ITINERARIO “SAN MARTINO DEL CARSO

E LE CIME DEL MONTE SAN MICHELE

 

Il testo che segue è il primo degli Itinerari Ungarettiani, scritti da Lucio Fabi per il catalogo della mostra, a cura di Marco Goldin, Ungaretti poeta e soldato.

 

 

Il Carso e l'anima del Mondo, Poesia Pittura Storia.

Il Sentiero Ungaretti

Dal centro del paese di San Martino una strada conduce al monte San Michele, non prima di svelare l’insegna dell’ospitale trattoria “Al Poeta”, nel cui giardino si erge un gelso secolare in cui è incisa la ferita di una granata.

La strada, in salita, corre lungo la linea che separava le trincee italiane da quelle austroungariche, contese anche a suon di gallerie e mine sotterranee.

La zona all'epoca era chiamata dai soldati il Costone dell’Albero Isolato. Il luogo prendeva il nome dallo scheletro di un gelso che emergeva da quel mare di pietre.

Quel troncone, trasportato come dolente trofeo in Ungheria dai soldati che lo difendevano e oggi ospitato nel museo della città di Szeged, nel 2013 è tornato a San Martino, grazie all'esposizione italo-ungherese dedicata a Il Poeta e l’Albero Isolato, come segno di pace e monito alle guerre e alle sofferenze che comportano.

L’Albero Isolato dà anche il nome al valloncello che dalla piana sottostante sale fin quasi in cima al monte, reso celebre da alcune poesie siglate da Ungaretti in quel luogo, tra cui quella dedicata al paese distrutto di San Martino.

Il percorso segnalato denominato Il Sentiero Ungaretti: sulle tracce letterarie del Porto sepolto, promosso dal Comune di Sagrado, porta a conoscere, attraverso un facile sentiero da percorrere a piedi con attrezzatura da trekking, alcuni nascosti luoghi ungarettiani accompagnati, lungo il tragitto, da poesie su pannelli ferrosi.

Parte dall’Isonzo, sulla passerella che collega Gradisca a Poggio Terza Armata/Sdraussina, con la poesia I fiumi, per proseguire in salita tra le case del paese.

 Seguendo le indicazioni, si sale per la vecchia strada che portava a San Mar­tino, oggi poco più di un sentiero, contrappuntato nel percorso da struggenti liriche ungarettiane, fino a imboccare, in salita, adeguatamente segnalato, il valloncello denominato dell’Albero Isolato.

 

È possibile arrivare in questo punto centrale del percorso anche dalla piazza di San Martino, prendendo in discesa il largo sentiero ben segnalato a sinistra poco dopo la trattoria “Al Poeta” e le ultime case del paese.

Il sentiero del valloncello corre all’interno di uno stretto e profondo trincerone roccioso che portava alle prime linee, percorso all’epoca da decine di migliaia di soldati.

Bisogna procedere con cautela, schivando qualche albero abbattuto.

Meglio non addentrarvisi in giornate umide e piovose, per le sorprese che la rossa, scivolosa fanghiglia carsica può riservare.

Sul lato destro, si aprono in salita diversi ricoveri in caverna, che davano riparo ai soldati in sosta, prima dell’eventuale attacco.

Risaliamo con qualche attenzione per il terreno ripido fino a raggiungere la strada asfaltata che porta alle cime del San Michele.

Poco prima, nel breve spiazzo alla sommità del valloncello, segnalato da due struggenti poesie (Pellegrinaggio e Monotonia), il sentiero indicato dal percorso con apposito segnale prosegue a sinistra nella boscaglia, ma si interrompe prima di congiungersi con il sentiero del Club alpino italiano n. 76 (con i segni bianco-rossi) che porta in cima al monte. Purtroppo, questo tratto presenta alcune criticità, non ancora risolte dal Comune di Sagrado, e non è facilmente percorribile. È quindi preferibile, anche se meno suggestivo, proseguire per la vicina strada asfaltata.

Dopo poche centinaia di metri, in vista del piazzale del San Michele, si trova a destra della strada il sentiero che porta alla Cima Quattro, la cima da cui il 10 agosto 1916 Ungaretti vide il mare del golfo di Trieste e Monfalcone, contrassegnata dal grande cippo in onore della Brigata Brescia e da vari ruderi di trincee e ricoveri.

