Il Carso e i soldati deceduti in questi luoghi sono ricordati dal generale Giuseppe Paolini, responsabile dell'opera di sistemazione dei cimiteri carsici che, dopo aver combattuto sul monte Sei Busi e nelle città di Redipuglia e Fogliano, volle
costruire un cimitero monumentale vicino a queste terre.
L'idea venne
subito accettata dal Comandante della Terza Armata, il duca Emanuele Filiberto d'Aosta, così il Cimitero sul Colle Sant'Elia, chiamato “Invitti della Terza Armata” diventa la prima necropoli
di Redipuglia. Venne edificato subito dopo la guerra affinché esprimesse il tema del ricordo legato alla vicinanza del conflitto appena terminato e allo stretto rapporto col
territorio.
La
struttura accoglie 30.000 caduti, di cui ventitré medaglie d'oro, quattro generali e 6000 ignoti, senza alcun segno che potesse dar loro un
nome.
Gli ultimi due
gironi più alti sono destinati ad accogliere le tombe di 463 ufficiali.
Furono necessari
circa due anni di lavoro per sistemare l'area e 5000 chili di esplosivo vennero distribuiti in 20000 cariche che servirono per dare la conformazione desiderata al colle.
Venne inaugurato da Mussolini nella simbolica
data del 24 maggio del 1923 alla presenza del re, di Emanuele Filiberto di Savoia, duca d'Aosta e comandante della Terza Armata, e di tutte le più eminenti cariche dello
stato.
Il cimitero
offre l'opportunità alla Casa Savoia di sostenere l'operato di Mussolini: nel testamento del Duca d'Aosta infatti compare la volontà di far incidere nella cripta della sua tomba: "Muoio serenamente, che un magnifico avvenire si dischiuderà per la patria nostra,
sotto l'illuminata guida del re ed il sapiente governo del duce".
L' 8 luglio 1931 il
generale, dopo che sul letto di morte aveva richiesto di essere tumulato in mezzo agli eroi della Terza Armata e di essere così con essi, viene trasferito a
Redipuglia dopo il funerale che si
svolge a Torino .
La struttura del
Cimitero del Colle Sant'Elia si rivela ben presto soggetta al deterioramento per la sua conformazione.
Agli inizi degli anni
Trenta vengono intrapresi interventi di ristrutturazione (i muretti a secco sostituiti con muri in pietra e le salme riconosciute poste in cassette).
Un altro motivo rende
il Cimitero inadeguato e cioè la necessità di riordinare i numerosi cimiteri sorti ai piedi del Carso, come il Cimitero Filippo Corridoni di Sagrado o il Cimitero degli Asfissiati a Sdraussina.
All'idea di
risistemare in maniera definitiva il Colle Sant'Elia si sostituisce però quella di costruire un'altra struttura che soddisfi i principi di grandiosità, monumentalità e perpetuità sostenuti dal
regime fascista.
Un deciso appoggio a
questa seconda ipotesi fu data da Mussolini e l'intervento di costruzione fu inserito nel più generale piano di sistemazione delle opere pubbliche del regime per contrastare il decadimento
economico del Veneto e della Venezia Giulia negli anni Trenta.