A Monfalcone per ricordare la Giornata della Memoria sono stare eseguite due manifestazioni.
La prima, organizzata dall’Amministrazione Comunale, alle 10 in cimitero civile, con la deposizione della corona a ricordo delle vittime dell’olocausto, benedetta da don Gilberto Dudine, parroco di Aris-San Polo.
Non solo autorità ma anche associazioni combattentistiche e d’arma.
“Questa, assieme a quella di tante altre testimonianze di chi sopravvisse all’olocausto, è una pagina di storia che non può e non deve essere cancellata” ha sottolineato il sindaco Anna Cisintdurante l’allocuzione.“Deve rimanere un insegnamento perenne del rifiuto all’odio, alla violenza brutale e alle stragi degli innocenti: un monito perché eccidi di questo genere non abbiano a ripetersi.
Il ricordo e la memoria di questi orrori non può essere rimossa dalla nostra coscienza civile, perché ciò vorrebbe dire rimuovere il senso della dignità della persona che è il patrimonio distintivo di ogni uomo e di ogni donna” ha proseguito.
“La storia dell’olocausto è quella della dignità calpestata di un popolo laborioso e civile con un crescendo di violenza e di morti”, ricordando, tra l’altro, il sacrificio di molti monfalconesi:
“Anche Monfalcone ha pagato in questa tragedia un alto tributo umano.
Oltre cento furono i deportati della nostra città, di cui solo la metà sono ritornati.
Ad essi va il nostro ricordo e la nostra vicinanza”.
“Nella triste contabilità delle stragi del Novecento”, sono state ancora le parole del sindaco, “assieme a questa immane tragedia degli ebrei e di tutti gli altri deportati e uccisi nei campi di concentramento nazisti, altri genocidi hanno funestato la nostra storia. Il genocidio degli armeni, un milione e mezzo di persone trucidate.
Oltre due milioni morti nei gulag, due milioni di persone sterminate in Cambogia, migliaia nella pulizia etnica dei Balcani, 363 fosse comuni, in tempi recenti, vicino a noi. Per questo il ricordo è importante.
L’arma della memoria è il più valido antidoto all’imbarbarimento”.
Ricordando, in conclusione, la visita di Giovanni Paolo II a Gerusalemme: “Molti piansero, allora, e ancora oggi udiamo l'eco del loro lamento, ma il loro gemito non morirà con loro. Esso si alza potente, va dritto al cuore e dice: non dimenticateci! Ed è indirizzato a ognuno e a tutti. E’ questo l’insegnamento morale e il significato che vogliamo dare a questa giornata della memoria”.
In Piazza della Repubblica, invece, un gruppo spontaneo di quasi trecento persone, ha voluto riunirsi, invitato da movimenti politici e sodalizi dell’ala sinistra dell’emiciclo monfalconese, per ricordare assieme la triste vicenda della Shoah.
Letture, riflessioni e tante stelle gialle, appese, per l’occasione, su un palo della luce accanto al restaurando Palazzo Municipale. Il flash mob, durato più di un’ora, ha visto la partecipazione anche di numerosi consiglieri comunali.
Scritto e diretto da Vittorio Simonovich, lo spettacolo vede in scena il gruppo “Lettori in Cantiere” della Biblioteca Comunale di Monfalcone, il gruppo teatrale “Oltre quella sedia” di Trieste, i ballerini della scuola Arte Danza di Monfalcone (le coreografie sono firmate da Annalisa Scocchi) e il cantautore Cesco Ferrari (autore e interprete delle musiche dello spettacolo).
Venerdì 27 gennaio, alle ore 11.00,
presso il Teatro Comunale di Monfalcone,
avrà luogo la rappresentazione dal suggestivo
titolo Siamo foglie, al vento della storia?.
“In occasione del Giorno della Memoria sono organizzati
cerimonie, iniziative, incontri e momenti comuni di
narrazione dei fatti e di riflessione, in modo particolare
nelle scuole di ogni ordine e grado, su quanto è accaduto al popolo ebraico e ai deportati militari e politici italiani nei campi
nazisti, in modo da conservare nel futuro dell’Italia
la memoria di un tragico ed oscuro periodo della storia
nel nostro Paese e in Europa, e affinché simili eventi non possano
mai più accadere”.
Anche quest’anno, il 27 gennaio ricorre una data importante.
Ormai da molto tempo, in tutto il mondo si celebra la Giornata della Memoria.
Ma cosa vuol dire
“memoria”? Ti sei mai chiesto perché sia così importante
ricordare?
In occasione di questo giorno, ormai prossimo sul calendario, ripercorriamo insieme le tappe e le ragioni che hanno condotto all’istituzione di questa ricorrenza, in Italia nel 2000 e nel resto
del mondo nel 2005.
La storia di questo avvenimento ci riporta indietro nel tempo, al 27 gennaio del 1945, quando sul finire della seconda guerra mondiale, i cancelli di Auschwitz furono abbattuti dall’esercito sovietico.
Nel campo di concentramento si trovavano circa 9000 prigionieri
dell’esercito tedesco, che le SS non fecero in tempo a liquidare prima dell’arrivo dell’Armata Rossa.
