DOMENICA 19 LUGLIO 2020

 

S. MESSA ALLE ORE 11,00

PRESSO LA CAPPELLA SANTA MARGHERITA, SOTTO IL CASTELLO DEI CONTI

PIETRO ENRICO E MARISANTA

DI PRAMPERO

 


MAGNANO IN RIVIERA (Ud), Castello di Prampero e chiesetta di Santa ...


Carissimi Delegati, Soci ed amici simpatizzanti, volevo comunicarvi che Domenica 19 luglio a Magnano in Riviera (UD), sarà celebrata una S. Messa alle ore 11,00 presso la Cappella Santa Margherita, sotto il Castello dei Conti Pietro Enrico e Marisanta di Prampero, allegata Agenzia di Tricolore specifica che illustra la storia e le tradizioni, chi vuole partecipare ci farà compagnia in questo evento importante per la nostra Delegazione del Friuli Venezia Giulia.

In occasione della tradizionale festa  della Patrona, domenica 19 luglio alle ore 11 don Enzo Cudiz ha celebrato laS. Messa parrocchiale nella Cappella di Santa Margherita sottostante il castello di Prampero e restaurata dopo glieventi sismici del 1976 a cura della Soprintendenza ai Beni Archeologici,Ambientali, Architettonici, Artistici e Storici del Friuli-Venezia Giulia e nel 1993 riaperta al culto dall’Arcivescovodi Udine, S.E.R. Pietro Brollo.

La significativa cerimonia ha richiamato non solo gli abituali partecipanti alla S. Messa del paese, ma anche molti parenti, amici e conoscenti di Pietro Enrico di Prampero, l’attuale proprietario del complesso castellano, giunti costoro dall’intero Friuli, dalla Carnia, da Trieste, dal Veneto e dalla Lombardia, per fede o attratti dalla storicità del luogo.

 

Oggi, la Cappella ecclesialmente appartiene alla Forania di Tarcento, è vincolata dalla Stato, raccoglie i fedeli per la recita del Rosario una sera di maggio e per la celebrazione della S. Messa parrocchiale diMagnano in Riviera, in una delle domeniche di luglio.

Al termine dell’Ufficio Sacro, il Conte Pietro Enrico ha ringraziato gli intervenuti.

Graditi ospiti sono statila Dott. Roberta Moro, Sindaco di Magnano in Riviera, comune insignito di Medaglia d’Oro al Merito Civile, il Presidente del Consorzio dei Castelli del FVG Arch. Roberto Raccanello, il suo predecessore Conte Dr. Sergio Gelmi di Caporiacco, insieme a molta nobiltà friulana ed a membri del Consorzio dei Castelli, e l’Associazione Internazionale Regina Elena Odv, che donò alla Cappella i due candelabri e la croce a colonna, rappresentata dal Vice Presidente Nazionale Comm. Gaetano Casella e dal Cav. Clara Tagliavini,Segretaria Amministrativa Nazionale, con Massimo Manzin.

E’ seguita la visita del castello, dove sono stati offerti dai Conti di Prampero un aperitivo ed una

colazione basati su ricette medioevali nella cosiddetta cucina d'estate.


LA CAPPELLA DI SANTA MARGHERITA DI PRAMPERO

 

FESTEGGIA LA SANTA PATRONA

 

con il patrocinio di

 

Associazione Dimore Storiche Italiane - Sezione Friuli Venezia Giulia

Consorzio per la Salvaguardia dei Castelli Storici del Friuli Venezia Giulia

 

Domenica 19 luglio in occasione della tradizionale festa della Santa Patrona, la Vergine e Martire di

Antiochia di Bitinia, con i dovuti accorgimenti per la pandemia in atto, la S. Messa domenicale della

parrocchia di Magnano in Riviera sarà celebrata da don Enzo Cudiz alle ore 11 nella cappella di Santa

 

Margherita di Prampero, riedificata a cura della Soprintendenza ai Beni Archeologici, Ambientali, Archi-

tettonici, Artistici e Storici del Friuli Venezia Giulia dopo il rovinoso terremoto del 1976, e resa al culto

 

il 25 luglio 1993 con solenne benedizione e S. Messa presieduta dall’allora Vescovo ausiliare dell’Arci-

diocesi di Udine, S.E.R. Monsignor Pietro Brollo.