Dalla sommità del monte San Michele, Il Sentiero Ungaretti porta in circa mezz’ora a San Martino del Carso.

Alle porte del paese un breve sentiero fa scoprire il monumento in pietra eretto dagli ungheresi in ricordo dei caduti del IV reggimento Honved.

 

Nei pressi, nel luogo in cui sorgeva l’Albero Isolato, alcuni anni fa amici ungheresi e italiani hanno piantato a sua memoria un gelso.

Il monte San Michele, le cannoniere e il museo multimediale

Visitatori e scolaresche possono facilmente raggiungere con i mezzi il piazzale antistante il museo e le cannoniere del San Michele.

 L’area è stata riqualificata da un intervento piuttosto significativo iniziato nel 2014 con il percorso delle cime e le terrazze panoramiche che facilitano la vista del paesaggio.

 Si possono visitare in sicurezza le cannoniere scavate dall’esercito italiano dopo la conquista del monte, nonché i ruderi dei precedenti ricoveri austroungarici.

L’interessante museo multimediale racconta il territorio nella Grande guerra, anche con ricostruzioni tridimensionali di un certo effetto.

Un facile sentiero porta alle quattro cime del monte.

L’area del San Michele è un grande, unico museo all’aperto, con monumenti, cannoni, gallerie, trincee e camminamenti che si intersecano con andamento apparentemente caotico, in realtà precisamente dettato dalle contingenze belliche, nonché dalla complessa opera di monumentalizzazione degli anni successivi, che tra-sformarono il San Michele, tutto il Carso e i dintorni di Gorizia in un unico, grande memoriale, caratterizzato dagli imponenti sacrari di Redipuglia e Oslavia, dall’evidente cippo dedicato a Filippo Corridoni, socialista anarchico, sindacalista, interventista morto alla trincea delle Frasche nell’ottobre del 1915, dal cippo in onore ai caduti della Brigata Sassari e innumerevoli altri monumenti, cippi, lapidi e iscrizioni fatte nelle trincee dagli stessi soldati.

Non tutti sanno che proprio sul monte San Michele era stato progettato un grande sacrario ideato dall’architetto, scultore e decorato reduce di guerra Giuseppe Baroni, ma Mussolini decise diversamente.

Meglio così, il monte oggi si presenta come un’oasi naturalistica di gran pregio, che in quel caso sarebbe andata irrimediabilmente perduta.

Sul San Michele l’ultima trincea austroungarica, quella abbandonata nella notte tra il 9 e il 10 agosto 1916 dai reparti ungheresi che la difendevano, correva esattamente sulla cresta del monte, collegando le quattro cime al villaggio di San Martino e poi dalla Sella di nuovo su, per rocce e trincee, fino al Groviglio (quota 197), posizione oggi contrassegnata da un alto cipresso e dal cippo di pietra eretto in onore del tenente Cova, medaglia d’oro al valore, morto nei pressi.

A ridosso della linea, numerose caverne e gallerie, utilizzate all’inizio dai reparti austroungarici – rimangono a testimonianza la caverna Lukacˇicˇ e l’ingresso dello Schönburgtunnel, due importanti sedi di comando – successivamente approfondite e ampliate dall’esercito italiano, che le utilizzò come comandi e depositi di cannoni, materiali e truppe Su Cima Tre, la più alta del San Michele, spicca la commovente lapide eretta dai soldati italiani dopo la conquista del monte: «Su queste cime / italiani e ungheresi / combattendo da prodi / si affratellarono nella morte».

Poco distante Cima Quattro, caratterizzata dai resti dell’osservatorio austroungarico e dal monumento dedicato alla Brigata Ferrara. Qui altre due poesie del Sentiero Ungaretti, Lindoro di deserto e Veglia.

Nonostante la vegetazione, dalla cima si spazia non solo sul circostante altipiano, ma anche più lontano, da una parte il monte Nero e la valle dell’Isonzo, dall’altra Monfalcone, Trieste, Grado e nelle giornate limpide ancor più in là.

La mattina del 10 agosto 1916, dopo che la cima fu raggiunta dai reparti italiani senza perdite, perché gli ungheresi l’avevano abbandonata nella notte precedente, fu un momento di indicibile allegria per tutti i soldati e Ungaretti, che si fece rapire dalla vista del cielo e del mare, trovò il primo spunto per creare una delle più note poesie del Novecento italiano.