fanteria
34º reggimento artiglieria

XIII Corpo d'Armata

Divisioni Brigate Reggimenti fanteria Reggimenti artiglieria
25ª Divisione Fanteria Brigata Macerata
Brigata Sassari
121º Reggimento fanteria e 122º Reggimento fanteria
151º Reggimento fanteria e 152º Reggimento fanteria
46º reggimento artiglieria
30ª Divisione Fanteria Brigata Piacenza
Brigata Alessandria
111º Reggimento fanteria e 112º Reggimento fanteria
155º Reggimento fanteria e 156º Reggimento fanteria
39º reggimento artiglieria
31ª Divisione Fanteria Brigata Chieti
Brigata Barletta
123º Reggimento fanteria e 124º Reggimento fanteria
137º Reggimento fanteria e 138º Reggimento fanteria
43º reggimento artiglieria
Truppe suppletive   49/50/51 Raggruppamento Battaglioni Bersaglieri autonomi 25º reggimento artiglieria
44º reggimento artiglieria

XIV Corpo d'Armata

Divisioni Brigate Reggimenti fanteria Reggimenti artiglieria
26ª Divisione Fanteria Brigata Caltanissetta
Brigata Catania
147º Reggimento fanteria e 148º Reggimento fanteria
145º Reggimento fanteria e 146º Reggimento fanteria
49º reggimento artiglieria
27ª Divisione Fanteria Brigata Campania
Brigata Benevento
135º Reggimento fanteria e 136º Reggimento fanteria
133º Reggimento fanteria e 134º Reggimento fanteria
38º reggimento artiglieria
28ª Divisione Fanteria Brigata Bari
Brigata Catanzaro
139º Reggimento fanteria e 140º Reggimento fanteria
141º Reggimento fanteria e 142º Reggimento fanteria
45º reggimento artiglieria
Truppe suppletive   56º Battaglione Bersaglieri 47º reggimento artiglieria

Truppe autonome

Divisioni Brigate Reggimenti fanteria Reggimenti artiglieria
3ª Divisione Cavalleria V Brigata Cavalleria 12-24
VI Brigata Cavalleria 3-8
  Artiglieria Ha°
4ª Divisione Cavalleria VII Brigata Cavalleria 1-26
VIII Brigata Cavalleria 19-28
  Artiglieria Ha°
  Brigata Padova
Brigata "Trapani"
117º Reggimento fanteria e 118º Reggimento fanteria
149º Reggimento fanteria e 150º Reggimento fanteria
 
    Reggimento Carabinieri  

1ª Armata

Zona d'operazioni: Stelvio, Garda, Croda Grande.

III Corpo d'armata (Milano)

Divisioni Brigate Reggimenti fanteria Reggimenti artiglieria
6ª Divisione Fanteria Brigata Toscana
Brigata Sicilia
77º Reggimento fanteria e 78º Reggimento fanteria
61º Reggimento fanteria e 62º Reggimento fanteria
16º reggimento artiglieria
35ª Divisione Fanteria Brigata Novara
Brigata Milano
153º Reggimento fanteria e 154º Reggimento fanteria
159º Reggimento fanteria e 160º Reggimento fanteria
42º reggimento artiglieria
5ª Divisione Fanteria Brigata Cuneo
Brigata Palermo
7º Reggimento fanteria e 8º Reggimento fanteria
67º Reggimento fanteria e 68º Reggimento fanteria
27º reggimento artiglieria
Truppe suppletive   7º Reggimento bersaglieri
III Battaglione Guardia di Finanza
27º Reggimento Cavalleggeri "Aquila"
5º Reggimento alpini
6º reggimento artiglieria

V Corpo d'armata (Verona)

Divisioni Brigate Reggimenti fanteria Reggimenti artiglieria
15ª Divisione Fanteria Brigata Abruzzi
Brigata Venezia
57º Reggimento fanteria e 58º Reggimento fanteria
83º Reggimento fanteria e 84º Reggimento fanteria
19º reggimento artiglieria
9ª Divisione Fanteria Brigata Roma
Brigata Puglie
79º Reggimento fanteria e 80º Reggimento fanteria
71º Reggimento fanteria e 72º Reggimento fanteria
29º reggimento artiglieria
34ª Divisione Fanteria Brigata Treviso
Brigata Ivrea
115º Reggimento fanteria e 116º Reggimento fanteria[1]
161º Reggimento fanteria e 162º Reggimento fanteria
41º reggimento artiglieria
Truppe suppletive   2º Reggimento bersaglieri
4º Reggimento bersaglieri
8º Reggimento bersaglieri
22º Reggimento Cavalleggeri "Catania" (2º Squadrone)
41º Reggimento artiglieria (mortai da montagna)
42º Reggimento artiglieria (mortai da montagna)
48º Reggimento artiglieria (mortai da montagna)
VI Battaglione Guardia di Finanza
5º reggimento artiglieria

2ª Armata

Zona d'operazioni: Alpi Giulie - Carso

II Corpo d'Armata (Alessandria)

Divisioni Brigate Reggimenti fanteria Reggimenti artiglieria
3ª Divisione Fanteria Brigata Forlì
Brigata Ravenna
43º Reggimento fanteria e 44º Reggimento fanteria
37º Reggimento fanteria e 38º Reggimento fanteria
23º reggimento artiglieria
4ª Divisione Fanteria Brigata Lombardia
Brigata Livorno
73º Reggimento fanteria e 74º Reggimento fanteria
33º Reggimento fanteria e 34º Reggimento fanteria
26º reggimento artiglieria
32ª Divisione Fanteria Brigata Firenze
Brigata La Spezia
127º Reggimento fanteria e 128º Reggimento fanteria
125º Reggimento fanteria e 126º Reggimento fanteria
48º reggimento artiglieria
Truppe suppletive   IX Raggruppamento Bersaglieri ciclisti
X Raggruppamento Bersaglieri ciclisti
11º reggimento artiglieria

IV Corpo d'Armata (Genova)