Mentre circa 60.000 prigionieri furono costretti dalle SS a evacuare il campo di Auschwitz e a marciare verso la morte.
Oltre a tantissime vite ingiustamente spezzate, furono anche eliminate molte delle prove materiali dei crimini compiuti dalle SS, tra cui i forni crematori industriali (dove venivano bruciati i
cadaveri delle persone uccise ad Auschwitz) e altre proprietà delle vittime dello sterminio.
Purtroppo, sebbene l’arrivo dei sovietici ad Auschwitz rappresentasse la fine dello sterminio degli ebrei per mano nazista, quel teatro degli orrori era talmente desolante, che la stampa
sovietica non riuscì ad annunciare la liberazione di Auschwitz con esultanza e clamore. Quel giorno infatti, col tempo assunse un significato simbolico: la fine della persecuzione degli
ebrei.
In Italia il 27 gennaio ha assunto pieno valore, istituzionale e ufficiale, il 20 luglio del 2000, quando, con la legge numero 211, fu istituito il Giorno della Memoria. Si tratta di
una commemorazione pubblica in memoria, non solo della Shoah, ma anche delle leggi
razziali approvate sotto il regime fascista e in omaggio a tutti gli italiani, gli ebrei e, in generale, tutte le persone deportate, imprigionate e
uccise dai nazisti.
Tramite questa legge si istituisce l’organizzazione di cerimonie, manifestazioni ed eventi, al fine di commemorare le vittime della strage nazista e a indurre, soprattutto le nuove generazioni, a
riflettere su quanto è accaduto e perché.
L’obiettivo è chiaramente quello di sensibilizzare i giovani, affinché imparino dal passato a non ripetere nel futuro gli stessi errori che sono stati commessi dalle generazioni precedenti. Non a caso la stessa legge recita “simili eventi non possano mai più accadere”.
Nel resto d’Europa e del mondo, il 1° novembre 2005, la giornata del 27 gennaio fu riconosciuta come la Giornata Internazionale della Commemorazione in memoria delle vittime dell’Olocausto. Fu ad opera dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite che, riunitasi quel
giorno in occasione dei 60 anni dalla liberazione dei campi di concentramento, lo proclamò ufficialmente.
Non fu solo l’Italia ad anticipare l’ONU nel 2000, ma anche la Germania nel 1996 e il Regno Unito nel 2001.
Attraverso l’istituzione di una giornata mondiale della memoria, si è sancito il dovere, per ogni Stato Membro dell’Organizzazione, di tramandare alle future generazioni le “lezioni dell’Olocausto”, promuovendo l’educazione, la ricerca ed il ricordo e rifiutando qualsiasi tentativo di negazione dello stesso. Va da sé che in questa giornata, come in ogni momento, l’intolleranza, l’odio e l’aggressività verso persone e comunità, basate su discriminazioni religiose, etniche, politiche e di genere, sono condannate senza riserva.
Ma la Shoah non è l’unico esempio di genocidio della storia dell’umanità.Infatti, vanno ricordati anche quello degli armeni in Turchia, durante la Prima Guerra Mondiale, o quello ad opera della dittatura comunista in
Cambogia a metà anni ‘70, o le terribiliep dortazioni di contadini per mano di Stalin negli anni ‘30/‘40.
Ciò che tuttavia rende unica la Shoah, è che non fu una semplice logica bellica a guidare il
corso degli eventi, ma un vero e proprio progetto razionale, accuratamente studiato e organizzato, che si avvaleva persino della tecnologia, di impianti e strutture volte ad effettuare un vero e
proprio sterminio della razza.
Il disegno era quello di cancellare un intero popolo dall’Europa.
Perché è così importante ricordare e commemorare le vittime della Shoah?
Ciò non deve far pensare che vi siano delle vittime di serie A e delle vittime di serie B, meno importanti e meno
ricordate. Il Giorno della Memoria vuole essere un riconoscimento unico e universale, a nome di tutte quelle persone che hanno perso ingiustamente la vita per mano di altri
uomini.
Dunque la memoria storica della Shoah non riguarda soltanto il popolo ebraico, ma l’intera umanità, perché
da questi avvenimenti si possano trarre insegnamenti validi in ogni tempo e in ogni luogo. Affinché il ricordo della Shoah sia utile, la memoria non deve condurre
soltanto all’indignazione e alla denuncia morale contro i crimini nazisti.
Perché la memoria abbia un senso, è importante capire l’origine del male attorno al quale si è sviluppato l’atroce progetto di distruzione di Hitler, ossia che su questa Terra non può esistere un popolo o una razza “superiore” ad un’altra.
Ciò che chiamati a ricordare è che non si considerino le naturali differenze religiose, linguistiche e culturali,
esistenti tra le popolazioni del mondo, come un limite o un ostacolo sociale, ma rappresentino invece una ricchezza, una possibilità di crescita personale e
collettiva.
E che non bisogna erigere muri, ma costruire ponti, attraverso i quali tutti gli esseri umani della Terra possano essere
liberi di sentirsi cittadini del mondo.