CERIMONIA  AL MONUMENTO AL BERS. E. TOTI



ASSOCIAZIONE NAZIONALE BERSAGLIERI
PROVINCIA Dl GORIZIA
  
GORIZIA 5 AGOSTO 2019 - CERIMONIA  AL MONUMENTO AL BERS. E. TOTI

 

 
            Al gen. Giuseppe Iacca – Presidente Regionale A.N.B.
            Ai Consiglieri Regionali A.N.B.
            Ai Presidenti provinciali A.N.B.                              
 
            Anche quest'anno, come consuetudine, l'Associazione Nazionale Bersaglieri della Provincia di Gorizia ha ricordato il sacrificio del loro commilitone, il Bersagliere Enrico Toti M.O., con una cerimonia che avrà luogo a Gorizia in piazza Cesare Battisti nell'area ove è ubicato il monumento all'Eroe.
            La cerimonia è stata celebrata il giorno lunedì 5 agosto 2019 alle ore 18 e 30 con il seguente programma:
            ore 18 15' – Raduno Bersaglieri e invitati in piazza Cesare Battisti;
            ore 18 30' – inquadramento del gruppo e spostamento davanti al monumento a Toti
                             – deposizione di una corona d'alloro
                             – suono del  “Silenzio”
                             – commemorativo del Presidente provinciale.
            Indicativamente la cerimonia ha durato 20 minuti.                                                                   

IL SACRIFICIO DEL BERSAGLIERE ENRICO TOTI, L’EROE IN BICICLETTA

 

esclamando questa frase, poco prima di essere colpito a morte e di baciare il piumetto dell’elmetto, il  6 agosto del 1916, durante la sesta battaglia dell’Isonzo che si concluse con la presa di Gorizia, mentre combatteva nelle file dei bersaglieri da soldato irregolare,  moriva  a soli 33 anni Enrico Toti.

Allo scoppio della prima guerra mondiale, egli presentò tre domande di arruolamento che furono respinte, poiché non arruolabile in quanto privo di una gamba, persa durante la sua attività di meccanico ferroviere, ma decise nonostante tutto, di inforcare la bicicletta e di raggiungere il fronte presso Cervignano del Friuli. Qui fu accolto come civile volontario e adibito ai “servizi non attivi”, privo, quindi, delle stellette militari.

Enrico Toti in bicicletta

Una sera, però, fermato da una pattuglia di carabinieri a Monfalcone, fu obbligato a tornare alla vita civile, ma nel gennaio 1916, anche grazie all’interessamento del Duca d’Aosta, riuscì ad essere destinato al Comando Tappa di Cervignano del Friuli, sempre come volontario civile.

Destinato inizialmente alla brigata Acqui, riuscì a farsi trasferire al battaglione bersaglieri ciclisti del terzo reggimento. In aprile i medesimi bersaglieri, presso i quali si era trovato a combattere, lo proclamarono uno di loro e lo stesso comandante, il maggiore Rizzini, gli consegnò l’elmetto piumato da bersagliere e le stellette.

Nonostante la menomazione partecipò a varie azioni militari e durante la sesta battaglia dell’Isonzo, rimasto in una trincea sguarnita nei dintorni di Monfalcone, più volte ferito, continuò a combattere nonostante colpito dai proiettili austriaci e morì incitando i suoi compagni all’assalto di Quota 85 a est di Monfalcone

Il suo gesto fu immortalato nella stampa dell’epoca (leggendaria divenne la copertina della Domenica del Corriere illustrata da Achille Beltrame che mostrava Toti in piedi tra le sue truppe nell’atto di scagliare la propria stampella verso le truppe austriache prima di morire e assurse a simbolo dell’eroismo e del senso di abnegazione del militare italiano.

L'illustrazione del Corriere della Sera

A Enrico Toti sono legate anche altre imprese passate alla storia fuori dall’ambito della Grande Guerra. Nonostante l’amputazione della gamba fino al bacino, sorretto da una grande forza di volontà nel 1911, pedalando in bicicletta con una gamba sola, raggiunse varie località: Parigi, il Belgio, l’Olanda, la Danimarca, fino a raggiungere la lontana Finlandia e la Lapponia e proseguì ancora verso la Russia e la Polonia, il suo rientro in Italia avvenne nel giugno del 1912.

Ma la sua impresa non era terminata l’anno successivo partì nuovamente in bicicletta: da Alessandria d’Egitto raggiunse il confine con il Sudan, ma le autorità inglesi, giudicando pericoloso il percorso, lo obbligarono a porre termine al viaggio e lo rimandarono al Cairo da dove fece ritorno in Italia.

Il re Vittorio Emanuele III, di  motu proprio ,il 4 dicembre dello stesso 1916 gli conferì la medaglia d’oro al valor militare, “perché ne sia tramandato il ricordo glorioso ed eroico alle generazioni future”, con la seguente motivazione:

“Volontario, quantunque privo della gamba sinistra, dopo aver reso importanti servizi nei fatti d’arme dell’aprile a quota 70 (est di Selz), il 6 agosto, nel combattimento che condusse all’occupazione di quota 85 (est di Monfalcone). Lanciavasi arditamente sulla trincea nemica, continuando a combattere con ardore, quantunque già due volte ferito. Colpito a morte da un terzo proiettile, con esaltazione eroica lanciava al nemico la gruccia e spirava baciando il piumetto, con stoicismo degno di quell’anima altamente italiana.

Monfalcone,6 agosto 1916.”

Oltre a una varia toponomastica, gli furono intitolate scuole, monumenti, l’XI legione della Milizia di Bari, nonché due mezzi sottomarini, uno della Regia Marina e l’altro della Marina Militare.

La statua dedicata a Entico Toti a Villa Borghese, Roma

La statua dedicata a Entico Toti a Villa Borghese, Roma

A Roma, sua città natale, Toti è omaggiato in due monumenti: uno, al Pincio, nel parco di Villa Borghese, espressamente a lui dedicato e un altro, a Porta Pia, dedicato ai Bersaglieri e nel cui basamento Toti è raffigurato. Un altro monumento in bronzo gli è stato dedicato a Cassino, città d’origine dei genitori, nella piazza a lui intitolata.

La salma fu trasportata inizialmente a Monfalcone, poi il 24 maggio 1922, settimo anniversario dell’entrata in guerra dell’Italia, venne trasportata a Roma dove ricevette solenni funerali. Durante e dopo la cerimonia, nel difficile clima politico e sociale del primo dopoguerra italiano, vi furono sanguinosi scontri tra comunisti ed anarchici da un lato e la Guardia regia, seguiti da uno sciopero generale.

Gli avvenimenti che, secondo un primo bilancio apparso sui quotidiani, provocarono un morto e venticinque feriti, furono oggetto, il giorno successivo, di accese polemiche in una seduta della Camera dei deputati.