Divisioni Brigate Reggimenti fanteria Reggimenti artiglieria
7ª Divisione Fanteria Brigata Bergamo
Brigata Valtellina
25º Reggimento fanteria e 26º Reggimento fanteria
65º Reggimento fanteria e 66º Reggimento fanteria
21º reggimento artiglieria
8ª Divisione Fanteria Brigata Salerno
Brigata Modena
89º Reggimento fanteria e 90º Reggimento fanteria
41º Reggimento fanteria e 42º Reggimento fanteria
28º reggimento artiglieria
33ª Divisione Fanteria Brigata Liguria
Brigata Emilia
157º Reggimento fanteria e 158º Reggimento fanteria[2]
119º Reggimento fanteria e 120º Reggimento fanteria
40º reggimento artiglieria
1ª Divisione Bersaglieri   6º Reggimento bersaglieri
7º Reggimento bersaglieri
8º Reggimento bersaglieri
9º Reggimento bersaglieri
11º Reggimento bersaglieri
12º Reggimento bersaglieri
Gruppo artiglieria da montagna "Mondovì"
Raggruppamento Alpino   3º Reggimento Alpini
4º Reggimento Alpini
Gruppo artiglieria da montagna "Bergamo-Pinerolo"
Truppe suppletive   5º Reggimento bersaglieri
V Raggruppamento Bersaglieri ciclisti
4º reggimento artiglieria

3ª Armata

Zona di operazioni: Carso, Trieste.

VI Corpo d'Armata (Bologna)

Divisioni Brigate Reggimenti fanteria Reggimenti artiglieria
11ª Divisione Fanteria Brigata Pistoia
Brigata Re
35º Reggimento fanteria e 36º Reggimento fanteria
1º Reggimento fanteria e 2º Reggimento fanteria
14º reggimento artiglieria
12ª Divisione Fanteria Brigata Pavia
Brigata Casale
27º Reggimento fanteria e 28º Reggimento fanteria
11º Reggimento fanteria e 12º Reggimento fanteria
30º reggimento artiglieria
1ª Divisione Cavalleria I Brigata cavalleria 13-20
II Brigata cavalleria 4-5
  Artiglieria HA (a cavallo)
Truppe suppletive   VIII Raggruppamento Bersaglieri ciclisti
XI Raggruppamento Bersaglieri ciclisti
VI Raggruppamento Bersaglieri ciclisti
XII Raggruppamento Bersaglieri ciclisti
94º Reggimento Fanteria
Battaglione Guardia di Finanza
 

VII Corpo d'Armata

Divisioni Brigate Reggimenti fanteria Reggimenti artiglieria
13ª Divisione Fanteria Brigata Granatieri
Brigata Messina

93º Reggimento fanteria e 94º Reggimento fanteria
31º reggimento artiglieria
14ª Divisione Fanteria Brigata Acqui
Brigata Pinerolo
17º Reggimento fanteria e 18º Reggimento fanteria
13º Reggimento fanteria e 14º Reggimento fanteria
18º reggimento artiglieria
Truppe suppletive     2º reggimento artiglieria

XI Corpo d'Armata (Bari)

Divisioni Brigate Reggimenti fanteria Reggimenti artiglieria
21ª Divisione Fanteria Brigata Pisa
Brigata Regina
29º Reggimento fanteria e 30º Reggimento fanteria
9º Reggimento fanteria e 10º Reggimento fanteria
35º reggimento artiglieria
22ª Divisione Fanteria Brigata Ferrara
Brigata Brescia
47º Reggimento fanteria e 48º Reggimento fanteria
19º Reggimento fanteria e 20º Reggimento fanteria
15º reggimento artiglieria
2ª Divisione Cavalleria III Brigata Cavalleria 7-10
IV Brigata Cavalleria 7-10
  Artiglieria Ha
Truppe suppletive   VII Raggruppamento Bersaglieri ciclisti
III Raggruppamento Bersaglieri ciclisti
Reggimento Guardia di Finanza
9º reggimento artiglieria

4ª Armata

Zona d'operazioni: Croda Grande - Cadore - Carnia occidentale

I Corpo d'Armata (Torino)

Divisioni Brigate Reggimenti fanteria Reggimenti artiglieria
1ª Divisione Fanteria Brigata Basilicata
Brigata Parma
91º Reggimento fanteria e 92º Reggimento fanteria
49º Reggimento fanteria e 50º Reggimento fanteria
25º reggimento artiglieria
2ª Divisione Fanteria Brigata Umbria
Brigata Como
53º Reggimento fanteria e 54º Reggimento fanteria
23º Reggimento fanteria e 24º Reggimento fanteria
??° reggimento artiglieria
10ª Divisione Fanteria Brigata Marche
Brigata Ancona
55º Reggimento fanteria e 56º Reggimento fanteria
69º Reggimento fanteria e 70º Reggimento fanteria
20º Reggimento artiglieria
Truppe suppletive   21º Reggimento Cavalleria "Padova"
8º Reggimento bersaglieri
8º reggimento artiglieria

IX Corpo d'Armata (Roma)

Divisioni Brigate Reggimenti fanteria Reggimenti artiglieria
17ª Divisione Fanteria Brigata Torino
Brigata Reggio
81º Reggimento fanteria e 82º Reggimento fanteria
45º Reggimento fanteria e 46º Reggimento fanteria
13º reggimento artiglieria
18ª Divisione Fanteria Brigata Alpi
Brigata Calabria
51º Reggimento fanteria e 52º Reggimento fanteria
59º Reggimento fanteria e 60º Reggimento fanteria
33º Reggimento artiglieria
Truppe suppletive   3º Reggimento Bersaglieri
9º Reggimento Lancieri "Firenze"
XVI Guardia di Finanza
Alpini
1º reggimento artiglieria

