DA SABATO 7 AL SABATO 21     SETTEMBRE 2019

GABBRIELE D'ANNUNZIO 

1919 - 2010 CENTENARIO DELLA IMPRESA DI FIUME 


Sabato 7 settembre alle ore 11 alla Galleria Antiche Mura, in via Rosselli, con l'inaugurazione di una mostra storico-fotografica si aprirà il ciclo di eventi organizzati dal Comune di Monfalcone per ricordare il Centenario dell'Impresa di Fiume.

Si tratta di un appuntamento importante, cui seguirà il giorno 12 settembre la cerimonia ufficiale, e l'11 settembre e il 13 settembre due recital rispettivamente alla biblioteca e nella sala dell'Unuci.

 

Si invita a partecipare all'incontro di sabato nel quale verrà anche presentato un volume curato per l'occasione dall'Amministrazione comunale.

"La Regione vuole sostenere con convinzione le iniziative volte a restituire alla figura di Gabriele D'Annunzio il prestigio che merita. Si tratta di un'azione importante soprattutto in considerazione del ruolo centrale avuto da D'Annunzio nella storia del nostro territorio e delle sue comunità.

Il centenario dell'impresa fiumana è quindi un'occasione importante per celebrare questo grande uomo di cultura, ma anche d'azione, il cui pensiero è sempre stato caratterizzato da un'assoluta modernità e da un profondo senso d'italianità".

Questo il messaggio lanciato dall'assessore a Patrimonio e Demanio del Friuli Venezia Giulia, Sebastiano Callari, durante l'inaugurazione della mostra "D'Annunzio il comandante del Carnaro. Da Ronchi di Monfalcone alla conquista di Fiume", realizzata dal Comune di Monfalcone con il contributo della Regione, durante la quale sono state distribuite le prime copie del volume "D'Annunzio.

Il comandante del Carnaro dalla Casa Rossa e Ronchi di Monfalcone alla conquista di Fiume".

Callari ha ricordato che "la Regione vuole valorizzare la figura di questo poeta, scrittore, soldato e patriota, calandola nell'ambito nel quale D'Annunzio è vissuto.

Non è infatti possibile giudicare il suo operato e le imprese che ha inspirato e guidato senza considerare il contesto storico dell'epoca".

L'assessore ha infine evidenziato che "il Friuli Venezia Giulia è stato teatro di alcuni degli scontri più cruenti della Grande Guerra, durante i quali migliaia di giovani hanno perso la vita in nome dell'italianità di queste terre mentre altri, in alcuni casi appartenenti alla stessa famiglia, si battevano sul fronte opposto.

Celebrare oggi D'Annunzio significa quindi ricordare la storia della nostra regione e le radici dalle sue comunità, che sono un patrimonio da difendere e valorizzare".


"TUTTO FU AMBITO, TUTTO FU TENTATO" FENOMENOLOGIA DI GABRIELE D'ANNUNZIO 11 SETTEMBRE 2019

Il Comune di Monfalcone ha invitato la Associazione Bersaglieri si Monfalcone il giorno mercoledì 11 settembre 2019 alle ore 18 alla sala della Biblioteca comunale al recital "Tutto fu ambito, tutto fu tentato” Fenomenologia di Gabriele d'Annunzio, con Massimo Somaglino, Marzia Postogna, Veronica Vascotto e Cristiana Santin.



Il 12 settembre verrà celebrato, presso il Monumento dedicato a d'Annunzio e ai Legionari, il Centenario dell'Impresa di Fiume che ha avuto un particolare rilievo nelle vicende storiche del nostro Paese.

 

Assieme alla Lega Nazionale, all'Unuci, all'Associazione Nazionale Granatieri di Sardegna e alla Federazione Grigioverdi, l'evento sarà ricordato con una solenne cerimonia come da programma allegato.

 

Vista l'importanza dell'evento, confidiamo in un'attiva partecipazione, anche con i labari dell'Associazione.


ANNIVERSARIO DELL’IMPRESA DI FIUME conteso, Monfalcone e Ronchi in lizza nell’inedito derby dei Legionari


Ronchi o Monfalcone dei Legionari?

Domanda capziosa fino a un certo punto perché a leggere le iniziative messe in cantiere per celebrare la marcia su Fiume dalla giunta Cisint qualche dubbio viene.

