L'Isonzo (Lusinç in friulano standard, Isuns, Lisuns, Lusinz, Lusins nelle varianti friulane locali; Soča in sloveno; Lisonz in bisiaco; Sontig in tedesco, desueto) è un fiume che scorre in parte (per 2/3) nel Goriziano sloveno e in parte (per 1/3) in provincia di Gorizia.
Il suo nome deriva dal latino Aesontium o forse dalle svariate varianti Sontium, Sontius, Aesontius, Isantius fluvius, Isuncium.
La sua lunghezza è di 136 chilometri con un bacino ampio 3.400 km² di cui 1.150 km² in Italia.
Da alcuni viene chiamato la bellezza di smeraldo per il colore verde acceso delle sue acque.
L’antica leggenda bisiaca dei “Tre Fradei” racconta le origini di questo corso acquatico:
Isonzo, Drava e Sava erano tre fratelli, i quali vivevano su un alto monte.
Un giorno fecero una scommessa su chi riuscisse a raggiungere per primo il mare e loro padre, per compiere l’impresa, donò alla Drava un piccone, alla Sava un’ascia e all’Isonzo delle scarpe ferrate, raccomandandosi con loro di partire al sorgere del sole.
Giunta l’alba, però, Isonzo vide che le due sorelle erano già partite e, furioso, iniziò a calciare le rocce fino a mezzogiorno quando, sfinito, si diresse ormai lentamente verso il mare.
Il padre allora, per premiare la sua onestà, riservò a lui il diritto di gettarsi nel mare, mentre alle due sorelle venne concesso di sfociare solamente in un fiume più grande, il Danubio.
Gli avvenimenti storici che si collegano a questo luogo, come detto in precedenza, partono dall’epoca romana.
Il primo a parlare di questo fiume, infatti, è Erodiano, nel 238 d.C, facendo riferimento alla discesa in Italia di Massimino il Trace, primo barbaro divenuto imperatore romano, acclamato dalle sue truppe stanziate in Pannonia.
Egli, deciso a farsi accettare dal senato romano come legittimo imperatore, decise di invadere Aquileia, e per farlo guadò l’Isonzo attraverso un ponte provvisorio fatto di botti di vino, recuperate nelle case dei contadini che abitavano in prossimità del luogo scelto per attraversare il fiume.
Gli aquileiesi intanto avevano, però, preparato le proprie truppe per affrontare Massimino il Trace che, durante lo scontro sotto le mura della città, rimase ucciso.
Sempre in epoca romana, al fiume Isonzo si ricollega un altro avvenimento storico che vede i suoi protagonisti in Odoacre, generale sciro, e Teodorico, re degli Ostrogoti.
Odoacre, infatti, era arrivato ad Aquileia passando per questo fiume, assieme a circa 10 000 uomini il 28 agosto 489, dove venne violentemente sconfitto da Teodorico.
Odoacre poi, si ritirò a Verona e venne definitivamente sconfitto e ucciso a Ravenna durante un banchetto in un palazzo.
All’epoca romana risalgono inoltre anche numerosi reperti ritrovati lungo il corso di questo fiume che rivelano la sacralità dei questo luogo, in cui veniva venerato il Dio Isonzo, verosimilmente una divinità a carattere locale.
Uno dei reperti più significativi è quello che è stato rinvenuto nel 1989 nella Cava di ghiaia Canciani a San Pier d’Isonzo, che consiste in un’ara votiva in calcare dedicata a questa divinità, che porta l’iscrizione “Aesontio votum solvit Marcus Licinius Vitalis sexvir et Augustalis”, risalente tra la fine del I e l’inizio del II secolo d.C.
Un’ara simile è stata rinvenuta alla Mainizza di Farra d’Isonzo risalente al III secolo d.C e rinvenuta nel 1922, la quale è arricchita da una figura del Dio raffigurato come un uomo seminudo su un rilievo sassoso, che si poggia su un’anfora dalla quale esce dell’acqua che si getta verso degli alberi.
Nella modernità, il fiume Isonzo è ricordato soprattutto per gli avvenimenti che riguardano la Prima Guerra Mondiale e, in particolare, per la serie di battaglie combattute tra il 25 giugno 1915 e il 7 novembre 1917 lungo la linea orientale Italo-Austriaca e chiamate “le dodici battaglie dell’Isonzo”.
Queste battaglie ebbero il carattere di guerre di posizione per la conquista del territorio circostante tramite la costruzione di trincee e la fortificazione dei fronti, dove i giovani soldati erano costretti a stare continuativamente per mesi e mesi.
Tra di esse la battaglia più celebre è la famosa Disfatta di Caporetto (oggi Kobarid, in Slovenia). Questa battaglia, combattuta tra le truppe italiana e quelle austro-ungariche tra il 24 ottobre e il 12 novembre 1917 vide le truppe italiane incapaci di affrontare una battaglia difensiva, soprattutto a causa della stanchezza derivante dalle undici battaglie precedenti.
In seguito a questo avvenimento, le truppe italiane si videro costrette alla ritirata lungo il fiume Piave e il generale Luigi Cadorna venne sostituito da Armando Diaz, sotto il quale i soldati diedero prova del loro valore, difendendo strenuamente la nuova linea di confine lungo il Piave.
Durante la Disfatta di Caporetto persero la vita tra i 10 000 e i 13 000 soldati italiani e si contarono circa 30 000 feriti, consacrando questa battaglia come una delle più disastrose per la storia italiana.
Per concludere il nostro viaggio attraverso le storie che si intrecciano lungo l’Isonzo, ecco le parole con le quali Ungaretti descrive questo corso d’acqua nel componimento “I fiumi”, contenuto nella raccolta “Allegria”:
“L’Isonzo scorrendo/mi leviga come un sasso […] Questo è l’Isonzo/ e qui meglio/ mi sono riconosciuto/ una docile fibra/ dell’universo”.
In questa poesia l’autore descrive i luoghi che hanno segnato la sua vita ricollegandoli a dei fiumi emblematici.
L’Isonzo quindi viene visto come un luogo simbolo per entrare in sintonia con l’universo circostante, rimanendo in contatto con i propri antenati e con il proprio passato.
L’Isonzo quindi viene da sempre considerato un luogo emblematico sia per la sua storia che per la leggenda che lo circonda, rendendolo, oltre che una meraviglia naturalistica di grande particolarità, anche una meta per coloro che vogliono circondarsi di storia attraverso uno spazio che si pone come rappresentazione delle epoche trascorse.