Corpo d'Armata Zona Autonoma Carnia XII

Divisioni Brigate Reggimenti fanteria Reggimenti artiglieria
23ª Divisione Fanteria Brigata Aosta
Brigata Verona
5º Reggimento fanteria e 6º Reggimento fanteria
85º Reggimento fanteria e 86º Reggimento fanteria
22º reggimento artiglieria
Truppe suppletive   1 reggimento di Milizia Territoriale
16º Reggimento bersaglieri
19º Reggimento bersaglieri
1º Gruppo Alpini
2º Gruppo Alpini
8º Reggimento Alpini
2º Reggimento artiglieria pesante campale (Gruppi V-VI)
Divisioni Brigate Reggimenti fanteria Reggimenti artiglieria
24ª Divisione Fanteria Brigata Napoli
Brigata Piemonte
75º Reggimento fanteria e 76º Reggimento fanteria
3º Reggimento fanteria e 4º Reggimento fanteria
36º reggimento artiglieria

Note

  1. ^ Nel 1917 i due reggimenti furono ridenominati in 99º e 100º Fanteria.
  2. ^ Dal 1917 furono ridenominati come 165º Reggimento fanteria

ARMA DI ARTIGLIERIA

Il 15 giugno si celebra la festa dell’Arma di Artiglieria a ricordo dell’intelligente e coraggiosa azione dell’Artiglieria italiana in occasione della 2ª battaglia del Piave, chiamata successivamente battaglia del Solstizio dal poeta Gabriele d’Annunzio.

Il Diario Storico-Militare del Comando della 6ª Armata così riporta gli avvenimenti all'inizio del 15 giugno 1918:

“In seguito a notizie date da disertori al Comando della 4ª armata e da questa comunicate, si conferma a tutti i comandi dipendenti che alle 3 il nemico inizierà la preparazione di fuoco per l’attacco (ore 2.55).

 

Alle ore 3 infatti, il nemico inizia il tiro di preparazione sulle nostre linee [...]

Contemporaneamente inizia un tiro a liquidi speciali sulle batterie [...]

 

In fondo Val Brenta tiro poco intenso sulle prime linee, più esteso e lacrimogeno sulle retrovie. Il nostro tiro di contro preparazione era già stato iniziato in precedenza, con successivi concentramenti, sino dalle ore 23,45.

Ore 6.30: il bombardamento nemico è aumentato d’intensità anche sul fronte di sinistra dell’Armata... I nostri tiri di contro preparazione continuano secondo il piano previsto e gli ordini dati.

Ore 8. L’Artiglieria nemica ha intensificato il fuoco, anche a liquidi. [...]

Alle ore 7.30 è iniziato il fuoco di fucileria su tutta la fronte.

A richiesta della fanteria le artiglierie hanno iniziato il tiro di sbarramento.

In Val brenta l’Artiglieria nemica batte abbastanza intensamente le nostre linee della Grabbella;

le nostre artiglierie rieseguiscono tiri di interdizione e sbarramento”.

Nel corso della Prima Guerra Mondiale erano stati sviluppati nuovi criteri d’azione per l’impiego del fuoco dell’Artiglieria che, implementati nel corso della Battaglia del Solstizio prima in difensiva e successivamente in offensiva, hanno portato alla vittoria.

Un’attenzione particolare merita l’argomento della “contro preparazione” in quanto è una tattica innovati-va per l’impiego delle artiglierie che ha indubbiamente contribuito alla vittoria nella battaglia del Solstizio: “un complesso di tiri preordinati, eseguiti, simultaneamente e con continuità, da tutte le artiglierie di un’Armata, allo scopo di neutralizzare l’Artiglieria dell’avversario e stroncare, sul nascere, l’attacco”.

Essa è frutto di un complesso sviluppo dottrinale che ha collegamenti con tutti gli aspetti ordina mentali, tattici e tecnici.

 

Nella circolare “Principi di organizzazione e d’impiego dell’Artiglieria in fase difensiva” era stabilito che: “in caso di attacco non di sorpresa del nemico, la contro preparazione si sarebbe dovuta sviluppare attraverso fasi distinte:

la 1ª, consistente in azioni contro le batterie avversarie a cominciare da quelle più moleste, avrebbe avuto luogo durante la preparazione d’Artiglieria d’attacco;

la 2ª, saldandosi alla prece-dente, si sarebbe svolta mediante tiri di interdizione vicina e di sbarramento, nel corso della irruzione delle fanterie nemiche”.

Il presupposto per l’azione difensiva è che “l’attacco nemico deve essere infranto col fuoco (di contro-preparazione e di sbarramento) e col movimento (contrattacchi).”

Grazie alla contro-preparazione (anticipata, preventiva e immediata) prima ed al fuoco di aderenza, al termine della prima giornata il nemico realizza solo alcuni parziali successi, pagati a carissimo prezzo: le perdite nemiche assommano a 60.000 uomini mentre le nostre a 6.000.

Scrive il Maresciallo d'Italia Enrico Caviglia: “Le Divisioni austro-ungariche di seconda linea ebbero l’impressione che la 6ª Armata preparasse un attacco invece che attenderlo”.

Proprio mentre il nemico effettua gli ultimi preparativi e gli ultimi movimenti per perfezionare il dispositivo in attesa dell’ora di inizio, è sorpreso dai nostri tiri e si lascia prendere dal panico.

 

Alcuni battaglioni subiscono perdite già nelle località di raccolta.

 

I reparti in sosta sono costretti diradarsi per cercare riparo.

 

Le retrovie si disordinano e così tutta l’organizzazione offensiva ed i depositi di munizioni e le batte-rie sono colpite prima che inizi la preparazione.

 

L’attacco austro-ungarico inizia, così, in condizioni decisamente sfavorevoli.

Nel rapporto ufficiale della battaglia preparato dall’ Arciduca Federico d’Asburgo il 26 giugno 1918 è riportato:

“[...] Gran parte delle perdite si ebbero già sulle posizioni di partenza. Il nostro attacco si sfasciò nel fuoco micidiale dell’artiglieria nemica. L’artiglieria italiana non poteva essere scoperta nei boschi, cambiava continuamente posizione e le occupò anche all’ultimo momento.

 

Sull'altopiano 8 divisioni austro ungariche (6, 52, 38, 16, 42, Edelweiss, 18 e 26) sono state frantumate e le divisioni di rincalzo 74 Honvéd, 5 e 28 subiscono perdite senza nemmeno entrare in linea.