Ronchi, dei Legionari, risponde da par suo con un ricco programma.

La rappresentazione plastica di questa sorta di derby su D’Annunzio è proprio il monumento che ricorda l’“impresa”: si trova in territorio comunale di Monfalcone ma è gestito da quello di Ronchi (ieri pomeriggio gli hanno dato una bella ripulita).

Il monumento fu inaugurato il 30 ottobre 1960.

Il confine tra i due comuni corre proprio a pochi metri dalla colonna romana donata dall’allora sindaco di Roma.

Anche il cimitero ronchese si sviluppa in parte sul territorio di Monfalcone, così come quello monfalconese varca i confini ronchesi verso via Staranzano.

Misteri di una “spartizione” mai risolti.

Strano è anche il fatto che i due faretti che illuminano il monumento dannunziano presentino lo stemma comunale ronchese.

L’inaugurazione del 1960 ha radici lontane.

Il 12 settembre 1920 anche a Ronchi, non ancora dei Legionari (divenne tale con regio decreto del 2 novembre 1925), si commemorò il primo anniversario dell’impresa fiumana con una cerimonia e la deposizione di una targa sulla casa che ospitò D’Annunzio nella notte fra l’11 e il 12 settembre 1919.

Il testo dell’iscrizione fu elaborato da Francesco Giunta, capo del locale fascio, il quale dovette farsi carico di tutte le opere necessarie per la posa della targa non trovando in tutta Ronchi un artigiano disponibile ad eseguire il lavoro.

Il 15 settembre 1957 al Vittoriale si tenne il quinto raduno dei Legionari.

In questo contesto nasce l’idea di un monumento, di valenza nazionale, a ricordo perenne dell’impresa fiumana e la sede fu individuata proprio a Ronchi, ormai dei Legionari, prevedendone l’inaugurazione per il 12 settembre 1959, 40° della marcia. L’allora sindaco, Giovanni Miniussi, accettò la proposta ma senza coinvolgere l’intero consiglio, esponendosi a molte critiche, anche all’interno della sua maggioranza.

Ciò accelerò le divergenze e le incomprensioni che minavano da tempo la politica ronchese fino ad arrivare alle dimissioni del sindaco nel novembre 1957. I progetti per il monumento seguivano intanto l’iter previsto sotto la supervisione della Reggenza del Vittoriale fino ad arrivare alla richiesta al Comune dell’individuazione del sito e l’autorizzazione a iniziare i lavori.

Il consiglio comunale del 12 luglio 1960 non diede parere favorevole alla presenza del monumento sul territorio della cittadina.

Nell’agosto 1960 la vicenda del monumento si chiuse trovando sponda nell’amministrazione comunale di Monfalcone, retta dal sindaco Amelio Cuzzi, padre dell’attuale presidente dell’Anpi, Marina.

Intanto domani, a Ronchi, parte un ricco programma di eventi. Sarà la mostra “Ronchi-Fiume 1919-2019”, curata dallo storico Luca Giuseppe Manenti e organizzata dal Ccm, ad inaugurare, alle 17.30, a villa Vicentini Miniussi, la “Settimana Dannunziana”. Sempre domani, alle 18.30, in piazzetta Francesco Giuseppe, il primo degli appuntamenti che vedono la presenza di importanti protagonisti. L’incontro “Quanto ha dormito, il cembalo!”, letture dannunziane e meditazioni con Michele Mirabella, docente, saggista e giornalista nonché regista, autore e attore di teatro, radio cinema e televisione.


Diverse centinaia di persone hanno presenziato alla cerimonia per il centenario della marcia su Fiume nella zona del monumento che ricorda l'evento, al confine tra Monfalcone e Ronchi dei Legionari.

Presenti i sindaci dei due Comuni Cisint e Vecchiet. In contemporanea corteo guidato dall'Anpi in centro a Ronchi contro la cerimonia.