 

Vincolata dallo Stato, la cappella è di proprietà del Conte Pietro Enrico di Prampero ed ecclesialmente

appartiene alla Forania di Tarcento. E’ sita in Comune di Magnano in Riviera (UD), sul pendio nord del

colle ove nel 1025, proveniente da Augusta in Baviera, il feudatario del Patriarca della Chiesa di Aquileia

Poppone ebbe licenza di costruire il castello, noto come il castello di Prampero.


Castello di Prampero (Magnano in Riviera)

 

La fondazione del castello

 

L’anno di fondazione del castello – il castrum - è il 1025, quando il patriarca di Aquileia Poppone concesse in feudo un colle e diede licenza al feudatario proveniente dalla città di Augusta in Baviera di costruirvi un castello.

L’avvenimento è ripetutamente tramandato nei documenti di archivio e in una lapide antica ancora conservata.

 

La famiglia

 

Famiglia castellana del Friuli, ministeriale del patriarca di Aquileia fin dal patriarcato ghibellino.

Ebbe di diritto voce nel General Parlamento del Friuli, dalle origini all’abrogazione (1805).

Diede nei secoli numerosi ed insigni uomini d’arme, di studio, di governo. Nobili (mf), Conti (m), Signori di Prampero e Ravistagno e ville annesse (m).

Scudo partito argento e nero, motto Honor et virtus.

 

Il ruolo nella storia

 

Nel 1025 la cinta turrita fondata sul colle dell’Alto Friuli è un feudo concesso dal Patriarca di Aquileia Poppone ad un suo fido per lo sviluppo strategico ed economico dei possessi a lui affidati nell’ambito del rafforzamento del Sacro Romano Impero in Italia.

Dalle torri si controllavano le strade sottostanti riscuotendo i pedaggi necessari alla manutenzione delle vie di comunicazione, e si sorvegliavano i lavori agricoli; la corte interna serviva per custodire utensili e prodotti.

Dopo che Corrado II concesse l’ereditarietà dei feudi minori (1037), il castello di Prampero e il colle appartennero all’omonimo ceppo famigliare articolato in più rami, una metà come bene patrimoniale, l'altra sotto il regime feudale.

La costruzione stessa del castello, ampliandosi, divenne residenza dei consortes e insieme quartier generale del giusdicente, cioè del maschio primogenito investito dal patriarca (e in seguito dal governo veneziano) del rinnovo del feudo.

Tale assetto rimase fino alla soppressione dell’istituto giuridico del feudo da parte dello Stato italiano, applicata in Friuli nel 1867.

Fu allora che il castello e il colle furono acquistati dai fratelli Antonino e Ottaviano di Prampero, divenendo pertanto un bene privato della storica famiglia, con ininterrotta genealogia dalle origini.

 

Il primo ampliamento

 

Un documento d’archivio fa risalire la fondazione del castrum all’anno 1121.

 È corretto invece interpretare questo documento quale atto che data il primo ampliamento del castrum popponiano.

Nel 1121 venne duplicata la Torre Nord secondo le prescrizioni vitruviane; l’ampliamento è identificabile per il cambio dell’unità di misura usata nella nuova costruzione. 

 

Il Portale dei Leoni

 

Il portale dei leoni e la facciata Sud su cui si apre rivelano il mantenimento dei canoni di Vitruvio per i templi dorici: il sistema numerico e geometrico che regola gli elementi architettonici, nonché l’unità di misura prescelta configurano una facciata che si riallaccia a quella di Castel del Monte dal portale coi leoni acroteri.

Il castello di Prampero documenta pertanto un ampliamento del castrum di epoca ghibellina, che esplica – oltre a una condivisione politica – anche una forte connessione del Friuli con le più alte sfere culturali dell’epoca federiciana.

 

I palatia

 

Attestati nel 1274 come duas domos supra montem de Prampergo, ma iniziati in data ancora ignota, sono i due palatia: quello che congiunse la torre Gemona con la torre Nord e via via nei secoli innalzandosi la conglobò, e quello accanto alla Torre Tarcento, riscontrabile solo dai muri fondanti e dal materiale grafico.

 

I terremoti

 

Il castello non porta segni di distruzione umana. Due invece furono i terremoti che distrussero quasi totalmente i fabbricati del comprensorio di Prampero (1511 e 1976), ma nel tempo in questa zona si registrarono altri violenti e ripetuti disastri sismici (1116, 1222, 1279, 1301, 1348, 1403).

Le cronache non menzionano specificamente il castello tra i beni allora danneggiati, ma è la costruzione stessa che porta segni di rifacimenti riconducibili ai terremoti ivi descritti.