 

Così all'attaccante non è stato possibile ne ritentare l’azione sui monti, ne arroccare le riserve verso il Piave dove ha riportato successi iniziali”.

A proposito dell’impiego dell’Artiglieria italiana si legge nella pubblicazione “Esperienze ricavate dalla battaglia del giugno 1918 (agosto 1918)” dell’Imperiale e Regio Comando Supremo austro-ungarico: “[...]

L’intervento dell’Artiglieria italiana era diretto principalmente, nel tempo che precedette l’attacco, alle vie di comunicazione, ai nodi stradali, alle biforcazioni.

Questa attività con scopi ben determinati e coscienti, ostacolò in notevole misura i nostri preparativi. Nel corso dell’azione il suo fuoco fu poi infles-sibile[...]”.

Il 16 giugno, l’esercito austro-ungarico sul fronte montano passa sulla difensiva e tenta nuovi attacchi sul Piave.

Per la sera del 17, ogni pressione sul Grappa cessa, gli attacchi sul Montello sono contenuti ed il fronte sul Piave è saldamente in mano ai nostri reparti.

 

L’iniziativa passa, pertanto, completamente in mano italiana.

 

Ciò permette al Comando Supremo italia-no, che dispone ancora di tutte le riserve, di passare, il giorno 19, alla controffensiva.

 

Nei giorni successivi, infatti, la potenza di fuoco delle artiglierie e lo spirito di sacrificio della fanteria italiana provocano il definitivo collasso dell’esercito austriaco, che nella notte del 23 inizia la ritirata oltre il Piave.

Nella “Libretta Rossa” l’impiego del fuoco di Artiglieria diventa condizione necessaria per il successo e si esalta la cooperazione con l’Arma base.

 

“Tranne casi eccezionalissimi la fanteria non può arrivare a sferrare l’assalto se prima l’Artiglieria non abbia spianato la via, spezzando coll'impeto e la massa del suo fuoco, ogni resistenza avversaria nella zona d’irruzione[...]

 

Occorre, poi, di concentrare sulle artiglierie nemiche e nella zona d’irruzione enormi masse di fuoco, facendovi convergere quello di numerose mitragliatrici e bocche da fuoco d’ogni calibro e portata, anche da posizioni distanti. [...]

 

Una delle caratteristiche più salienti dell’odierno campo di battaglia è rappresentato dal senso di vuoto che in esso domina: poco si vede, ma si è colpiti, il più delle volte ignorando da quale direzione e distanza il fuoco provenga.

 

Da qui la necessità di un’-attenta osservazione e di mezzi idonei alla individuazione di bersagli anche lontani [...]”.

A quanto finora riportato, che fa emergere il ruolo risolutivo svolto dall’Artiglieria prima e durante la battaglia, va aggiunto un dove-roso ricordo degli atti di valore di singoli e di intere unità di Artiglieria. Infatti, in base alla tattica della “difesa elastica” ed al fatto che molte batterie e gli osservatori sono schierati all'interno della posizione difensiva, in numerosi episodi di ondeggiamento della linea di combattimento gli artiglieri difendono, anche con la baionetta e addirittura con il piccone, i loro pezzi, al fine di continuare ad assicurare il supporto di fuoco.

Non è un caso se alla fine della guerra il numero dei caduti appartenenti all'artiglieria è secondo solo a quelli della fanteria.

La battaglia, costata agli Austriaci 150.000 uomini e 90.000 agli italiani, si concluderà il 23 luglio 1918 in una grande vittoria in quanto viene migliorata o ristabilita completamente la situazione precedente all'offensiva.

 

Sarà la prima vittoria conseguita nel 1918 da un esercito dell’Intesa, che prelude alla fine della guerra e al completamento dell’unità nazionale.

Il riconosciuto valore e l’azione determinante delle Unità di artiglieria nella Battaglia del Piave del 15 giugno 1918 valse la concessione della Medaglia d’Oro alla Bandiera dell’Arma con la seguente motivazione:

 

“Sempre e dovunque con abnegazione prodigò il suo valore, la sua perizia, il suo sangue, agevolando la Fanteria, in meravigliosa gara di eroismi, il travagliato cammino della vittoria per la grandezza della Patria. (1915- 1918)”.

Foto: L’Arco monumentale all’Arma di Artiglieria (noto anche come Arco del Valentino o Arco di Trionfo) è situato a Torino, all’ingresso nord del Parco del Valentino, a pochi metri da Ponte Umberto I.

Il monumento, affidato a Pietro Canonica, fu eretto per celebrare l’Arma di Artiglieria italiana ed inaugurato in occasione dell'anniversario della nota Battaglia del Piave (1918), evento in cui il corpo armato ebbe un ruolo fondamentale per la vittoria.


FANTERIA - 1° E 2° REGGIMENTO BRIGATA RE

Sede dei reggimenti in tempo di pace: 1° a Sacile 2° a Udine


All'inizio delle ostilità la Brigata si trova nei pressi di Udine, inquadrata nella II° divisione. Il 24 maggio essa occupa il monte Quarin, poi il paese di Cormons senza trovare alcuna resistenza; il 5 giugno prende posizione nel settore del fronte tra Valerisce e Gradiscutta da dove si appresta ad investire il Podgora, uno dei più formidabili pilastri della testa di ponte austriaca di fronte a Gorizia.

La lotta che la brigata Re sostiene senza interruzione e con alterne vicende, per la conquista delle posizioni nemiche sul Podgora, dura sino a dicembre del 1915, il 1° reggimento sul Grafenberg e quota 157, il 2° frontalmente contro il Podgora e a Peuma.

Sulle alture di Oslavia, il 2° fanteria, operando con la brigata Pavia, respinge, il 20 novembre, un forte attacco avversario. In questi primi mesi di guerra il contributo di sangue offerto dai fanti della brigata Re è elevatissimo: 1626 caduti, di cui 58 ufficiali.

Finalmente ai primi di gennaio del 1916, la Brigata viene inviata a riposo sino alla fine di marzo, quando torna in linea di fronte a Tolmino, alle dipendenze della VII° divisione; in questo settore del fronte essa vi rimane per otto mesi, alternando i suoi reparti in linea e a riposo.