CENTENARIO DELL’IMPRESA DI FIUME 1919-2019

L' U.n.u.c.i. a Monfalcone - Associazione combattenti ha organizzato questa importante iniziativa a tema D'Annunziano che si svolgerà Venerdì 13 settembre 2019 alle ore 18 presso la Sala Unione Ufficiali in congedo di
via San Francesco, 44 Monfalcone: 
 

ORATORIO
PER FIUME
Schegge e frammenti dall’impresa fiumana del poeta soldato
Gariele D’Annunzio
Testo e regia: Umberto Fabi

Interprete: Maria Giulia Campioli 



statua di D’Annunzio a Trieste


Per inaugurarla il Comune di Trieste guidato dal sindaco di centrodestra Roberto Dipiazza ha scelto una data simbolica:

il 12 settembre, nel centenario dell’occupazione di Fiume, l’attuale Rijeka.

E così la statua di Gabriele D’Annunzio, che guidò la spedizione, diventa un caso diplomatico. Perché il ministero degli Esteri della Croazia ha consegnato una nota di protesta verbale all’ambasciatore italiano Adriano Chiodi Cianfarani.

Anche la presidente croata, Kolinda Grabar Kitarovic, condanna lo svelamento della statua definendolo su Twitter “inaccettabile” perché celebra “irridentismo e occupazione”.

Per Kitarovic il monumento è “scandaloso”: la cooperazione croato-italiana “oggi è basata su valori che sono completamente contrari”, scrive.

 

“Mina le relazioni amichevoli”

 

 Nelle comunicazioni al diplomatico, il governo croato ha spiegato che “sebbene si sia trattato di una decisione delle autorità locali e non nazionali”, l’inaugurazione della statua, realizzata dallo scultore e medaglista Alessandro Verdi, come “il ricordo dell’anniversario dell’occupazione di Rijeka in alcune altre città italiane, non solo mina le relazioni amichevoli e di buon vicinato tra i due Paesi, ma è anche il riconoscimento di un’ideologia e di azioni che sono in profondo contrasto con i valori europei”.

Nella nota, dunque, si fa anche riferimento ai 150mila euro stanziati dalla Regione Abruzzo per le celebrazioni del centenario della “Impresa di Fiume” decise dalla maggioranza guidata da Massimo Marsilio di Fratelli d’Italia.

Dipiazza: “Fu un grande italiano”

 

 “Come sindaco di Trieste – è stata la reazione di Dipiazza su Facebook – ho sentito il dovere di omaggiare un grande italiano, un grande poeta, un grande letterato come Gabriele d’Annunzio, che ha vie, piazze e scuole che lo ricordano in tutto il Paese.

Ricordiamo un grande italiano in una città che viene scoperta ogni giorno da tanti turisti che arrivano dall’Italia e da tutto il mondo. Continuiamo così perché siamo sulla strada giusta”Una scelta quella della giunta di centrodestra guidata che nei mesi scorsi aveva provocato molte polemiche anche in città, sfociando in una raccolta firme online.

 

 

Sindaco di Rijeka: “Glorificano occupazione violenta”


Contro la statua si è espresso anche il sindaco di Rijeka, Vojko Obersnel, che ha definito il poeta “un precursore dell’ideologia fascista” e condannato “fermamente” il monumento, la cui inaugurazione “non può essere intesa in altro modo che come una glorificazione dell’occupazione violenta di una città”.

Per Obersnel l’amministrazione di D’Annunzio, durata sedici mesi, fu “un’epoca sanguinosa e difficile per Fiume che vide la rovina della propria economia e una degenerazione generale”.

I legionari guidati dal poeta, entrati in una città libera e prosperosa, ha detto Obersnel, “imposero con la violenza il loro potere per terrorizzare la popolazione croata e non-italiana“.

 

E a Rijeka compare bandiera italiana


La stampa di Zagabria, tra l’altro, riferisce che nella notte sconosciuti anno innalzato la bandiera italiana sul Palazzo del Governatore, che durante l’occupazione della città contesa dall’Italia e dall’allora Jugoslavia venne usato da D’Annunzio come sua residenza. Sul posto è intervenuta la polizia, che ha rimosso la bandiera e ha spiegato che si trattava di quella del Regno d’Italia, non di quella attuale della Repubblica italiana.

Sul posto sono stati rinvenuti anche dei volantini ma non ne è stato precisato il contenuto.

Due giovani italiani, di 19 e 20 anni, sono stati intanto fermati questa mattina davanti allo stesso Palazzo, con delle bandiere italiane.

 



Chi fu per davvero Gabriele D'Annunzio?


Padre nobile del Fascismo, esteta, scrittore, amante della "grande bellezza": la vita (e le miserie) del Vate d'Italia.