 

La ricostruzione del XVI Secolo

 

Dopo il terremoto del 1511, l’archivio famigliare di Prampero attesta che le opere di restauro impegnarono i consortes di Prampero durante tutto il XVI secolo, con il determinante apporto finanziario di Gio Gioseffo (1518-1595), di Fulvio (1554-1602) e di Gio Francesco (1530-1615).

Se si escludono la torre Tarcento - che non fu rielevata - e la loggetta a Ovest - prima non esistente - il castello apparentemente venne ricostruito senza particolari ammodernamenti, nell’osservanza dei principi costruttivi precedenti, rispettati anche nell’edificazione nella corte del nuovo corpo con la scala esterna (1595). Il maniero prese allora l’aspetto che mantenne fino al crollo del 1976.

 

La ricostruzione in corso

 

Dopo il terremoto del 1976, su progetto dello studio Raccanello – von Stietencron Architetti Associati di Borgo Stremiz di Faedis (UD), i calcoli strutturali dell’ing. Livio Fantoni, con l’impresa Restauri & Costruzioni s.n.c. di Tavagnacco (UD), con un contributo della Regione Friuli Venezia Giulia, nel 2000 venne aperto il cantiere per il restauro e il risanamento conservativo del castello di Prampero, ridotto a rudere dalle ripetute scosse del maggio e settembre.

I lavori presero avvio col consolidamento e il recupero della torre Nord, estendendosi poi al palatium tra questa e la torre Gemona, ove sono tuttora in corso. Gli interventi sono stati impostati nell’assoluto rispetto del manufatto storico, privilegiando il suo stato originario sia nella messa in sicurezza delle parti superstiti, sia nella riedificazione delle parti crollate, sempre seguendo i criteri antisismici in vigore.

Ove reperiti, sono stati valorizzati elementi architettonici rimasti nascosti, quali ad es. le bifore, alcune finestre, i riquadri lapidei, nonché la torre Nord, i cui conci della parete interna addossata al palatium rimangono a vista per tutta la sua altezza.

Per la ricostruzione del monumento vengono utilizzate le pietre reperite tra il materiale di crollo rimasto in sito, integrate con altre simile alle originali. I frammenti di muro non riutilizzabili, macinati e mescolati con calce spenta e con sabbia, servono a creare le malte.

Le parti mancanti delle opere in pietra vengono integrate con pietra locale lavorata alla bocciarda.

 

Il ruolo attuale

 

Il castello, la cappella di Santa Margherita e parte del colle è di proprietà di Pietro Enrico di Prampero. Sulla proprietà grava il vincolo della L. 1° giugno 1939 n. 1089, anche in rapporto dell’art. 21 di detta legge.

Il castello, per essere stato il cuore dei possessi dei Prampero, che per quasi mille anni hanno fornito uomini di rilievo in campo ecclesiale, militare, politico e culturale, rappresenta una delle più importanti testimonianze della storia friulana. Sotto il profilo architettonico, ambientale, paesaggistico e monumentale è un bene eccellente per la sua eleganza al contempo raffinata e potente.

La ricostruzione filologica in atto, percepibile anche agli ignari in materia, è di estremo interesse per gli esperti. La cappella di Santa Margherita è oggetto della sincera devozione popolare degli abitanti della zona che per tradizione si riuniscono per le Rogazioni in maggio, in onore della Santa Patrona la quarta domenica di luglio e, dal 2007 al 2013, per il Pignarul (fuoco epifanico) – organizzato dai Pignarulars di Prampar - il 6 gennaio.

Di particolare interesse è che tra il 1961 e il 1976 il castello fu affittato da Afro Basaldella, che ne fece 

la sua residenza friulana e il suo studio.

 

Progetti in atto

 

Il castello è ancora in fase di restauro.

Il castello nelle parti ricostruite mantiene la sua caratteristica storica di assolvere nei limiti consentiti dalla legge a due funzioni: residenziale per la famiglia e di servizio al pubblico con iniziative nazionali ed internazionali mirate allo sviluppo strategico ed economico del territorio.

Questo grazie anche all continuativa attività del ‘Centro di Studi Storici Giacomo di Prampero’, fondato a Udine da Pietro Enrico e Marisanta di Prampero e da un esiguo numero di studiosi dell'Università di Udine, nato come strumento idoneo a mantenere viva la memoria del castello distrutto dalle scosse sismiche del 1976 dopo che tanto ruolo ebbe per secoli nella storia del Friuli, e a promuoverne il restauro.