Il 28 novembre la Brigata passa in forza alla 3° Armata del Carso, e si schiera sulla linea Castagnevizza-Hudi Log, rimanendovi sino al 26 marzo 1917. Scesa presso Fogliano a riordinarsi, torna in linea per partecipare alla Decima battaglia dell'Isonzo (12 maggio-8 giugno), nel settore del fronte attorno al monte San Marco.

Il 17 maggio inizia la battaglia, il 2° fanteria attacca alla baionetta le quote 200 nord e sud del monte, trovandosi ben presto sotto un violentissimo fuoco di mitragliatrici posizionate in caverna.

I rinforzi sono fermati sul bordo delle trincee di partenza dal tiro della artiglieria nemica, l'azione viene sospesa. Il 23, 24, 25 maggio si susseguono, ostinati, gli attacchi dei fanti della brigata Re. Finalmente, col concorso del 38° fanteria, le trincee blindate della posizione detta Dosso del Palo, sono conquistate e mantenute, al prezzo di 1150 soldati ed ufficiali fuori combattimento.

Fortemente ridotta negli effettivi, la Re torna a riposo e vi rimane sino al 10 ottobre, quando è richiamata in linea presso Globna, nel II° Corpo d'Armata. Scatenatasi l'offensiva austro tedesca il 25 ottobre (Caporetto, Dodicesima battaglia dell'Isonzo), la Brigata riceve l'ordine di presidiare la terza linea sul Kobilek.

Due battaglioni del 2° fanteria, si sacrificano per permettere alle truppe ripieganti di passare l'Isonzo sul ponte di Plava. Abbandonata la posizione assegnatale, inizia la ritirata verso il Piave, che raggiunge il 6 novembre con circa 3000 effettivi, subito schierati sul Montello.

Durante la prima battaglia d'arresto, concorre a fermare il nemico sul monte Tomba ed il Monfenera, ingaggiando con esso violenti scontri all'arma bianca, il 6 dicembre i resti della brigata Re, sostituiti in linea da reparti della 47° divisione francese, vanno a riposo a Vigodarzere.

Ritornata in linea nel marzo del 1918, partecipa alla Battaglia del Solstizio dalle posizioni del Monfenera, interessate solo da azioni nemiche dimostrative e lancio di proiettili a gas lacrimogeno. Dalle stesse posizioni, il 24 ottobre scatta ad inseguire il nemico che si ritira verso Vittorio Veneto ed oppone una resistenza ancora forte; il 26 ottobre viene conquistata anche l'ultima linea sul Monfenera, a sera due compagnie della Re entrano in Alano, l'indomani i combattimenti si spostano presso Colmirano e la quota 776 di C. Madal; gli austriaci tentano un contrattacco nei giorni 29 e 30, sparando sino all'ultima cartuccia prima di arrendersi. La lotta, accanita e violenta, intrapresa dalla brigata Re dal 24 al 30 ottobre, causa la perdita di quasi 1100 soldati ed ufficiali, per questo motivo il 31 essa è posta a riposo.

Alle bandiere di guerra dei due reggimenti viene concessa la Medaglia d'Argento al Valor Militare.


FANTERIA - 117° E 118°

 

REGGIMENTO BRIGATA PADOVA

 

Il 118° fanteria, assieme al 117°, costituiscono la brigata Padova, formatasi il 1° marzo 1915. Allo scoppio delle ostilità il 118° è alloggiato nei pressi di Chioggia, passando poi, in agosto, alle dipendenze della 25° divisione nel settore del fronte presso il paese di Castelnuovo.

Il 21 ottobre, agli ordini della 16° divisione, il reggimento partecipa agli attacchi delle posizioni nemiche alle quote 85 e 77 a sud del monte Cosich (Monfalcone), subendo la perdita di 700 soldati e 18 ufficiali.

Fino al 31 dicembre è un susseguirsi di attacchi e contrattacchi sulle stesse posizioni.

Mandato nelle retrovie, attende a lavori di sistemazione difensiva sino al marzo del 1916, quando ritorna in prima linea di fronte a San Martino del Carso, dove sostituisce la brigata Sassari.

Nel maggio, il 118° fanteria è in posizione sul Monte Altissimo di Nago (catena del Monte Baldo), contribuendo col 3° battaglione ad operazioni a passo Buole, monte Zugna.

Tutta la Brigata viene poi inviata sull’altipiano d’Asiago dove concorre ad arrestare l’attacco austriaco che si era scatenato già dal 15 maggio e passato alla storia come la Strafexpedition, il 118° viene schierato per la difesa ad oltranza del monte Zovetto.

Cessata la battaglia sugli Altipiani, dopo breve riposo, i reparti sono di nuovo in Carso presso il paese di Vermegliano prima e, dopo la presa di Gorizia, a Case Bonetti, e in questo settore del fronte rimane sino a dicembre del 1916.

Fino a maggio del 1917, la Brigata Padova alterna turni di riposo e prima linea con la brigata Mantova, viene poi utilizzata per gli attacchi alle posizioni nemiche antistanti le quote 238 – 241 - 247 a sostegno della Decima battaglia dell’Isonzo, perdendo 1783 soldati e 74 ufficiali.

La rottura del fronte a Caporetto ed il conseguente ordine di ritirata sorprende il 118° Fanteria sulle stesse posizioni, che vengono abbandonate per raggiungere il 7 novembre il Piave a Fossalta.

Fino ad aprile del 1918, rimane in linea sul Piave, per essere poi inviato sull’Altipiano d’Asiago nel settore di Col d’Echele dove, in giugno, concorre a respingere l’ultima grande offensiva austriaca (battaglia del solstizio).

Il 4 novembre 1918, al momento della entrata in vigore dell’armistizio, il 118° Fanteria inseguiva il nemico in rotta presso il paese di Grantorto e qui i suoi reparti si fermano.

 


FANTERIA - 127° E 128° REGGIMENTO

BRIGATA FIRENZE

Costituita il 1° marzo 1915 dai depositi del 69° e 70° Fanteria.