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Una cortigiana della Belle Époque, Liane de Pougy, definì D'Annunzio "uno gnomo spaventoso con gli occhi cerchiati di rosso, senza capelli, con denti verdastri, l'alito cattivo e le maniere di un ciarlatano". Hemingway lo liquidò più sbrigativamente come un "coglione". 1

 

Di certo Gabriele D'Annunzio fu una personalità complessa, un po' dandy, un po' folle, a tratti depresso. Negli anni del fascismo fu considerato il Vate d'Italia (cioè poeta sacro, profeta) e l'incarnazione del "gagliardo spirito nazionale". Oggi il giudizio è stato ridimensionato: chi fu per davvero Gabriele D'Annunzio?

12 marzo 1863: nasce a Pescara in una famiglia benestante. A 11 anni andò a Prato a studiare in un collegio: 4 anni dopo scrisse il suo primo libro di poesie, Primo Vere, pubblicato a spese del padre. Poco prima che uscisse una seconda edizione ampliata, un editore di Firenze ricevette una cartolina anonima da Pescara che diceva che l'autore era morto per una caduta da cavallo.

 

La notizia fu ripresa da molti giornali... ma era una fake news: l'istrionico D'Annunzio aveva spedito l'annuncio per attirare l'attenzione sui suoi scritti.

 

LA GRANDE BELLEZZA. L'esperimento riuscì. Da quel momento per lui fu un crescendo di notorietà. Trasferitosi a Roma, scrisse racconti e poesie e si occupò di giornalismo. Il tutto in una cornice splendida: amava il lusso e vivere al di sopra delle sue possibilità. Come un dandy di fine Ottocento, voleva brividi e una vita al di fuori delle convenzioni borghesi: proprio come Andrea Sperelli, il protagonista del primo dei suoi sette romanzi, Il piacere (1889).

 

Gabriele D'Annunzio, il Vate, Eleonora Duse
Eleonora Duse, una delle amanti del Vate: fu una tra le più importanti attrici teatrali italiane della fine dell'Ottocento e degli inizi del Novecento, simbolo del teatro moderno.

TI CREO (E TI DISTRUGGO). La sua vita privata era sempre più chiacchierata (anche se la storia che si fece togliere due costole per autoerotismo è una bufala): il suo insaziabile desiderio sessuale lasciò sul campo un numero ingente di donne "rovinate", rinnegate dai padri, abbandonate dai mariti, persino ricoverate in manicomi. Alcune delle sue amanti erano celebrità, come Eleonora Duse, una delle attrici più famose di quegli anni.

 

Altre restarono nell'ombra, come Barbara Leoni: bella e provocante, sarà la sua musa, e lui trasfigurerà la loro storia d’amore e di passione nelle pagine del Trionfo della morte (1894).

 

A ognuna trovava un ruolo: se alla cameriera chiedeva soprattutto prestazioni di sesso orale, a Luisa Baccara chiese di sublimare la sua passione suonando al pianoforte per lui nella Stanza della Musica della sua residenza a Gardone Riviera (Brescia),  in quello che divenne il complesso monumentale chiamato Vittoriale degli Italiani.

 

"D’Annunzio era un così grande amante che poteva trasformare la donna più ordinaria e darle per un momento l’apparenza di un essere celeste", disse di lui la ballerina Isadora Duncan.

 

Per sedurle sfoderava una voce vellutata. "Quando il signor d'Annunzio parla, sembra sempre che stia raccontando un segreto, anche se sta solo dicendo buongiorno", confessò la figlia del compositore Pietro Mascagni quando lo incontrò a Parigi, dove D'Annunzio era fuggito nel 1910 per sottrarsi ai suoi creditori.

 

ARDITO E GAGLIARDO. D'Annunzio visse in Francia alcuni anni. Tornò in Italia nel maggio del 1915, invitato a parlare alla presentazione di un monumento a Garibaldi, a Quarto, vicino a Genova.

 

La Prima guerra mondiale era scoppiata da un anno e lui rivolse la sua voce magnetica alle folle che si erano riunite per salutarlo: 100.000 persone secondo un articolo del tempo del Corriere della Sera. Chiedeva all'Italia di entrare in guerra e portare a termine l'unificazione del paese annettendo grandi aree dell'impero austro-ungarico. Il suo discorso interventista accese gli animi.