Anno 1915
Nel maggio la Brigata si riunisce nel Pordenonese, tra Spilimbergo e Valeriano, agli ordini della 32a divisione; quindi è subìto trasferita sul fronte isontino: il 1° giugno è a Castel Dobra (sl. Dobrovo), per dislocarsi poi tra Medana e Cerovo. Nei giorni successivi il 127° è assegnato alla 3a divisione, che ha il compito di attaccare il Monte Sabotino; il 128°, contestualmente, è impegnato sul fronte di Plava (sl. Plave). Dopo un breve spostamento, l'intera Brigata è operativa in questo settore, in attesa di avanzare verso i suoi obbiettivi: il Monte Kuk (it. Monte Cucco) ed il Monte Kobilek. Sono tentate diverse sortite che però non portano ad alcun risultato, ed alla fine di giugno la Brigata è trasferita nel settore di Paljevo, da dove compie dei colpi di mano verso lo sperone di Zagora, poco più a sud. Sostituiti in linea alla fine di settembre, gli uomini sono inviati a riposo a Novacuzzo (presso Prepotto).
In vista della III battaglia dell'Isonzo, la "Firenze" torna operativa il 18 ottobre: il 20 il 128° è dislocato nel settore di Plava, mentre il 127°, alle dipendenze della 4a divisione, è chiamato in azione contro il Monte Sabotino (nel Goriziano): entrambi i reggimenti però non riescono a raggiungere gli obiettivi loro assegnati.
Alla fine del mese la Brigata è di riposo a Zapotok (it. Zapotocco), ma dopo poco il 128° è richiamato in linea, per operare dapprima nel settore compreso tra Ložice ed Anhovo (it. Anicova), e poi nell'area di Plava. Per tutto novembre il reggimento è impegnato, con la 3a divisione, in azioni volte alla conquista del settore del Monte Kuk, tra Zagora e Zagomila. Frattanto, il comando di Brigata e reparti del 127° sono chiamati ad operare ad Oslavia fino a che, il 1° dicembre, non vengono mandati a riposo in località Novacuzzo.
Data l'impossibilità di ottenere ulteriori vantaggi territoriali nel settore del Kuk, il 128° si riunisce agli altri reparti e la "Firenze" trascorre così ciò che rimane dell'anno in un periodo di riordino.

Anno 1916
La Brigata, dopo un periodo di riposo tra Premariacco e Remanzacco, rientra in linea il 16 febbraio nell'ormai consueto settore di Plava, dove staziona sino al settembre. Durante questo periodo, i suoi reggimenti concorrono ad alcune azioni offensive: nel giugno il 128° passato temporaneamente sotto il comando della 5a divisione, occupa le trincee di Peteano, dove il 29 subisce un attacco condotto con lancio di gas asfissianti che causa la morte di oltre 190 soldati. Nell'agosto la "Firenze" concorre tramite azioni dimostrative alle operazioni che la III Armata conduce allo scopo di occupare Gorizia (VI battaglia dell'Isonzo). Il 9 agosto, caduto il campo trincerato del settore Gorizia – Monte Santo (sl. Sveta Gora), la Brigata riceve l'ordine di avanzare verso il Kuk e la sella del Monte Vodice, ma la saldezza delle difese nemiche non permette di occupare questi obiettivi.
Inviata a riposo all'inizio di settembre, la truppa raggiunge la zona compresa tra Slavče e Krasno; a metà ottobre è quindi nuovamente operativa: fino alla fine dell'anno rimane in linea nel settore di Plava.

Anno 1917
Dall'inizio dell'anno fino al maggio la truppa si alterna con la Brigata "Avellino" nel presidiare le posizioni di Zagora. Dal 12 maggio partecipa alle operazioni della X battaglia dell'Isonzo: i suoi obbiettivi sono i Monti Kuk e Vodice, che vengono conquistati a costo di sanguinose perdite (oltre 1800 uomini cadono in quest'offensiva). Fino al nostro attacco verso la Bainsizza (17-31 agosto), la truppa presidia le posizioni conquistate; quindi, dal 18 agosto, la Brigata è operativa nell'XI battaglia dell'Isonzo.

Partiti dalla Valle del torrente Rohot, il 23 gli uomini conquistano quota 605 del Monte Kobilek, mentre il giorno successivo occupano i paesi di Dragovica e Grgarske Ravne, ad ovest dell'Altipiano: qui la Brigata trova una grande quantità di cannoni, mitragliatrici e munizioni. Sempre il 24 agosto la "Firenze" occupa la linea compresa tra quota 800 e Bate (it. Battaglia della Bainsizza). Inviata a riposo tra Dragovica e Grgarske Ravne il 25 agosto, già il 26 gli uomini raggiungono Podlaka (it. Podlacca), nei pressi di Bate, occupando un'altura. Ad inizio settembre la Brigata è quindi inviata dapprima tra Britof (una località di Lig, it. Liga di Canale) e Descla (sl. Deskle), poi presso Cà delle Vallade per un periodo di riordino.
Nell'ottobre gli uomini sono trasferiti sopra Cividale del Friuli, per poi rientrare in linea tra Peternel e Clodig.

Al lancio dell'offensiva austro-tedesca, il 24 ottobre, la Brigata oppone una strenua resistenza prima sulla linea che dal Monte Piatto giunge a Passo Zagradan, quindi fra quella che dal Monte la Cima arriva al San Martino.

Tra il 25 e il 26 la "Firenze" è però costretta a ripiegare verso Cividale e Remanzacco.

Il 27 ottobre gli uomini sono sulla riva destra del Torre, mentre il 28 toccano Udine: un lungo movimento di ripiegamento porta infine la truppa il 30 novembre nella zona compresa fra i torrenti Nure e Chero, nel Piacentino, nella zona di Ronco, Godi e Rezzano. Qui la Brigata trascorre un periodo di riordino che dura per tutto dicembre.

 

Anno 1918
La Brigata è di nuovo operativa nel marzo, allorché rientra in linea nel settore delle Prealpi Giudicarie, presso il Monte Melino. Alla fine di aprile gli uomini sono di riposo vicino Odolo, nel Bresciano.
Nella seconda metà di giugno la "Firenze" è impegnata, alle dipendenze della 22a divisione, nella «Battaglia del Solstizio»: inviata nel Veneziano, tra Meolo e Vallio, la truppa deve concorrere alla presa dello Scolo Palumbo (basso Piave). Respinte numerose sortite in quella zona, il 23 giugno i reggimenti toccano il fiume a Zenson, mentre due giorni dopo sono sostituiti in linea ed inviati a Casale sul Sile, nel Trevigiano.
Tra il giugno e l'inizio di ottobre la "Firenze" è nuovamente impegnata nel settore delle Prealpi Giudicarie, quindi è trasferita in Veneto: il 24 ottobre, all'inizio della nostra ultima offensiva, i reggimenti sono dislocati sul Monte Grappa.

Il 27, dopo alcuni attacchi andati a buon fine verso la Selletta del Forcelletto ed il «caposaldo 5 bis», gli uomini assumono la difesa del Monte Pertica.

Il giorno successivo la maggior parte dei reparti è inviata a riposo, quindi la Brigata riunita torna operativa il 31: il 128° dà manforte all'azione contro il Monte Prassolan, mentre il 127° è impegnato verso la linea quota 1484 – Col Campigolo – Col dei Prai, occupando quest'ultimo. Il 1° novembre la Brigata raggiunge Monte Fredina e quindi Col di Baio.

La notizia del "cessate il fuoco" raggiunge gli uomini della "Firenze" in Valnuvola (vicino Castello Tesino).


FANTERIA - 15° E 16° REGGIMENTO

BRIGATA SAVONA

Sede dei reggimenti in tempo di pace: 15° - Caserta 16° - Gaeta
Distretti di reclutamento: Alessandria, Ancona, Caserta, Cremona, Cuneo, Firenze, Gaeta, Girgenti, Milano, Perugia, Sacile, Sassari

Anno 1915
Ultimate le operazioni per la mobilitazione generale, la Brigata si trasferisce il 15 giugno a Campoformido, alle dipendenze della 20° divisione (X° Corpo d’Armata).

Entrata in linea di combattimento il 25 giugno, I° Battaglia dell’Isonzo, occupa col 16° fanteria la chiusa del canale Dottori presso Sagrado, mentre il 15° procede contro le alture di Polazzo sloggiando il nemico dalle sue posizioni che sistema poi a propria difesa.

Nei giorni seguenti la Savona opera attacchi contro le quote 89 e 92 per favorire le truppe che contemporaneamente assalgono il caposaldo austriaco del monte Sei Busi; tutte queste posizioni vengono mantenute malgrado il nemico si accanisca con continui contrattacchi, la Brigata perde circa 2000 uomini solo in questi primi giorni di guerra.
Per affermarsi validamente sul Carso, le nostre truppe debbono riprendere gli attacchi a breve scadenza, il 18 luglio viene lanciata la II° Battaglia dell’Isonzo, la Savona riparte dalle alture di Polazzo per convergere lungo il ciglione carsico contro il Sei Busi.
L’avanzata ha parziale successo e la quota 111 del monte Sei Busi diventa terra di nessuno, battuta da entrambe le artiglierie, la Brigata viene però ritirata dalla linea del fuoco per essere ricostituita coi nuovi complementi.
In ottobre, III° Battaglia dell’Isonzo, riprende gli attacchi contro le difese nemiche alle spalle del sei Busi, penetrando più volte oltre i reticolati senza però potersi affermare sul terreno conquistato.
Il 23 novembre la Savona si riunisce a Villa Vicentina da dove parte per l’Albania, schierandosi a sud est di Durazzo.
In febbraio si hanno i primi scontro a fuoco con le truppe turche, da prima si tratta di pattuglie, poi il nemico attacca con forze preponderanti e la Brigata è costretta a ripiegare verso Durazzo, da questo porto il giorno 26 inizia le operazioni di imbarco per dirigersi su Valona.

Anno 1916
In Albania è ben presto chiaro che il nemico più insidioso si chiama colera o malaria, e gli uomini ne sono colpiti in modo massiccio, tanto da rendere arduo portare avanti azioni con truppe sufficienti; sino a settembre non vi sono episodi notevoli, poi la Savona passa all’azione contro postazioni nemiche nella gola di Levani a destra del fiume Vojussa.
I battaglioni del 16° raggiungono l’obiettivo, non sono però appoggiati ai fianchi dalle altre colonne che hanno incontrato forte resistenza nella loro avanzata e l’azione sfuma.

Anno 1917
Durante tutto l’anno la Savona rimane in Albania alle dipendenze della 38° divisione. I reparti si alternano tra la linea del fuoco e la retrovia mantenendo un atteggiamento difensivo, perché le fila della Brigata sono sempre più assottigliate dalle malattie gastrointestinali.

Anno 1918
I primi sei mesi dell’ultimo anno di guerra trascorrono come i precedenti.
In luglio la Brigata prende parte alle operazioni contro le difese nemiche nel tratto Fieri-Berat;

due battaglione del 16° riescono a penetrare nella linea difensiva nemica catturando numerosi prigionieri e facendo grande bottino di guerra.

Alla sua sinistra il 15° si apre la strada di forza, passa la Vojussa e occupa la quota 600, il 9 riprende l’avanzata, attacca il colle dello Sfir tenuto da reparti austriaci e lo conquista.

Il 22 agosto il nemico tenta di riprendersi il terreno perduto con azioni sostenute dalla artiglieria e numerosi battaglioni di soldati, la resistenza operata dai due reggimenti della Savona permette alle truppe del settore investito dall’attacco di retrocedere con calma verso le linee arretrate, dove la spinta avversaria è definitivamente arrestata.
Fino alla fine della guerra non si hanno altre azioni di rilievo e la Brigata il 4 novembre si ritrova a Valona per rientrare in Italia.


85° REGGIMENTO FANTERIA

L’85° Reggimento Fanteria si costituisce in Tortona il 1° novembre 1884 e dà vita, con l’86° Reggimento, alla Brigata “Verona”.