 

Il 23 maggio l'Italia dichiarò guerra all'Austria-Ungheria. Nonostante  avesse già 52 anni, il Vate ottenne di potersi arruolare come Ufficiale nei Lancieri di Novara, un reggimento che in quel periodo accoglieva i primi piloti.

 

Ottenne il brevetto di aviatore e partecipò ad azioni dimostrative, non tutte di successo. Nel gennaio del 1916, durante un atterraggio di emergenza, sbatté violentemente la tempia contro il calcio della mitragliatrice di bordo. La ferita, non curata, gli fece perdere l’occhio destro. Durante la convalescenza scrisse il Notturno, un'opera in prosa lirica in cui il poeta riunì riflessioni e ricordi, ripubblicata in forma definitiva nel 1921.

 

Gabriele D'Annunzio, il Vate, il volo su Vienna
D'Annunzio durante il volo su Vienna (1918). Furono lanciati 50.000 volantini con il testo, solo in italiano, di D’Annunzio. Altri 350.000, invece, riportavano uno scritto del giornalista Ugo Ojetti, più didascalico, tradotto anche in tedesco.

LA VITA COME OPERA D'ARTE. La convalescenza non smorzò l'entusiasmo bellico: il 9 agosto del 1918 volò su Vienna per un'azione dimostrativa, incruenta e mediaticamente molto potente.

 

Per indurre i viennesi a insorgere gettò dal suo aereo più di 400.000 volantini sulla città. I Futuristi applaudirono all'impresa: "Noi canteremo le grandi folle agitate dal lavoro, dal piacere o dalla sommossa", avevano scritto nel loro Manifesto pochi anni prima. "Noi canteremo il volo scivolante degli aeroplani, la cui elica garrisce al vento come una bandiera...". D'Annunzio, come loro chiedevano, aveva trasformato un atto politico in un'opera d'arte.

 


IMPRESA FIUME. Tre mesi dopo l'italia firmò l'armistizio. Ma D'Annunzio preferiva il conflitto: "Sento odore di puzza di pace" scrisse infatti. Così portò avanti una sua personalissima battaglia. Nel settembre del 1919 si butto nell'Impresa di Fiume: guidò un esercito di irregolari e ammutinati nella città di Fiume (ora Rijeka, in Croazia), contesa da Italia e Regno di Jugoslavia, e si costituì dittatore. Per 15 mesi regnò come Duce, finché la marina italiana non intervenne a cannonate per mettere fine all'impresa, su ordine dell'allora governo Giolitti.

 

Gabriele D'Annunzio, il Vate, l'impresa di Fiume
D'Annunzio (al centro con il bastone) con alcuni legionari a Fiume, nel 1919.

 

Intanto in Italia erano nati i Fasci di combattimento e si preparava la strada alla Marcia su Roma. Un anno prima che Mussolini andasse al potere, D'Annunzio, deluso dal fallimento di Fiume si trasferì nella casa sopra il Lago di Garda, il Vittoriale, dove vivrà in semi-reclusione fino alla morte, il 1° marzo 1938, tra cocaina, belle donne e umore sempre più nero. Il suo pensionamento fu in gran parte finanziato dal governo fascista, che era desideroso di tenerlo alla larga.

 

Il suo rapporto con Mussolini infatti fu sempre ambiguo: il Duce da un lato voleva promuoverlo a Padre nobile del fascismo, dall'altro sapeva che il Vate era uno spirito critico, lucido e indipendente. Così lo ricoprì di onori - lo finanziò con un assegno statale regolare che gli permise di far fronte ai numerosi debiti - ma lo rese politicamente ininfluente.

 

Nel 1938 D'Annunzio si oppose all'avvicinamento dell'Italia fascista al regime nazista di Adolf Hitler, che definiva "pagliaccio feroce", "ridicolo Nibelungo truccato alla Charlot" o "Attila imbianchino". Ma ormai, anche grazie a lui, il Fascismo era salito al potere, e nessuno aveva più il diritto di dissentire. Il Vate morì quello stesso anno, ufficialmente per un'emoraggia cerebrale.

 

1 Così racconta Lucy Hughes-Hallett nella sua biografia The Pike: Gabriele D'Annunzio, Poet, Seducer and Preacher of War.