Concorre alla prima guerra d’Africa (1887-88) inviando in Eritrea la 4^ Compagnia con la spedizione del Gen. di San Marzano e, sette anni più tardi, concorre alla formazione dei battaglioni di fanteria d'Africa del Corpo di spedizione nella Guerra italo-abissina (1895-96).

Di stanza a Trapani, nel 1908 interviene in soccorso alla popolazione di Messina colpita dal terremoto, meritando una Medaglia d'Argento di Benemerenza.

Inquadrato nella Brigata “Verona” partecipa al 1° conflitto mondiale combattendo alla fronte Giulia e sull'altopiano di Asiago.

Trasferito nel 1937 in Africa Settentrionale, costituisce la Divisione “Sabratha” (60^) in Tripoli con l'86° Fanteria ed il 42° artiglieria, assumendone il nome.

Impegnato da subito nel secondo conflitto mondiale, per effetto delle gravi perdite subite nel gennaio 1941 il Reggimento ridotto ad un battaglione viene sciolto. Resta in vita un Reggimento fanteria “Sabratha” che ingloba i resti dei reggimenti della Divisione. Ricostituito il 4 settembre 1941 in Tripolitania, affronta la battaglia di El Alamein dove viene assorbito dalla Divisione “Trento” (102^) il 25 luglio 1942.

Il 1° ottobre 1975 si costituisce a Montorio Veronese l'85° battaglione meccanizzato “Verona”, che eredita la Bandiera e la tradizione dell'85° Reggimento.

Inquadrato nella Brigata Meccanizzata “Brescia”, ne segue le sorti. Posto in posizione “Quadro” il 30 novembre del 1989, viene sciolto il 30 aprile del 1991.

Ricostituito il 25 settembre del 1991 come 85° Reggimento Fanteria “Verona”, con compiti di addestramento reclute a favore delle Unità di Artiglieria c/a dell'Esercito, dal 1992 assume l'attuale denominazione.

Reggimento dedicato all'addestramento di base dei Volontari di Truppa, si compone di un comando di reggimento, una compagnia di supporto logistico e due battaglioni addestrativi.

 

Il quadro permanente dell'unità che ha sede in Verona, è alimentato con personale scelto in tutta la Forza Armata.


REGGIMENTO LAGUNARI “SERENISSIMA”

Si costituisce in Venezia Lido il 15 gennaio 1951 il primo nucleo dei futuri Lagunari.

Il 1° luglio 1951 viene posto alle dipendenze del Comando Settore un plotone comando comprendente personale dell'Esercito e della Marina ed ha inizio la graduale costituzione di un battaglione che comprende: compagnia comando, compagnia autoportata, con personale e mezzi dell'Esercito; compagnia anfibia, e reparto lagunare appoggio, con personale e mezzi della Marina.

 

Il 15 ottobre 1951 il battaglione di fanteria San Marco costituito quasi integralmente con personale della Marina, già alle dipendenze della Divisione di Fanteria “Folgore”, entra a far parte del Settore Forze Lagunari.

Il 1° settembre 1952 viene costituito il Battaglione “Piave” con struttura organica uguale a quella del battaglione “Marghera” ed il 1° gennaio 1954 viene formato il Gruppo Mezzi Navali da Sbarco. Dal 1° luglio 1957 il battaglione “San Marco” è trasformato in Battaglione “Isonzo” con personale, materiali e mezzi dell'Esercito.

 

Dal 1° settembre 1957, persa ogni componente della Marina, il Settore pur conservando gli stessi compiti operativi, muta organico e prende il nome di Raggruppamento Lagunare che comprende: comando, compagnia comando, compagnia addestramento, compagnia trasmissioni, battaglioni anfibi “Marghera” e “Piave”, battaglione motorizzato “Isonzo”.

 

Il 1° maggio 1958 viene costituito il reparto Lagunare Appoggio dotato di mezzi corazzati e anfibi. Il Raggruppamento, ricevuta la Bandiera di guerra il 25 ottobre 1959, cambia struttura il 24 maggio 1964 divenendo Reggimento Lagunari “Serenissima” su: comando, compagnia comando, battaglioni “Marghera”, “Piave” e “Isonzo” (ciascuno con VTC M113 e in alternativa un plotone mezzi anfibi e battelli), XXII battaglione CR.

 

Con i plotoni mezzi anfibi dei battaglioni dislocati nella base di Cà Vio e con il plotone battelli degli stessi battaglioni insieme al plotone natanti dislocati sull'isola di Sant'Andrea si costituisce la Compagnia Trasporti Anfibi

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Il 1° settembre 1975, a seguito di provvedimenti conseguenti alla ristrutturazione dell'Esercito il battaglione “Marghera” è disciolto, mentre, il 20 ottobre, il Reggimento Lagunari si scioglie per costituire il Comando Truppe Anfibie e contemporaneamente il battaglione “Piave”, assunto l'organico di battaglione meccanizzato, dà vita al 1° Battaglione Lagunari “Serenissima” che eredita la Bandiera di Guerra del Reggimento;

il battaglione “Isonzo” diviene il 41° Battaglione Meccanizzato “Modena” per la neo costituita Brigata meccanizzata “Gorizia” nella quale confluisce anche il XXII Battaglione carri ridenominato 22° Battaglione carri “M.O. Piccinini”.

La compagnia trasporti anfibi si trasforma in Battaglione Mezzi Anfibi “Sile”.

 

Nell'ambito del più recente riordinamento della Forza Armata, il battaglione perde la propria autonomia il 13 ottobre 1992 ed il giorno successivo è inquadrato nel Reggimento Lagunari “Serenissima”, che si ricostituisce anche con il personale del soppresso Battaglione mezzi Anfibi “Sile”.

 

A seguito della sospensione della leva, si trasforma in unità completamente “professionalizzata” ed inizia a partecipare a tutte le operazioni oltremare dell’Esercito.

Il 25 giugno si festeggia l’anniversario del riconoscimento della Specialità (1984).

 

 

Il patrono è San Marco (25 aprile).